Vorremmo evitare di sentirci ripetere che il nostro bambino “è fatto così”, che “dobbiamo tenercelo” e soprattutto che “crescendo passerà”!

È difficile raccontare il vissuto di una famiglia con un bambino ADHD e se la famiglia ha “al suo attivo” altri 7 bambini. È un vissuto fatto di lotte che non finiscono mai, di differenze continuamente rimarcate, di dispetti che aumentano l’esclusione (almeno all’interno del nucleo famigliare), mentre fuori sembrano ritrovare un’inaspettata solidarietà fraterna.

Ogni giorno è una fatica nuova, la fatica di una famiglia che scegliendo di essere così numerosa ha deciso di “essere diversa” o almeno sentirsi tale in un paese che non riconosce alle famiglie i sacrifici e le lotte per crescere i figli e le rinunce inevitabili a tante cose come le vacanze o certi sport molto amati ma troppo costosi, a momenti di intimità spesso solo sognati, a cose che la maggior parte delle persone danno per scontate e che per noi restano solo un sogno… E poi Lorenzo, così generoso e così affettuoso ed estremamente sensibile, con quella sua incapacità a stare fermo che gli ha regalato però una manualità sorprendente e una muscolatura da vero atleta anche se spesso non riesce ad essere agile come vorrebbe perché mette troppa foga e non riesce più a coordinarsi in modo appropriato…

Lorenzo e la scuola che non lo vuole da sempre. Alla materna sempre in castigo come un vero Lucignolo sempre additato come il peggiore di tutti e le frasi non dette o sussurrate che colpivano come manganellate al cuore: “…logico con tutti quei fratelli!”. Eppure, quei fratelli sembravano capire che il tempo dedicato a Lorenzo doveva inevitabilmente essere maggiore del tempo che potevamo dedicare a loro…

Poi ha inizio il vero incubo, la scuola elementare, e Lorenzo termina la prima classe senza saper né leggere né scrivere, anche se gli viene concesso di potersi muovere senza dover restare seduto continuamente nel banco. Lui, però, avverte che è diverso dagli altri e che non è in grado di riuscire dove loro invece riescono e questo, dalla seconda classe diventa motivo di dispetto e aggressività nei confronti di quelli che vede come troppo diversi da lui e quindi inevitabilmente “nemici”…

Inizia così l’inesauribile lista dei richiami a noi e poi le richieste di allontanamento da parte degli altri genitori e noi lì a sentirci impotenti e arrabbiati nel difendere quel figlio che assorbiva quasi la totalità del nostro tempo e delle nostre attenzioni, mentre gli occhi degli altri eravamo colpevoli di chissà quale crimine perché la nostra scelta fondamentale era aver accettato la vita sempre e inevitabilmente con tutto l’amore possibile, per tutti nella stessa misura e con le differenze sostanziali di attenzione e comportamento che ogni figlio richiede.

E poi la grande sofferenza di non riuscire a gestire quel figlio così diverso da tutti gli altri, che troppo spesso ti costringe ad azioni che ti riempiono di sofferenza e dolore e a pensieri che cerchi di allontanare e soluzioni da trovare, ma davanti vedi solo il vuoto, un vuoto che non sai come riempire… Sai però che devi trovare una soluzione perché hai delle responsabilità verso gli altri figli che come te soffrono e sperano…

Ma loro crescono e le difficoltà aumentano e i litigi diventano sempre più violenti tanto che spesso fai fatica a dividerli perché quando la rabbia esplode non è certo facile contenerla. Per Lorenzo si avvicina improrogabilmente il passaggio alla scuola media e sai che sarà difficile perché se adesso è completamente “fuori” semplicemente perché una delle maestre è in maternità e la supplente con i suoi 27 anni ha il metodo di una novantenne e lo chiama “somaro”, alle medie i professori saranno tanti e sicuramente non avranno tempo per “stare dietro a lui”…

Per sua fortuna dalla terza elementare ha avuto una delle due maestre che lo ha accettato, amato ed ha saputo aiutarlo facendogli fare progressi sorprendenti seppur sempre molto limitati per quanto riguarda l’apprendimento, però è riuscita a renderlo parte della classe e a farlo accettare dagli altri compagni. È riuscita ad utilizzare per alcune ore un’insegnante di sostegno prevista per un altro bambino con handicap accertato, mentre invece Lorenzo è “solo uno scalmanato”, oltre alle ore interamente regalate da lei e dalla sua collega per aiutare Lorenzo a recuperare…

E poi c’è un fratello che sembra avere problemi di dislessia e discalculia ma la scuola pubblica dice che sono tutte stupidaggini e che “non ha voglia di studiare”: peccato che in seconda media conta ancora sulle dita e a 5 anni faticava a riconoscere i vari colori eppure non è daltonico!

Ogni nuovo giorno porta con sé nuove fatiche e nuove lotte e chi vive fuori non vede o non vuol vedere, non capisce o non vuol capire, e che – come dice un’amica – bisogna essere ammalati di ottimismo per costruire una famiglia come la nostra e siamo convinti che solo guardando al futuro con speranza e amore si potranno ottenere buoni risultati.

Noi oggi speriamo davvero di non essere costretti ad abbandonare questo nostro Bel Paese che sembra dimenticarsi dei suoi figli costringendo le famiglie nella solitudine e nella povertà delle informazioni e delle cure, ma soprattutto dimenticandosi di attuare politiche adeguate al fine di dare pari opportunità a tutte le famiglie.

La nostra speranza è che bambini come i nostri che hanno la necessità di cure a costi elevati possano trovare risposta attraverso i canali della sanità pubblica e che i medici di base si sensibilizzino al problema indirizzandoli verso le giuste competenze che, naturalmente, esistano, ma soprattutto vorremmo evitare di sentirci ripetere che il nostro bambino “è fatto così”, che “dobbiamo tenercelo” e soprattutto che “crescendo passerà”!