Quando mamma o papà hanno l’ADHD

tratto da Attidude.com

Traduzione di Astrid Gollner


La gente ha sempre detto che Joshua è la versione in miniatura di suo padre. Entrambi hanno capelli scuri e occhi blu. Entrambi hanno sviluppato simili caratteristiche facciali. Entrambi hanno l’ADHD.

«Abbiamo prova che circa il 50% delle persone con ADHD sembra averla ereditata» dice il medico consultivo di ADDitude Larry Silver. I medici dell’Istituto Nazionale della Salute Mentale sostengono che almeno un terzo dei padri che avevano ADHD nella loro gioventù hanno figli con questo disturbo.

Molti genitori diventano consci del proprio ADHD solo dopo che a uno dei loro figli è stato diagnosticato l’ADHD. Pensate per un momento alle implicazioni che questo può avere: un bambino impulsivo, fortemente costretto e iperattivo, cresciuto da un genitore impulsivo, non strutturato, iperattivo a cui probabilmente non è stato diagnosticato l’ADHD o che non ha avuto dei trattamenti adeguati. Edward Jacobs, Ph. D. paragona questo all’essere in mezzo ad una sala piena di specchi.

«Ovunque guardate vedete il vostro riflesso e non potete scappare da esso» scrive Jacobs nel suo libro “Fathering the ADHD child” (Essere padre di un bambino ADHD) (Aronson, 1998). «Interagire con vostro figlio quando egli è impulsivo e iperattivo suscita la vostra impazienza e irritabilità e rispondete in modo impulsivo. Affrontare il basso controllo di vostro figlio delle sue emozioni suscita la vostra rabbia, per cui voi reagite impulsivamente. La ragione può uscire dalla finestra quando entrambi vi comportate allo stesso modo».

Jacobs dice ai padri con ADHD che possono aiutare i loro figli con ADHD solo dopo che hanno definito il loro disturbo. Oppure, con le parole delle linee aeree (in caso di decompressione della cabina…) «mettete la maschera sul vostro viso prima di metterla su quella di vostro figlio».

Ma non è solo Papà
L’ADHD si manifesta anche nelle donne. Anche se nelle donne è meno presente che negli uomini, ci sono molte mamme con ADHD che si fanno in quattro per crescere il proprio figlio con ADHD. Questo crea uno stress maggiore per la mamma (che si aggiunge allo stress che le mamme devono comunque già affrontare), perché queste mamme con ADHD si paragonano generalmente con modelli irreali di donne e soprattutto di mamme particolari. «Le mamme sentono di essere in un modo ma credono che “dovrebbero” essere in un altro modo», scrive Christine A. Adamec, nel suo libro Mamme con ADHD (Taylor, 2000). «Così si arrabbiano con loro stesse e si chiudono in un vicolo cieco di autoaccuse. Possono persino diventare depresse e introverse».

Cosa potete fare?
Questa non deve essere considerato una lista generalizzata. Usate questi suggerimenti per trovare un inizio. I libri sopra menzionati sono un’ottima fonte per una migliore informazione.

Il primo passo per genitori che pensano di essere affetti da ADHD è quello di ricevere una precisa diagnosi. Ci sono comunque altre cause, inclusa la depressione e altri problemi di salute, che possono assomigliare all’ADHD. Un adeguato trattamento richiede una corretta diagnosi, pertanto il primo passo importante è quello di capire con cosa si ha a che fare. Dopo la diagnosi si può iniziare ad occuparsi del proprio ADHD o di qualunque altra causa che provoca i vostri problemi.

Essere genitori di un bambino con ADHD richiede anni di sforzi enormi, cosa che è estremamente difficile per chi è affetto lui stesso da ADHD. Cercate delle terapie famigliari o terapie di gruppo o altre risorse che possano aiutarvi a migliorare la vostra disciplina e tutte le altre responsabilità necessarie per crescere un bambino.

Ricordatevi che non tutti i momenti passati con vostro figlio devono per forza essere una lezione di vita. Costruite una relazione positiva passando del tempo insieme a vostro figlio ADHD, senza sentirvi sotto pressione per la qualità di questo tempo speso con vostro figlio. Trovate qualche cosa che potete condividere con lui, qualcosa che possa sempre essere un motivo per una conversazione positiva. Per Josh e suo padre questo “qualcosa” è il baseball, uno sport per il quale il papà di Josh non aveva nessun interesse fino a quando suo figlio non iniziava a giocare a baseball. Ma lui voleva avere qualcosa in comune con suo figlio e così decise di praticare questo sport per avere almeno un interesse in comune. Il baseball da a loro due un motivo per parlare e un interesse da condividere. Trovando un argomento da condividere i due si sentono più vicini e nascono sufficienti ricordi piacevoli che possono aiutarli ad attraversare i brutti momenti.

Abbiate fiducia: l’ADHD non è un ostacolo insormontabile per voi e vostro figlio. Aiutate vostro figlio ad identificare i propri punti forti e lavorate su questi. Non usate il vostro disturbo ADHD come una scusa e non permettetelo neanche a vostro figlio. Rendetelo partecipe di quello che avete imparate e fate sapere a vostro figlio che c’è speranza.