Sono un’insegnante alle “prese” con un bambino affetto da ADHD.
E’ inutile riferire la fatica incommensurabile per far accettare un bambino che, agli occhi degli altri, appare difficile, indomabile: praticamente un selvaggio! Per me Paolo è solo un bambino più vivace ed intelligente degli altri e con un guizzo strano negli occhi che talvolta lo induce a fare cose insolite. Dopo grande sforzo (e tante ore di studio su manuali di psicologia e psichiatria – si immagini – neo-immessa nei ruoli come insegnante di sostegno, senza alcuna esperienza a riguardo), sono riuscita a trovare la “formula magica” che mi ha consentito di controllare il suo comportamento aggressivo e di aumentare i tempi dell’attenzione con notevoli progressi in tutte le discipline. Certo, non mancano le difficoltà quotidiane, ma penso che i bambini ADHD riescano a percepire immediatamente se sono amati, accettati o al contrario rifiutati. Non sono affatto migliore di altri insegnanti, ma amo il mio lavoro ed adoro i bambini, il loro mondo magico immerso in oniriche illusioni. Ogni giorno, prima di entrare in classe, rammento l’insegnamento di Don Lorenzo Milani che affermava, riferendosi ai ragazzi difficili della scuola di Barbiana, ” I care”, mi importa, mi sta a cuore.
Ed è quello che faccio con Paolo ascoltandolo, prevedendo le sue difficoltà, comunicandogli tutta la mia fiducia ed il mio affetto, ma nel contempo lo faccio sentire come gli altri, anche quando sguaina una spada improvvisata con una riga o gira su stesso a braccia aperte. Penso che un bambino ADHD abbia qualcosa in più rispetto agli altri, rispetto a tutti noi, ingessati nel nostro claustrofobico sistema di regole e divieti: egli ha la libertà ed il coraggio di esprimere i sogni ed i desideri più profondi, quelli che tutti noi avremmo voluto realizzare, ma che non abbiamo mai avuto il coraggio neppure di ammettere finendo molto spesso sul lettino di un terapeuta.
Mi rendo però anche conto di quanto sia importante far acquisire ad un bambino con deficit dell’attenzione, le principali regole della convivenza democratica ed è per questo che ho messo in atto, con buon esito, alcune fondamentali strategie della psicologia cognitivo – comportamentale, al fine di ridurre le risposte negative ed incrementare quelle positive mediante appositi rinforzi. VIsto il successo ottenuto con tali interventi psicologici , ho suggerito alla mamma del bambino di rivolgersi presso tutte le principali strutture sanitarie, al fine di verificare se vi fosse qualche bravo terapeuta o psicologo esperto in terapie cognitivo-comportamentali in grado di seguirlo in orario extrascolastico, ma la ricerca è stata vana. Possibile che un disturbo così diffuso sia altrettanto misconosciuto nel nostro Paese? 

Lettera firmata. Insegnante di un bambino ADHD. 16/4/2002


La bellissima lettera che ci scrive questa sensibile insegnante, testimonia quanto si possa ottenere da un bambino ADHD semplicemente “amandolo e accettandolo”, perchè – come lei stessa riferisce – questi bambini sono così sensibili, intelligenti e perspicaci, da avvertire enormemente l’emarginazione sociale e scolastica a cui spesso sono costretti dal loro irruente carattere.
E’ anche significativa la sua personale iniziativa di crearsi una cultura autodidatta, per cercare di aiutare concretamente questi bambini, seguendo quell’approccio psico-educazionale ormai standardizzato in tutto il mondo scientifico, ma ignorato nel nostro Paese (fatta eccezione di poche e limitate iniziative). Questo le fa onore, ma speriamo che la sua personale esperienza possa essere d’esempio e di sprone nei confronti di tanti altri suoi colleghi, nonchè riabilitatori, che debbono quotidianamente confrontarsi col bambino disattento e iperattivo.
Ma la sua esperienza si fa ancora più significativa quando ci fa comprendere che non basta sapere cosa fare, ma sapere con quali sentimenti fare. E’ un po’ l’insegnamento di Don Milano e che lei ci rammenta in questa sua breve e forte testimonianza: è un messaggio di speranza e di concreta programmazione.
Altro grande problema che emerge da questa testimonianza è la mancata capillarizzazione delle risorse professionali in grado di sviluppare tecniche cognitivo-comportamentali per la gestione dei bambini ADHD, dei genitori e degli insegnanti e laddove esistono, spesso non sono inseriti nel Sistema Sanitario Nazionale, il che significa gravare sulla spesa della famiglia. L’ADHD, oggi, rappresenta in Italia, un grandissimo problema di sanità pubblica, ignorato da chi si dovrebbe occupare a pieno titolo di un disturbo sociale (4% della popolazione in età scolare), spesso altamente invalidante, che costa allo Stato tanto denaro (visite specialistiche incongruenti, inutili terapie riabilitative svolte per anni, insegnanti di sostegno, farmaci inutili, eventuali riabilitazioni sociali post-adolescenziali per quei ragazzi che potrebbero andare incontro a tossicodipendenza, alcoolismo, problemi con la giustizia).