Vivo in Spagna e sono nonna di un bambino di 11 anni con la Sindrome da Deficit di attenzione e iperattività. Scatenato, distratto, impulsivo. I genitori sono divisi. I sintomi sono molto allarmanti: perde tutto, si straccia in un battibaleno, non vuole mangiare alla mensa, è aggressivo. E’ scappato da scuola un paio di volte, non finisce mai i compiti, è distratto perde sempre tutto. Non era stato diagnosticato prima, malgrado fosse una “peste” sin dalla culla, perché il padre, un uomo violento, si rifiutava e mia figlia aveva paura di portarlo a visita.
Quest’estate abbiamo avuto il referto ma per ora è servito a ben poco. Il padre si rifiuta di fargli fare la terapia farmacologica consigliata dal neuropsichiatra, il giudice ha voluto vedere il bambino, ma non ha detto ancora niente, a scuola non ne vogliono sapere perché “ci sono bambini più bravi e meno bravi, più irrequieti e più calmi”. Quando sta col padre il bambino è triste, poiché lo tiene rinchiuso in una camera dalle sei che lascia la scuola sino alle 10 di sera, coi compiti davanti a suon di ceffoni…Pure la matrigna lo picchia e lo insulta! Non può scendere per strada, non può giocare. E ciò nonostante, comunque finisce i compiti di rado.
La medicina consigliata dal neuropsichiatra, purtroppo gliela diamo soltanto quando è da noi, e ha fatto miracoli: fa i compiti in mezz’ora, non si alza da tavola, per la prima volta riesce a mantenere una conversazione fluida. Appena lascia la medicina è finita!
L’attuale maestra lo ha capito molto meglio di quelle precedenti, che non volevano altro che levarselo dai piedi, che lo castigavano senza ricreazione e non c’era verso di farle capire che il bambino aveva bisogno di sfogarsi. A scuola non riesce a portare a termine i compiti, per cui ne porta tanti a casa e spesso all’indomani ritorna a scuola senza averli finiti, mentre le insegnati pensano che sia colpa nostra, ritenendo forse che siamo troppo miti. Per loro, come per il padre, l’unica cosa importante sono i compiti, non la salute del bambino e ci accusano di interferire, rifiutandosi però di fargli fare la terapia prescritta e che funziona!
Questa è o non è una malattia neurologica/mentale? Questo è o non è un minore che va tutelato? Non ha forse la società l’obbligo di soccorrere un minore in difficoltà? Di vegliare affinché diventi un adulto normale?
Il bimbo è partito oggi dal padre e, come sempre, appena entra in macchina ammutolisce. “Non voglio andare da lui, voglio stare dalla mamma”, dice, ma io, che sono sua nonna e ho partorito e cresciuto sei figli, so che ha paura. Tornando ho travato il suo album di disegno sulla mia scrivania: non casette, animali, alberi, fiori, è pieno di mostri sguaiati, dalle bocche larghe e dai denti affilati…incubi.
Cosa posso fare? Quali sono i diritti di questi bambini?
Lettera firmata. Spagna, 22/10/2001