Ottobre Mese della Consapevolezza sull’ADHD

Domande Comuni – Risposte Attendibili

L’Associazione Italiana Famiglie ADHD anche quest’anno contribuisce alla divulgazione della campagna promossa da ADHD Europe (www.adhdeurope.eu), la rete europea delle associazioni di familiari e di pazienti con ADHD in collaborazione con ADHD Awarness Month Coalition (www.adhdawarenessmonth.org), per favorire la migliore conoscenza dell’ADHD.

Per rispondere al tema di quest’anno un team di esperti ha risposto alle Domande Comuni che, chi si affaccia al mondo del disturbo del Deficit di Attenzione e/o Iperattività, vorrebbe conoscere.

Ognuno di loro presenterà i risultati di anni di ricerche per approfondire in modo attendibile e scientifico alcuni argomenti, tra cui:

https://adhdawarenessmonth.org/what-causes-adhd/

Domanda: Cosa causa l’ADHD?

Risponde: Prof.ssa Barbara Franke

Traduzione a cura di Monica Conversano

Nella maggior parte delle persone che hanno la diagnosi, l’ADHD è probabilmente il risultato del loro corredo genetico (es. il loro DNA) e degli eventi che accadono nel corso (precoce) della vita (che noi chiamiamo fattori ambientali). L’ADHD ha una elevata ereditarietà, circa il 70-80% dei casi. Ciò significa che in media nelle persone con ADHD, il 70-80% della disattenzione e/o iperattività può essere spiegata in relazione a quel patrimonio genetico.

A volte sento la gente che dice di “avere il gene dell’ADHD”, ma non è corretto: probabilmente in media le persone con ADHD posseggono da decine a centinaia di piccole variazioni nei diversi geni. Più numerose sono le variazioni geniche di una persona, più alto è il rischio di sviluppare l’ADHD.

Nonostante l’ereditarietà del 70-80% sembri alta, questi non sono certamente gli unici fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’ADHD. Giocano un ruolo importante anche i fattori ambientali, in particolare gli eventi che si verificano prima o durante la nascita, cosi come situazioni stressanti durante l’infanzia. Pertanto, non tutti coloro che hanno un elevato carico di varianti genetiche svilupperanno effettivamente l’ADHD. Nella maggior parte dei casi è probabile che sia coinvolta una combinazione di molte variazioni genetiche e fattori ambientali.

Ci sono probabilmente molti fattori ambientali responsabili di cui non siamo ancora a conoscenza. In aggiunta ai fattori che incrementano il rischio di sviluppare l’ADHD, ce ne possono essere altri che lo riducono.

I fattori genetici (insieme a quelli ambientali) coinvolti nell’ADHD si pensa che alterino precocemente lo sviluppo del cervello, probabilmente iniziando prima della nascita. Tuttavia, è necessaria ancora molta ricerca per identificare:

  • Tutti i fattori responsabili (per esempio prevediamo che esistano più di 1000 variazioni genetiche coinvolte, e abbiamo bisogno di approfondire i fattori ambientali che contribuiscono ad aumentare o diminuire i rischi di ADHD e
  • Capire come questi fattori alterino la struttura, il funzionamento e lo sviluppo del cervello.

Approfondimenti:

Studi genetici sull’ADHD e l’ereditarietà:

Faraone SV, Larsson H. Genetics of attention deficit hyperactivity disorder. Mol Psychiatry. 2019 Apr;24(4):562-575. doi: 10.1038/s41380-018-0070-0. Epub 2018 Jun 11. PMID: 29892054; PMCID: PMC6477889.
https://www.nature.com/articles/s41380-018-0070-0

Larsson, et al. Genetic and environmental influences on adult attention deficit hyperactivity disorder symptoms: a large Swedish population- based study of twins. Psychol. Med. 43, 197–207 (2013).

https://bit.ly/3laz7Yi

(Influenze genetiche e ambientali sui sintomi del deficit dell’attenzione e iperattività negli adulti: un ampio studio sui gemelli basato sulla popolazione svedese).

L’ADHD nell’arco della vita:

Franke B, Michelini G, Asherson P, Banaschewski T, Bilbow A, Buitelaar JK, Cormand B, Faraone SV, Ginsberg Y, Haavik J, Kuntsi J, Larsson H, Lesch KP, Ramos-Quiroga JA, Réthelyi JM, Ribases M, Reif A. Live fast, die young? A review on the developmental trajectories of ADHD.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6379245/

(Vivere velocemente, morire giovani? Una rassegna sulle traiettorie di sviluppo dell’ADHD).

Social media:

Nella maggior parte delle persone che hanno la diagnosi, l’ADHD è probabilmente il risultato del loro patrimonio genetico (ad es. il loro DNA) e degli eventi che accadono nella loro vita. Insieme, questi fattori possono causare leggere differenze nello sviluppo del cervello, come le vediamo nelle persone con ADHD.


Biografia:

Barbara Franke è un professore di psichiatria molecolare al Centro Medico Universitario Radboud a Nijmegen, nei Paesi Bassi. Ha studiato i fattori genetici coinvolti nei disturbi psichiatrici, in particolare nell’ADHD, e indaga sulle possibili traiettorie biologiche che portano dalle varianti nei geni ad alterazioni nel cervello e ai sintomi.

https://adhdawarenessmonth.org/adhd-runs-in-families/

Domanda: Perchè l’ADHD sembra essere ricorrente in alcune famiglie?

Risponde: Prof.ssa Barbara Franke

Traduzione a cura di Anna d’Angelo

Parte del motivo per cui l’ADHD sembra essere ricorrente in alcune famiglie è dovuto alla genetica: l’ADHD ha una base ereditaria di circa il 70-80%.

Ciò significa che in media, in una persona con ADHD, il 70-80% della disattenzione e/o iperattività può essere spiegata dall’influenza di alcune varianti genetiche. Quelle varianti genetiche non sono presenti solo nelle persone con ADHD, ogni persona ne ha alcune, e ciascuna di quelle varianti non è né necessaria né sufficiente a causare l’ADHD.

Tuttavia, più sono le varianti che una persona ha, più alto è il rischio di sviluppare l’ADHD.

In media una persona con ADHD ha probabilmente da decine a centinaia di quelle varianti genetiche nel proprio corredo genetico.

Il corredo genetico di una persona è determinato dalla combinazione di materiale genetico (cioè DNA) del padre e della madre durante il concepimento. Più varianti genetiche correlate all’ADHD hanno il padre e la madre nel loro DNA, più è probabile che ne trasmettano alcune ai loro figli. Come indicato sopra, il numero di tali varianti sarà particolarmente elevato in quei genitori che hanno loro stessi l’ADHD. Pertanto le persone con ADHD hanno un’alta probabilità di avere un patrimonio genetico ad alto rischio e di trasmetterlo ai propri figli.

Nonostante il corredo genetico fornisca una buona spiegazione circa il fatto che l’ADHD abbia una base ereditaria, probabilmente ci sono anche altri fattori che lo determinano, alcuni dei quali possono anche essere specifici per ogni famiglia.

Approfondimenti:

Studi genetici sull’ADHD e l’ereditarietà:

Faraone SV, Larsson H. Genetics of attention deficit hyperactivity disorder. Mol Psychiatry. 2019 Apr;24(4):562-575. https://www.nature.com/articles/s41380-018-0070-0

Larsson, et al. Genetic and environmental influences on adult attention deficit hyperactivity disorder symptoms: a large Swedish population- based study of twins. Psychol. Med. 43, 197–207 (2013).
https://www.researchgate.net/publication/230677844_Genetic_and_environmental_influences_on_adult_atte ntion_deficit_hyperactivity_disorder_symptoms_A_large_Swedish_population-based_study_of_twins

(Influenze genetiche e ambientali sui sintomi del deficit dell’attenzione e iperattività negli adulti: un ampio studio sui gemelli basato sulla popolazione svedese).

L’ADHD nell’arco della vita:

Franke B, Michelini G, Asherson P, Banaschewski T, Bilbow A, Buitelaar JK, Cormand B, Faraone SV, Ginsberg Y, Haavik J, Kuntsi J, Larsson H, Lesch KP, Ramos-Quiroga JA, Réthelyi JM, Ribases M, Reif A. Live fast, die young? A review on the developmental trajectories of ADHD. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6379245/

(Vivere velocemente, morire giovani? Una rassegna sulle traiettorie di sviluppo dell’ADHD).

Social media:

Parte del motivo per cui l’ADHD sembra essere ricorrente in alcune famiglie è dovuto alla genetica.
Genitori con ADHD hanno alte probabilità di essere portatori di mutazioni genetiche e hanno maggiori probabilità rispetto a genitori che non hanno l’ADHD, di trasmetterlo ai loro figli.


Biografia:

Barbara Franke è un professore di psichiatria molecolare al Centro Medico Universitario Radboud a Nijmegen, nei Paesi Bassi. Ha studiato i fattori genetici coinvolti nei disturbi psichiatrici, in particolare nell’ADHD, e indaga sulle possibili traiettorie biologiche che portano dalle varianti nei geni ad alterazioni nel cervello e ai sintomi.

https://adhdawarenessmonth.org/how-common-adhd-children-adults/

Domanda: Quando è comune l’ADHD nei bambini e negli adulti?

Risponde: Prof.ssa Catharina Hartman PhD

Traduzione a cura di Annalisa Macera

I comportamenti che caratterizzano l’ADHD sono stati descritti già molto tempo fa, ma nella pratica clinica la diagnosi di ADHD viene utilizzata solo da 40 anni. Da quel momento l’ADHD divenne anche oggetto di ricerca scientifica. Da allora, molti studi sono stati condotti in tutto il mondo per capire quale sia l’incidenza dell’ADHD nei bambini. In base alla media di questi studi è stato stimato che circa il 5,6%, cioè circa un bambino su venti, ha l’ADHD. Intorno all’età di 12 anni e più avanti durante l’adolescenza, una parte dei bambini con ADHD inizia a manifestare sintomi di ADHD meno evidenti.

I risultati della ricerca indicano che quando i bambini con ADHD raggiungono l’età adulta, circa il 22% non ha più sintomi di ADHD, il 43% ha ancora sintomi e compromissioni che si ripercuotono nella vita quotidiana, anche se non così gravi come prima, mentre il 35% presenta sintomi e compromissioni, così come avevano durante l’infanzia.

Per molto tempo, ripercorrendo la storia dell’ADHD, solo i bambini ricevevano una diagnosi. Quando divenne chiaro che solo una parte dei bambini “perdeva” i sintomi e le relative compromissioni al raggiungimento dell’età adulta, i ricercatori iniziarono a valutarne la severità su cui validare la diagnosi di ADHD.

La stima attuale è che l’ADHD è presente tra il 2,8% e il 4,4% nella popolazione adulta.

A maggior ragione, con la persistenza in età adulta, le persone con ADHD possono sviluppare ulteriori condizioni psichiatriche o somatiche che hanno il loro esordio in età adulta, come la depressione o il diabete. Queste condizioni sono più frequenti negli adulti con ADHD rispetto agli adulti senza ADHD e potenzialmente potrebbero essere evitate se l’ADHD fosse curata preventivamente e in modo appropriato. Comunque questo aspetto è teorico e non è stato ancora completamente confermato da una rigorosa ricerca scientifica. Inoltre, ci sono ancora pochissimi studi paralleli che indagano su come si sviluppa l’ADHD durante l’età adulta.

Approfondimenti:

Lange KW, Reichl S, Lange KM, Tucha L, Tucha O. The history of attention deficit hyperactivity disorder. Atten Defic Hyperact Disord. 2010; 2(4):241–55.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3000907/
(La storia del disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività)

Polanczyk G, de Lima MS, Horta BL, Biederman J, Rohde LA. The worldwide prevalence of ADHD: a systematic review and metaregression analysis. Am J Psychiatry. 2007; 164(6):942-948.doi:10.1176/ajp.2007.164.6.942

https://ajp.psychiatryonline.org/doi/10.1176/ajp.2007.164.6.942
(La prevalenza mondiale dell’ADHD: una revisione sistemica e analisi della metaregressione).

Fayyad J, Sampson NA, Hwang I, et al. The descriptive epidemiology of DSM-IV Adult ADHD in the World Health Organization World Mental Health Surveys. Atten Defic Hyperact Disord. 2017; 9(1):47-65. doi:10.1007/s12402-016-0208-3
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5325787/
(La descrizione epidemiologia nel DSM-IV dell’adulto con ADHD dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Indagini sulla Salute Mentale Mondiale)

Kessler RC, Adler L, Barkley R, et al. The prevalence and correlates of adult ADHD in the United States: results from the National Comorbidity Survey Replication. Am J Psychiatry 2006; 163:716–23.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2859678/
(La prevalenza e le correlazioni dell’ADHD negli adulti negli Stati Uniti: risultati del National Comorbidity Survey Replication)

Franke B, Michelini G, Asherson P, Banaschewski T, Bilbow A, Buitelaar JK, Cormand B, Faraone SV, Ginsberg Y, Haavik J, Kuntsi J, Larsson H, Lesch KP, Ramos-Quiroga JA, Réthelyi JM, Ribases M, Reif A. Live fast, die young? A review on the developmental trajectories of ADHD.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6379245/
(Vivere velocemente, morire giovani? Una rassegna sulle traiettorie di sviluppo dell’ADHD).

Social media:

Si stima che l’ADHD sia presente nel 5,29% dei bambini di tutto il mondo. Negli adulti, questa percentuale è tra il 2,8 e il 4,4%. Si tratta di un valore medio: le stime variano a seconda dei paesi.


Biografia:

Catharina Hartman è un professore associato di psichiatria epidemiologica nei Paesi Bassi. La sua ricerca si concentra sul miglioramento della nostra comprensione dei disturbi psichiatrici in esordio durante l’infanzia e del loro decorso lungo tutto l’arco della vita, in particolare sull’ADHD e sull’autismo.