“… mi sentivo in colpa quando mi facevano capire che la sua scarsa autonomia poteva dipendere dal mio metodo educativo e che dovevo lasciarlo fare da solo”
Il più grande dei miei figli ha 15 anni e da poco gli è stato diagnosticato il “Disturbo dell’attenzione con cenni di impulsività”, associato ad uno stato ansioso (da indagare ulteriormente). Si tratta di una variabile dell’ADHD, più difficile forse da evidenziare, per cui vorrei trasmettere la mia esperienza, affinché possa essere d’aiuto ad altri genitori. Lui, all’asilo e a scuola, non è mai salito sui banchi, non disturbava (semmai innervosiva!), perché s’isolava in un mondo suo, che a casa chiamavamo “fantasia” (dove emetteva, in sincronia con le mani, anche dei suoni strani) e che insieme avevamo deciso di controllare, inventandoci una porticina (che lui mimava sempre con le manine) dalla quale poteva entrare e uscire. Era lì, mi è stato detto, che forse scaricava la sua iperattività (?), mentre io pensavo giocasse e non immaginavo che a poco a poco questo “suo mondo” avrebbe invaso la sua vita. Per il resto a me sembrava un bambino normalissimo se non addirittura speciale! La sua creatività mi lascia ancora adesso senza fiato. Come non avere il rammarico di non aver capito prima il suo disagio? Di avergli fatto involontariamente del male? Io non colpevolizzo nessuno, ma in questi giorni ho sentito il bisogno di chiedergli scusa da parte di tutti, me compresa, per averlo fatto sentire molte volte inadeguato, pigro, superficiale, senza grinta…Per fortuna, in questi anni ho continuato a fare la mamma non valutando le prestazioni di mio figlio con un voto! A scuola lo devono fare…ma a casa una mamma aiuta naturalmente e istintivamente…Così anche se al figlio non gli manca un braccio, ma vede che per qualche motivo non riesce a vestirsi da solo e nei tempi richiesti, lo aiuta…anche se per gli insegnanti, forse, io ero iperprotettiva!
Certo mi sentivo in colpa quando mi facevano capire che la sua scarsa autonomia poteva dipendere dal mio metodo educativo e che dovevo lasciarlo fare da solo. Così, esasperata dal dubbio, a volte lo facevo, ma la situazione inevitabilmente peggiorava e per fortuna tornavo sui miei passi! Essendo madre di 4 bambini, in questi anni mi accorgevo di non essere io il problema, perché non mi comportavo nello stesso modo con gli altri figli: non mi veniva richiesto! Quando lui usciva da scuola (a tempo pieno), alle elementari, era sempre infinitamente stanco e guardando i suoi quaderni, invece, notavo che aveva fatto così poco…Spesso, così, finivamo a casa non sempre in un clima sereno. Già alla scuola materna un’insegnante lo chiamava “lumaca”, mentre alle elementari, i compagni, “polentina” e alle medie, la preside, “tartaruga”! Eppure, a casa era un vulcano di idee e alla sera si faceva fatica a fargli chiudere la giornata. Il suo malessere era davvero “invisibile”! C’era questo divario enorme fra le cose che lui sapeva fare, specialmente nell’ambito artistico, dove era curioso, imprevedibile, a volte geniale…ma quando doveva organizzarsi o applicarsi in cose anche semplici, lui si perdeva nel bosco. E allora io lo aiutavo per non creargli troppe frustrazioni…mi sembrava non le meritasse.
Mio figlio non saliva sui banchi, ma dimenticava compiti, quaderni, maglie…è sempre stato inaffidabile!
Non è mai stato aggressivo ma, anche adesso, perde il controllo, per una piccola ferita, la sua soglia del dolore è bassissima…sembrano capricci. Lui che fin da piccolissimo era così precoce in tutto: già a 5 anni era appassionato alla storia e alla scienza e conosceva tutti i nomi più difficili dei dinosauri sui quali costruiva libretti, maschere e documentari alla Piero Angela… Poi, arrivato a scuola, non riusciva a portare a termine consegne molto più facili, si estraniava…sembrava addirittura dormisse! E così alle medie scrivevano sulle pagelle che era “settoriale”, perché sembrava ascoltare solo quando gli faceva comodo. Anche il suo maestro delle elementari sorrideva (e non si stupiva), quando ultimamente parlavamo del perseverare del suo strano comportamento e mi consolava dicendo che anche con lui aveva avuto spesso solo picchi di concentrazione, dalle 8 alle 8 e 12… Ma era così bravo a Teatro quando lo faceva recitare! Lui che disegnava sempre e ovunque: mostri fantastici, sangue, scheletri e siccome non riusciva a correre o scattare, come i compagni, lo consolavamo apprezzandolo come artista. Poi, invece, sognava, in un suo tema, di scoprire le “pillole energetiche” che lo avrebbero fatto sentire finalmente uguale agli altri.
Sono tanti i bellissimi ricordi che ho di questo figlio, ma sempre un po’ velati dalla fatica di guidarlo fra le regole della vita quotidiana. In tutta questa lettera ho sempre scritto al “passato”, perché spero che adesso, avendo iniziato un percorso con lo psicologo alla scoperta di strade alternative e di strategie per arrivare ad obiettivi semplici, ma indispensabili, possa finalmente prendere in mano la sua vita. Non ho preclusioni per una terapia farmacologia se sarà necessaria, anzi è mio dovere, come genitore conoscere e non escludere nessun aiuto rispetto alla sua malattia (perché di malattia finalmente ho capito che si tratta!)
Ultimamente lui si è convinto che frequentando le scuole superiori, e quindi con più difficoltà, non ce la farà, il suo disturbo evidentemente, negli anni, ha abbassato anche la sua autostima, ma io, alla sua domanda su cosa gli succederà in futuro, ho cercato di spiegargli che in questi anni è come se gli fosse cresciuto molto un braccio e l’altro meno, ma che per fortuna con la consapevolezza, la buona volontà, e “forse qualcos’altro”, sappiamo che questo braccino si potrà “tirare” per cui, fortunato lui, gli rimarrà comunque quel braccio più lungo degli altri…e sarà quello che forse lo renderà speciale oltre che sereno! Intanto, sto provando personalmente cosa vuol dire non avere l’attenzione e la concentrazione necessaria visto che, assorbita da tutti questi pensieri, in questo periodo, brucio padelle, dimentico chiavi, borse, arrivo e rispondo in ritardo…
Buon 2002 a tutti!!!
Lettera firmata, Bolzano 8/1/2002