========= AIFAnewsletter n.87 del 30/07/2004 =========================
In questo numero:
1. AIUTIAMO IL PROGETTO FAMILY FOR FAMILY
2. DECRETO ASSESSORIALE REGIONE SICILIA 23 LUGLIO 2004
3. 7° CONGRESSO NAZIONALE AID – ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA
4. RASSEGNA STAMPA
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1. AIUTIAMO IL PROGETTO FAMILY FOR FAMILY
PROMOSSO DAL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI”
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Il Forum delle Associazioni Familiari, a cui l’AIFA appartiene, chiede il
nostro fattivo
coinvolgimento per sostenere l’iniziativa Family for Family.
Vi invitiamo pertanto ad inviare un SMS del valore di 1euro che sarà
devoluto
in favore di questa ONLUS, al n.48586.
Di seguito troverete maggiori dettagli a riguardo e le condizioni attraverso
cui è possibile aderire all’iniziativa.
Vi ringraziamo anche a nome del Comitato Family for Family.
Cordiali saluti,
Dr.Raffaele D’Errico
Presidente AIFA Onlus – Associazione Italiana Famiglie ADHD

SE PER TE LA FAMIGLIA HA UN VALORE, DIMOSTRALO IN MODO COSTRUTTIVO.
Anche con un SMS da 1 euro iva inclusa al n. 48586 dal 15 luglio all’8
agosto
2004
In molti Paesi dell’Est, l’intervento di Family for Family è già un fatto
concreto. Appena due anni fa sono stati avviati sette progetti in Albania,
Macedonia, Romania, Bosnia Erzegovina e Federazione Russa per realizzare
scuole, ospedali, servizi e centri di formazione. Oggi quattro di questi
progetti sono completati e già operativi, ma il lavoro da fare è ancora
tanto.
Dal 15 luglio all’ 8 agosto 2004 è possibile sostenere Family for Family
anche inviando un SMS del valore di 1euro al numero 48586. E’ un piccolo
contributo che può essere decisivo per trasformare tante buone intezioni in
solide realtà.
Clausole di comunicazione: se sei un cliente TIM, Vodafone o Wind puoi
inviare con il tuo telefonino personale un SMS al costo di 1euro (iva
inclusa)
che sarà interamente devoluto al Comitato Family for Family (iva esclusa).
Per maggiori informazioni collegati al sito www.familyforfamily.org o al
sito www.forumfamiglie.org oppure chiama il n.verde 800.71.40.40
Roma, 08 luglio 2004
Prot.80/04 – Forum delle Associazioni Familiari

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2. DECRETO ASSESSORIALE REGIONE SICILIA 23 LUGLIO 2004
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A cura di Evelina Maffey, referente Aifa per Agrigento

Sulla gazzetta ufficiale della Regione Siciliana di venerdì 23 luglio 2004
sono stati individuati alcuni centri della Regione specializzati per la
diagnosi e il piano terapeutico di medicinali per la terapia della sindrome
da iperattività con deficit da attenzione (ADHD).
Sono stati individuati L’Aiuto Materno di Palermo cui opera la dott.ssa
Gambino (medico che si é
dimostrato sempre disponibile verso il problema ADHD) e come struttura
capofila l’Ospedale Ingrassia di Palermo.
Per chi fosse interessato si può reperire il decreto assessoriale nella
gazzetta del 23 luglio 2004 all’indirizzo:
http://gurs.pa.cnr.it/gurs/Gazzette/g04-31/g04-31-p8.htm

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3. 7° CONGRESSO NAZIONALE AID – ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA
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E’ definitivo il programma del 7° Congresso Internazionale “Imparare questo
è il problema” e del 7° Congresso Nazionale AID, che si svolgono a San
Marino 17-18 settembre.
Il programma con tutti i dettagli per l’iscrizione si trova al seguente link
http://www.dislessia.it/eventi/2004/Convegno2004SanMarino.htm
NB. Sono stati richiesti i crediti ECM per medici, psicologi e logopedisti.
Per gli insegnanti: l’AID è soggetto accreditato dal MIUR per la formazione
degli insegnanti (27.11.2003)
Enrico Ghidoni
Presidente Associazione Italiana Dislessia www.dislessia.it
AID -Via Testoni 1 Bologna 051 270578 info@dislessia.it
—–
Vice Presidente AIMA sez. di Reggio Emilia
0522 348813
—-
Laboratorio di Neuropsicologia, Unità di Neurologia, Arcispedale S.Maria
Nuova, Reggio Emilia
0522 296031
—-
Centro Esperto Interaziendale Disturbi Cognitivi, Reggio Emilia – Albinea
0522 348845
enrico.ghidoni@carpi.nettuno.it
ghidoni.enrico@asmn.re.it
339 8453736

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4. RASSEGNA STAMPA
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Il Messaggero – “Sindrome della distrazione”: gli impiegati rischiano il
posto – Recenti studi hanno evidenziato che negli Stati Uniti il 4,4% della
popolazione adulta risulta affetto da sindrome da deficit dell’attenzione,
esso rappresenta il 60% degli adolescenti non curati adeguatamente in
passato. Secondo le statistiche chi soffre di ADHD da adulto non riesce a
mantenere adeguati ritmi lavorativi, accumula ritardi e cambia di media sei
posti di lavoro nell’arco di un anno.

“Sindrome della distrazione”: gli impiegati rischiano il posto
Il Messaggero 19/07/2004
Sonnolenza, smemoratezza, svogliatezza: negli Usa è una diffusa malattia
sociale, seconda solo
alla depressione
dal nostro corrispondente
STEFANO TRINCIA
NEW YORK – La scrivania è un autentico campo di battaglia. Pratiche
accumulate l’una sull’altra,
decine di “memorex” che incombono dallo sportello dell’armadietto con
altrettanti imperativi
mnemonici. Il telefono che squilla in continuazione, mentre sul monitor del
computer si accumulano
gli “instant message” e le poste elettroniche inevase. Ed ancora: le gambe
impegnate nel ballo di
San Vito, le mani nervose e sudate, il lavoro che aumenta senza essere
smaltito. Fino all’inevitabile
convocazione dal capo ufficio infuriato: scarsa produttività, resa mediocre,
errori continui, ritardi
cronici. L’anticamera del licenziamento su due piedi, almeno negli Stati
Uniti.
E del successivo ricorso alle cure dello psichiatra. Per uscire dal tunnel
di una sindrome che con
allarmante frequenza si manifesta in migliaia di aziende americane e che ora
è al centro delle
attenzione di sociologi, psicologi, consulenti aziendali, medici del lavoro.
La sindrome risponde alla
sigla ADD: abbreviazione di Attention Deficit Disorder, disordine da deficit
di attenzione. Fino a una
decina di anni fa, nella sua versione più acuta – il disordine da deficit di
attenzione e da iperattvità -si
trattava di una patologia nervosa presente nelle scuole elementari, medie e
superiori degli Stati
Uniti. Ragazzi incapaci di concentrarsi in classe o sui compiti; eternamente
in movimento, tanto da
sfidare la pazienza degli insegnanti; geniali ed intuitivi in alcuni
momenti, tragicamente inconcludenti
in altri. Schiere di adolescenti costretti di conseguenza a fare il pieno di
Ritalin, lo psicofarmaco che
tiene a bada l’Add.
Ma che evidentemente non lo cura. Perché quei ragazzi sono nel frattempo
diventati maggiorenni.
Hanno trovato un lavoro e sono entrati nel mondo produttivo. Per trasferire
dal banco di scuola alla
scrivania la nevrosi dell’Add. Le statistiche parlano chiaro e sono a dir
poco allarmanti: otto milioni di
adulti, pari al 4,4 percento della popolazione adulta, risulta affetto dalla
Sindrome da Deficit di
Attenzione, una percentuale inferiore per incidenza solo alla depressione.
Il 60 per cento degli
adolescenti che ne sono portatori non riesce a liberarsene con la maturità.
Il mondo aziendale americano he cercato inizialmente di ignorare il
problema. Attribuendo lacune e
magagne degli impiegati più disordinati ad una semplice mancanza di voglia
di lavorare. La vastità
del problema ha però costretto le grandi corporation a riconoscerlo per
quello che é: una sindrome
socio-professionale che non va stigmatizzata ma curata. Secondo gli esperti,
le sue manifestazioni
vengono accentuate e peggiorate dalle crescenti esigenze della macchina
produttiva. I cambiamenti
radicali dell’ambiente di lavoro, finalizzati ad ottenere riduzioni
sostanziali dei costi, richiedono
polifunzionalità dell’impiegato, o “multitasking”, rapidità di esecuzione,
margini di errore ridotti al
minimo.
Un cocktail micidiale per chi è affetto da Add. Non riesce a tenere i ritmi,
accumula ritardi e
conseguenti licenziamenti. Secondo recenti statistiche, il portatore della
sindrome da deficit di
attenzione cambia in media sei posti di lavoro l’anno, un tasso impensabile
in Italia, ma
assolutamente plausibile negli Stati Uniti, patria riconosciuta
dell’iperflessibilità. Le aziende più
sensibili al problema hanno regito assoldando gli immancabili consulenti che
cercano di rimettere in
riga gli impiegati meno produttivi con apposite sessioni di psicoterapia.
Una cura che richiede una
serie di risonanze magnetiche del cervello per evidenziare eventuali
anomalie: come una eccessiva
densità dei ricettori dello stimolante naturale dopamina o un metabolismo
accelerato del glucosio a
livello di corteccia. E per arrivare all’assunzione di psicofarmaci di nuova
generazione come il
sedativo “Strattera”: una sostanza, ha spiegato una segretaria affetta da
Add, “che rallenta il mio
cervello, da cento chilometri all’ora lo fa marciare a sessanta”.

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Il Sole 24 Ore Sanita’ 13/07/2004
ANNO VII – N. 27 – 13-19 LUGLIO 2004
Centri di cura regionali per i bambini iperattivi

Si chiama Adhd, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, un
disordine nello sviluppo neuro-psichico
che colpisce il 3% dei giovani in età pediatrica. Di questo problema si
occupa Aifa Onlus
(Associazione italiana famiglie Adhd) che si prefigge di favorire il
coordinamento tra le famiglie con
problemi di Adhd e il contatto con gli specialisti. Recentemente Aifa ha
organizzato a Milano un
incontro dal titolo “Dal disagio all’integrazione: viaggio alle radici
dell’Adhd”, durante il quale sono
stati sottolineati i problemi che le famiglie con casi di Adhd incontrano.
Tra le novità che le possono
aiutare, un Registro italiano in materia presso l’Iss, l’istituzione di
Centri di cura regionali e la
reintroduzione di un farmaco efficace per la cura dell’Adhd.

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La Gazzetta Del Mezzogiorno 13/07/2004
Nicola Simonetti
Bimbi iperattivi la cura inizia dai genitori

Ragazzi difficili «Pierini» sempre in movimento, iperattivi, con il pensiero
chi sa dove, disattenti. Un
rebus per le famiglie, per la scuola, per i luoghi di villeggiatura.
In Italia, essi sono, in tutto, 400mila e la loro situazione si classifica
«Disturbo da deficit di
attenzione e iperattività» (ADHD), è altamente invalidante e – dice Raffaele
D’Errico, presidente
della relativa associazione (Aifa) – capace di segregare gli stessi bambini
e loro famiglie nella
solitudine ed emarginazione più totali.
Nella grande maggioranza dei casi, un bambino ADHD è condannato, nella
situazione attuale, a
restare senza alcun aiuto concreto. Ma le migliorate conoscenze dell’origine
anatomo-funzionale
della patologia, l’accordo sulla strategia da seguire per il suo
trattamento, l’apertura di un Registro
presso l’Istituto Superiore di Sanità, l’istituzione di centri di cura
regionali lasciano sperare
concretamente nel futuro.
«Il disturbo – dice il prof. Paolo Curatolo, ordinario di neuropsichiatria
infantile università, Roma – è
caratterizzato da inattenzione, iperattività e/o impulsività sì da
compromettere il funzionamento
quotidiano del bambino che può presentare alterazioni del sistema nervoso
centrale: volume della
materia cerebrale inferiore alla norma, ridotto metabolismo cerebrale di
glucosio, un funzionamento
meno accurato dei neurotrasmettitori o collegamento fra i centri nervosi».
Vi sarebbe anche una
determinante genetica con difetto evolutivo nei circuiti cerebrali. I
fratelli e sorelle hanno 5-7 volte
più probabilità di sviluppare la sindrome.
I figli di un genitore ADHD ha fino al 50% di probabilità in più. Nascita
prematura, uso di alcol e/o
tabacco da parte della madre durante la gestazione, esposizione a piombo
sono responsabili del
20-30% dei casi. La colpevolizzazione dei genitori e dei loro metodi
educativi non è corretta né
giustificata dalle attuali conoscenze. I ragazzi ADHD hanno difficoltà nelle
relazioni interpersonali,
sviluppano difficoltà di adattamento nel lavoro a scuola o in altri contesti
sociali. Essi sono più a
rischio, rispetto ai loro coetanei, di realizzare comportamenti devianti o
di rivolgersi a sostanze di
abuso.
La terapia deve rivolgersi al singolo e tendere a migliorare le relazioni
interpersonali, ridurre i
comportamenti dirompenti e inadeguati. Anche i genitori (parent training)
devono essere coivolti:
sono la prima terapia. «Oggi i principali problemi del bambino presso gli
ambulatori pediatrici – ha
detto il dr. Carlo Calzone, neuropsichiatra infantile, Matera – sono quelli
psichiatrici e psicologici e gli
specialisti del bambino si trovano senza armi culturali per gestire questa
pletora di problemi».

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Il diritto alla salute
Corriere Salute 18/07/2004
N. 28 – 18 LUGLIO 2004
Più cure ai bimbi iperattivi

Buone prospettive per la diagnosi e la cura dei disturbi da deficit
d’attenzione (Adhd) e iperattività.
Grazie all’impegno dell’Aita (Associazione famiglie Adhd, via Boccioni 3,
Morlupo-Roma, t. 06-
9072234), l’Ist. sup. di sanità aprirà un registro per garantire appropriate
diagnosi e cura dei bambini
con Adhd e creerà centri di cura regionali. Si calcola che in Italia siano
400.000 i bimbi con Adhd,
disturbo invalidante che segrega i bambini e le famiglie nella solitudine
(www.aifa.it).

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Giornale di Sicilia 25/07/2004
Bambini troppo ribelli? A volte c’è una sindrome

Iperattività e disattenzione: questi i sintomi della “Adhd” che colpisce il
3 per cento dei piccoli italiani
ma è poco nota
MILANO. (luro) Sono bambini iperattivi, fortemente disattenti non solo a
scuola, ma in ogni attività
quotidiana. Non controllano la loro impulsività, tanto da compromettere la
loro vita di relazione e
scolastica. Il disturbo esordisce in età pediatrica con inaspettata
frequenza e prende il nome di ”
Adhd”. La sindrome, di origine neuro-biologica, è ancora poco conosciuta e
di difficile diagnosi. E
scende in campo l’Associazione italiana famiglie Adhd (Aifa) per richiamare
l’attenzione sul disagio,
la cui incidenza assume toni altamente preoccupanti. Si calcola, che in
Italia ne sia affetto il 3 per
cento dei bambini in età scolare, con una prevalenza sei volte più frequente
nei maschi, rispetto alle
femmine. “In Italia oggi , quasi impossibile curare in modo appropriato un
bambino affetto da Adhd
per la mancanza sul territorio di risorse mediche adeguatamente formate nel
percorso diagnostico-terapeutico.
La conseguenza è una scarsa attenzione al disturbo e talora la mancata
identificazione
del problema”, osserva Raffaele D’Errico, presidente dell’Aifa. E’ d’accordo
il professore Paolo
Curatolo, ordinario di psichiatria infantile all’università Tor Vergata di
Roma. “Questo disturbo è una
delle patologie psichiatriche più frequenti ad esordio in età evolutiva.
Purtroppo, ancora oggi, in
Italia è raramente diagnosticata”. Contrariamente a quanto si riteneva in
passato, l’Adhd non
sempre si risolve con l’età: persiste in circa due casi su tre fino
all’adolescenza e in uno su tre fino
all’età adulta. Attualmente, le osservazioni sulla malattia sembrano
indicare un’ipotesi multi-fattoriale
che deriverebbe da una complessa combinazione di fattori genetici, biologici
e ambientali.
E’ stato osservato che fratelli e sorelle di bambini affetti dal disturbo da
deficit dell’attenzione e
iperattività, hanno una probabilità di sviluppare la sindrome da 5 a 7 volte
superiore a quella dei
bambini appartenenti a famiglie non colpite. Collegati alla malattia
sarebbero anche alcuni fattori
non genetici come la nascita prematura, l’uso di alcool e tabacco da parte
della madre,
l’esposizione a elevate quantità di piombo nella prima infanzia, le lesioni
celebrali. Questi fattori, nel
loro insieme, spiegherebbero dal 20 al 30 per cento dei casi nei maschi e
una percentuale ancora
minore nelle femmine. Per il trattamento ci si basa su interventi
psicoeducativi e un’adeguata
terapia famacologica. Di grande aiuto, la rete di solidarietà e mutua
assistenza tra genitori, “Parents
for Parents”. Luisa Romagnoni

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Il Trentino 24/07/2004
Due centri per la sindrome Adhd
Pagina 16 – Cronaca – Gli ospedali S. Chiara e S. Maria del Carmine per il
piano Iss
TRENTO. Saranno le unità operative di neuropsichiatria infantile degli
ospedali Santa Chiara
(Trento) e Santa Maria del Carine (Rovereto), i centri provinciali di
riferimento per la diagnosi e la
cura di chi soffre della sindrome da Adhd (iperattività/deficit di
attenzione del bambino e
dell’adolescente). La giunta provinciale ha approvato ieri la delibera su
proposta dell’assessore alle
politiche per la salute, Remo Andreolli. Il provvedimento risponde alla
proposta dell’Istituto superiore
di sanità che chiedeva alle singole Regioni e Province autonome di
individuare le strutture idonee
allo scopo.
La delibera prevede anche che il Servizio economia e programmazione
sanitaria della Provincia
esegua, in collaborazione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari,
monitoraggi di verifica e di
valutazione dell’applicazione sperimentale dei protocollo diagnostici e
terapeutici proposti
dall’Istituto e della loro congruenza con le modalità e le metodologie
finora attuate per affrontare la
sindrome Adhd.