========= AIFAnewsletter n. 182 anno VIII del 02/09/2010 =====================
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

In questo numero:

1. EVENTI:
– 9° RADUNO AIFA A CAMPITELLO MATESE, 4-5 settembre 2010
– SETTIMANA EUROPEA DELLA CONSAPEVOLEZZA DELL’ADHD 18-26 settembre 2010: Comunicato stampa
– PARENT TRAINING, Milano presso UONPIA Ospedale Maggiore Policlinico, a partire da settembre 2010
– PARENT TRAINING, Roma, Piazza San Giovanni Bosco 86, a partire da ottobre 2010

2. IL TAR PROMUOVE UN RAGAZZO DISLESSICO

3. STORIE VERIE: lettera di una mamma al Dirigente Scolastica ed al Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale

4. RASSEGNA STAMPA:
articoli positivi:
– Se la “sindrome dei distratti” manda in crisi il matrimonio
– L’ospedale di Feltre è stato autorizzato alla prescrizione del Ritalin
– Campus estivo in Sicilia con tutor all’insegna dell’integrazione
articoli SI-NO:
– non iperattivi ma solo troppo piccoli per la scuola
articoli di interesse vario:
-Le vacanze? A tutta salute

1. EVENTI:

9° RADUNO AIFA A CAMPITELLO MATESE (CB), 4-5 settembre 2010
come ogni anno, i referenti regionali e provinciali ed i collaboratori della nostra Associazione si incontrano per un weekend di full immersion tra aggiornamenti, progetti futuri, condivisione e approfondimenti su social skill, adulti adhd, mutuo aiuto e tanto altro che ruota intorno al pianeta AIFA e all’ADHD.
Il aduno si terrà presso l’hotel Kristal

E’ prevista animazione per i più piccoli, mentre i più grandi esploreranno la splendida natura di questo altopiano del Matese
Le famiglie o coloro che sono interessati ad entrare in contatto con la nostra associazione possono farlo nella giornata di sabato 4 settembre p.v.
Per informazioni chiamare il 335.599.1894, o scrivere a vicepresidenza[at]aifa.it.

COMUNICATO STAMPA AIFA ONLUS:
SETTIMANA EUROPEA DELLA CONSAPEVOLEZZA DELL’ADHD 18-26 settembre 2010:
Settembre 2010: appuntamento in piazza per la Settimana Europea della Consapevolezza dell’ADHD
In Italia il disturbo colpisce più di 250.000 bambini e circa 1 milione di adulti, ma se ne sa e se ne parla poco.Il 18/19 e il 25/26 Settembre prossimi a Roma e Milano saranno allestiti gazebo informativi con la presenza di volontari AIFA Onlus per promuovere una maggiore conoscenza dell’ADHD.

Gli esperti la denominano con un acrononimo coniato dall’inglese, ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder ovvero Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) ed è uno dei disturbi psichiatrici più comuni nei bambini1,2. Si stima che nel mondo l’incidenza sia pari al 5.3% della popolazione (con grande variabilità), mentre In Italia la prevalenza di ADHD infantile è stimata intorno al 3/4%, che corrisponde a circa 270.000/360.000 bambini.
L’ADHD”– dichiara Patrizia Stacconi, Presidente AIFA Onlus, l’Associazione Italiana Famiglie ADHD – “è un disturbo complesso e problematico, purtroppo ancora poco noto e riconosciuto nel nostro Paese”.

Nasce proprio con l’obiettivo di favorire una maggiore conoscenza del disturbo, l’iniziativa della Settimana Europea della Consapevolezza dell’ADHD, promossa in Italia da AIFA Onlus e ideata a livello internazionale da ADHD Europe, organizzazione che riunisce le principali associazioni no profit europee attive nell’ambito dell’ADHD. L’iniziativa, che ricorre annualmente la terza settimana di settembre, prevede l’organizzazione di numerose attività di sensibilizzazione in tutti i 20 Paesi UE che aderiscono.

In Italia, AIFA Onlus allestisce dei gazebo informativi nelle piazze delle principali città. Gli appuntamenti in programma sono:
–        Sabato 18 e Domenica 19 Settembre a Roma
–        Sabato 25 e Domenica 26 Settembre a Milano
Volontari dell’associazione e neuropsichiatri infantili saranno a disposizione per dare informazioni sul disturbo e sulle sue implicazioni per il bambino e la famiglia. “Questa iniziativa”– contintua Stacconi – “è una grande opportunità non soltanto per favorire la conoscenza del disturbo, ma anche dei suoi risvolti nell’ambito della vita familiare, scolastica e sociale”.
Maggiori informazioni sugli appuntamenti e le iniziative in calendario saranno disponibili sul sito dell’associazione: www.aifa.it

L’ADHD: un disturbo di origine neurobiologica
L’ADHD è un disturbo di origine neurobiologica”– sostiene il Prof. Paolo Curatolo, Primario dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – “E’ caratterizzato da un marcato livello di disattenzione e da una serie di comportamenti che denotano iperattività e impulsività,più seri e frequenti di quanto tipicamente venga osservato in individui ad un livello paragonabile di sviluppo”.
Pertanto” – continua Curatolo – “i bambini affetti da ADHD non riescono a controllare le loro risposte all’ambiente, sono disattenti, iperattivi e impulsivi, fino a compromettere la loro vita di relazione e scolastica”.
L’ADHD non è un dusturbo solamente pediatrico, ma interessa anche gli adulti. Molti bambini ed adolescenti con ADHD, crescendo, diventano infatti adulti con ADHD. “Il quadro clinico può modificarsi rispetto a quanto riscontrato in età giovanile, ma l’iperattività, l’inattenzione e l’impulsività spesso permangono, soprattutto se non diagnosticati e trattati in età giovanile.” – continua Curatolo. Secondo l’Accademia Americana di Psichiatria Infantile (American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, AACAP) fino al 65% di bambini con ADHD può ancora manifestarne i sintomi nell’età adulta.3  In Italia, la prevalenza dell’ADHD negli adulti è stimata attorno al 2%, che corrisponde a poco più di 1 milione di persone.

Un disturbo che si può curare
Grazie ai grandi progressi compiuti dalla ricerca scientifica nell’ambito delle neuroscienze”– spiega la dott.ssa Vera Valenti, Neuropsichiatra Infantile presso il reparto di Neuropsichiatria dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano – “sappiamo che l’ADHD è un disturbo neurobiologico dovuto ad alterazioni e disfunzioni che colpiscono i circuiti di aree specifiche del cervello dei bambini. La diagnosi, lenta e complessa, deve rispondere a criteri condivisi dalla comunità scientifica internazionale, quali l’ICD-10e il DSM IV5e si basa prevalentemente sull’osservazione clinica del bambino, sull’integrazione di informazioni raccolte nei vari contesti di vita e sull’esecuzione di esami, necessari per la diagnosi differenziale”.
Completata la diagnosi”– continua Valenti – “il primo intervento consiste nel comunicare e spiegare alla famiglia cosa significa avere l’ADHD. E’ necessario comunicare anche con gli insegnanti per aiutarli a comprendere le difficoltà e i punti di forza, che spesso non sono pochi, del bambino ADHD”. “L’intervento terapeutico per un bambino ADHD”– conclude Valenti – “deve essere accuratamente personalizzato. Prevede una terapia multimodale e cioè una combinazione di interventi medici, educativi, comportamentali e psicologici sul bambino e sui genitori (Parent Training), a cui può essere associata, nelle forme più importanti e se ritenuto necessario, una terapia farmacologica”.

La strada che dobbiamo percorrere noi genitori di bambini ADHD”– dichiara Patrizia Stacconi – “non è di certo facile ed è piena di ostacoli perché per noi la vita quotidiana, le cose più semplici, diventano spesso una dura prova”. “Dolore e frustrazione” – continua Patrizia Stacconi – “sono i sentimenti che proviamo ogni giorno. Ma per fortuna c’è anche la speranza che nasce dopo un’accurata diagnosi. E, dopo aver intrapreso una corretta terapia, la gioia di vedere che tuo figlio sta meglio, che può studiare, giocare come gli altri e costruirsi una vita normale”.

Il Registro Nazionale ADHD e i Centri di riferimento
Un corretto approccio all’ADHD e un percorso diagnostico/terapeutico protetto, viene garantito, nel nostro Paese, dal Registro Nazionale ADHD”. – dichiara Patrizia Stacconi.
Il Registro”– continua Stacconi – “è stato istituito dalle Autorità Regolatorie quali Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Agenzia del Farmaco ed è, per struttura e modalità operative, uno strumento unico a livello internazionale. Il suo scopo è dare corrette indicazioni per la gestione, la diagnosi e la terapia dell’ADHD, tramite la rete dei neuropsichiatri e dei centri di riferimento regionali coordinati dall’ISS”.
In Italia”– conclude Stacconi – “sono accreditati circa 110 Centri di Riferimento regionali dove è possibile ricevere la diagnosi, che viene eseguita da uno staff di medici esperti, composto da neuropsichiatra infantile, pediatra, psicologo, pedagogista/assistente sociale”.
Bibliografia
1.       Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. 4thed., Text Revision (DSM-IV-TR®). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing; 2000:85-93.
2.
       International Classification of Diseases, 10thed., (ICD-10). World Health Organization; 2007:Chapter 5,F90. Available from: http://www.who.int/classifications/apps/icd/icd10online/.
3.
       American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Practice parameters for the assessment and treatment of children, adolescents, and adults with attention-deficit/hyperactivity disorder. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry.1997;36(10 Suppl):85S-121S.
4.
       International Classification of Diseases 10, ICD-10 (Classificazione Internazionale delle Malattie)
5.
       Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders-IV, DSM-IV-TR (Manuale diagnostico e statistico delle Malattie Mentali)
Per maggiori informazioni:
AIFA Onlus segreteria – tel. 0761 508126 – e.mail: segreteria@aifa.it
Ketchum PR Sara Bernabovi – tel.02 624119.63 – cell. 346 8442041 – e-mail: sara.bernabovi@ketchum.it, Marilia Scavone – tel 02 624119.71 – e-mail: marilia.scavone@ketchum.it

PARENT TRAINING, Milano presso UONPIA Ospedale Maggiore Policlinico, a partire da settembre 2010:
ricordiamo che da settembre a dicembre 2010 si terrà il secondo ciclo di PARENT TRAINING, rivolto ai genitori di bambini/ragazzi con ADHD.
Questo percorso di supporto è organizzato dal personale della UONPIA Unità Operativa di NeuroPsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Maggiore Policlinico in Via Francesco Sforza, 32 a Milano.
Si terranno 8 incontri della durata di 1 ora e mezza ogni 15 giorni, il giovedì dalle 13.00 alle 14.30
Il numero massimo di partecipanti è di 6 coppie di genitori ( è preferibile la presenza di entrambi i genitori. Ma è possibile anche la presenza del singolo genitore).
Gli incontri avranno inizio a settembre 2010 (al raggiungimento del numero minimo di 3 coppie partecipanti).
Prima dell’avvio degli incontri, i conduttori incontreranno personalmente i genitori interessati. Per poter partecipare agli incontri, è necessario che la diagnosi di ADHD sia stata effettuata o confermata da un Centro di Riferimento per l’ADHD.
Per informazioni e iscrizioni contattare:
328-9894884 (Dr. Claudio Bissoli) *02-55038501 (lasciare un messaggio in segreteria ) *E-mail: claudio.bissoli@policlinico.mi.it

PARENT TRAINING, Roma, Piazza San Giovanni Bosco 86, a partire da ottobre 2010
Il 5 Ottobre parte un corso di Parent Training per i genitori di bambini e ragazzi con diagnosi ADHD organizzato dall’Associazione
“La famiglia da zero a cento – centro di psicologia, psicoterapia e mediazione interculturale” e patrocinato dalla FEDERPSI, in collaborazione con il Prof. Tonino Cantelmi e la D.ssa Maria Beatrice Toro
Il corso e i gruppi saranno condotti da psicologi professionisti esperti nell’ambito dell’ADHD e facenti parte dell’Associazione a promozione sociale “La famiglia da zero a cento- centro di psicologia, psicoterapia e mediazione interculturale” che vanta esperienza professionale nel campo della prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi psicologici oltre che della formazione. L’associazione collaborando con scuole di Roma e provincia ha istituito un servizio agevolato alle famiglie dei bambini con ADHD afferenti a tali plessi, organizzando incontri di parent training e teacher training.
Programma:
Primo incontro: “comprendere il problema”
• dare informazioni corrette sul Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività,
• produrre delle aspettative realistiche riguardo all’intervento,
• raccogliere informazioni dai genitori in merito alla conoscenza dell’ADHD
Secondo incontro: “Preparare il genitore ad aiutare il bambino”
• discussione su atteggiamenti, credenze e comportamenti genitoriali, tali da rendere espliciti i pensieri e i comportamenti dei genitori rispetto al figlio.
Terzo incontro: 
“Analisi dei comportamenti problematici”
• acquisire un metodo per analizzare le situazioni, utile ad identificare i fattori che favoriscono l’instabilità del bambino (antecedenti, comportamenti-problema, conseguenze);
• esaminare lo stretto rapporto tra caratteristiche del bambino, dei genitori e delle situazioni contingenti.
Quarto incontro: 
“favorire l’autoregolazione e fornire modelli di comportamento positivo”
• insegnamento di strategie per favorire l’autoregolazione;
• individuare i comportamenti negativi del bambino e imparare ad affrontarli fornendo al bambino modelli di comportamento positivo;
Quinto incontro: “Ampliare il proprio bagaglio di strategie”
• apprendere l’uso del time-out, il costo della risposta, l’uso del rinforzo;
• verificare l’importanza di poter prevedere da parte del genitore il manifestarsi comportamenti problematici in base alla conoscenza degli eventi antecedenti;
Sesto incontro: “E i miei fratelli cosa ne pensano?”
• riflettere sull’impatto emotivo e psicologico che un bambino con ADHD crea nella vita di una fratello più grande o più piccolo di età;
• identificare modalità adeguate per far esprimere rabbia e sentimenti negativi nei confronti dei fratelli ADHD;
• far vivere tutti i figli come fratelli senza “cambio” di ruolo;
Settimo incontro: “Che reazione suscita mio figlio negli altri?”
• riflettere su come gli altri (famiglia allargata, amici, scuola, altri contesti) vivono i bambini iperattivi e disattenti
• affrontare l’isolamento “familiare” utilizzando i punti forza di tutti i componenti
• riflettere su come il bambino ADHD si vive il suo “essere incapace di stare fermo e stare attento”
Ottavo incontro: “il genitore come modello di abile solutore di problemi”
• sperimentarsi su come fornire un esempio di comportamento corretto e adeguato al livello di sviluppo del bambino;
Nono incontro: “facciamo il punto della situazione”
• revisione delle tecniche utilizzate e risultate maggiormente efficaci;
• stabilire in quali ambiti il cambiamento del comportamento del bambino si è stabilizzato e in quali si è ancora nella fase di modificazione;
• individuare i comportamenti negativi maggiormente resistenti al cambiamento

DATE PREVISTE: Ogni martedì a partire dal 5 ottobre 2010 dalle ore 18 alle ore 20 in Piazza San Giovanni Bosco 86 scala D int.2.
Costi e informazioni: Per ogni singolo modulo si richiede un contributo di 30 euro. Il costo complessivo del corso è 270 euro. Per informazioni e iscrizioni Dott.ssa C.De Angelis , num.347 /3692379 e e Dott.ssa L.Puglisi num.333 /9971364.I genitori interessati possono lasciare il proprio nominativo via mail a deangelisclaudia[at]tiscali.it e saranno contattati quanto prima.

2. IL TAR PROMUOVE UN RAGAZZO DISLESSICO
“Bocciato perché dislessico”
La sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio critica il collegio dei docenti di una scuola romana e accetta la tesi dei genitori: non considerata la patologia, gli insegnanti si sono limitati a tener conto delle insufficienze.
La bocciatura di un alunno con disturbi dell’apprendimento che abbia gravi insufficienze in alcune materie è illegittima quando non tiene conto della situazione complessiva dell’alunno e delle sue difficoltà oggettive a conseguire risultati nelle materie in cui trova maggiori difficoltà. Ad affermarlo è il tar del lazio che ha accolto (sentenza 31203 del 23 agosto 2010) il ricorso dei genitori di uno studente romano affetto da dislessia, contro il provvedimento con cui il consiglio dei docenti del suo istituto aveva deciso la sua non ammissione alla classe successiva.

I professori e il dirigente scolastico avevano motivato la bocciatura con la volontà di “permettergli di consolidare le conoscenze e le competenze di base nelle discipline nelle quali ha manifestato maggiori difficoltà”, ma i genitori del ragazzo sottolineavano che non era stata considerata la patologia del figlio, limitandosi a tener conto dei risultati insufficienti in molte materie. Il Tar ha di fatto dato ragione alla coppia, richiamandosi ad alcune indicazioni emanate proprio dal ministero dell’Istruzione per valutare i casi di disturbo nell’apprendimento: “Il consiglio dei docenti nella formulazione del giudizio di non promozione – si legge nella sentenza – ha chiaramente omesso di far menzione e di valutare nella sua globalità la particolare situazione dell’alunno”.

In particolare, secondo il Tar, non è stato valutato che l’alunno aveva riportato gravi insufficienze proprio in quelle materie che gli sono più ostiche in ragione della patologia (in particolare gli scritti delle lingue straniere) e che invece, oltre ad un netto miglioramento fra primo e secondo quadrimestre in quasi tutte le discipline (segno dell’impegno esercitato dal ragazzo), era stata trascurata una giusta valutazione della piena sufficienza riportata in quelle materie il cui studio comporta un minore impegno nella lettura (dalla matematica alla musica fino all’educazione artistica).

D’altronde, ricorda la sentenza, lo stesso ministero nei suoi indirizzi ricorda che le difficoltà derivanti ad esempio da una dislessia “si manifestano in persone dotate di quoziente intellettivo nella norma e spesso vengono attribuite a negligenza, scarso impegno e interesse”: una bocciatura, in questi casi, può avere come conseguenza un abbassamento dell’autostima o comunque un rischio di abbandono scolastico o di scelte di basso profilo rispetto alle potenzialità”. Tanto più che, nel caso concreto, la scuola non aveva messo in atto alcun aiuto specifico per l’alunno, nonostante il padre lo avesse esplicitamente richiesto già due anni prima della bocciatura.

Il Tar del Lazio ha dato dunque torto alla scuola e al ministero dell’Istruzione (rappresentati in giudizio dall’Avvocatura generale dello Stato) e ha annullato il provvedimento di bocciatura, ricordando che il collegio dei docenti, in sede di formulazione del giudizio finale sull’alunno affetto da disturbi di apprendimento certificati, deve tener conto di tutti gli elementi di valutazione imposti dalla legge e non solo di quello prettamente tecnico dei risultati conseguiti.
(27 agosto 2010)

3. STORIE VERIE: lettera di genitori al Dirigente Scolastica ed al Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale
…….,23 Giugno 2010 Raccomandata A.R
Alla cortese attenzione del Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “………” di ……….
p.c. alla cortese attenzione del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di ………

I sottoscritti ………,genitori dell’alunno A;B; ,che ha frequentato la classe prima A della Scuola Elementare di……. nell’anno scolastico 2009/2010, dopo aver preso visione del PEI,consegnato dopo ripetute richieste in data 29 Maggio 2010(nonostante dalle firme in calce risulti redatto il 31 Ottobre),unitamente alle relazioni di 1° e 2° quadrimestre,chiedono alcuni chiarimenti in merito.
Dalle intenzioni dichiarate nel PEI risulta evidente la volontà di stimolare Edoardo attraverso l’accompagnamento e il rinforzo positivo per migliorarne l’autonomia e il suo star bene a scuola,ci chiediamo quindi
1.     le svariate note sul quaderno degli avvisi ,relative anche al fatto di non aver svolto compiti assegnati “a livello orale” (a un bambino con deficit dell’attenzione…) o al fatto di non riuscire a stare fermo e in silenzio e a non disturbare,le valutazioni negative sui quaderni del tipo “anche oggi hai lavorato poco”,la ripetuta soppressione del momento della merenda,il sequestro del temperino che “doveva durare un anno”(e che poi non è stato riconsegnato alla fine dell’anno scolastico…?…)per tutta la durata del 2° quadrimestre,la pagella del 1° quadrimestre al limite dell’accettabile che valuta con quasi tutti 6 un bambino che le stesse insegnanti ad Ottobre sul PEI definiscono in grado di “leggere ad alta voce in maniera scorrevole e precisa,che ha già ben acquisito il concetto della permanenza della quantità numerica,riordina i numeri fino a 10 in maniera crescente e decrescente e riconosce semplici figure geometriche”,un voto in condotta che punisce con una sufficienza dichiarata non meritata a voce dalle insegnanti un bambino iperattivo proprio sul comportamento,sono intese dalle insegnanti come rinforzi positivi?

2.     il fatto che nostro figlio fosse SEMPRE tenuto per mano all’uscita di scuola invece di essere incoraggiato a stare in fila con i compagni (come richiesto più volte),il fatto di essere stato messo IN BANCO DA SOLO,come possono coincidere con le intenzioni dichiarate di “farlo star bene all’interno del gruppo e renderlo consapevole del proprio essere un individuo unico e importante”?

3.     come sia stato possibile organizzare “momenti ludici di tipo strutturato e giochi a squadre”se al bambino da un certo punto dell’anno in poi è stata negata l’ora di educazione fisica spostandola in un orario dove lui non frequentava?Se era un obiettivo dichiarato che le insegnanti si erano preposte di far raggiungere al bambino,come mai non ci si è organizzati per mantenere fede all’impegno preso?

4.     Come mai è stato dichiarato nella relazione del 1° quadrimestre che “è stato creato un raccoglitore con diverse attività distensive e didattiche che l’alunno ha potuto utilizzare a suo piacimento durante le ore in cui l’insegnante di sostegno non era presente “se tale strumento è stato predisposto il giorno 22 Febbraio e quindi utilizzato nel 2° quadrimestre?

5.     Come mai se ad Ottobre era già stato dichiarato nel PEI “ha bisogno di figure di riferimento stabili…solo sotto la supervisione-stimolazione dell’adulto riesce a portare a termine le attività…va stimolato e gratificato costantemente…presenta difficoltà a gestire il materiale…non è autonomo nell’esecuzione del lavoro….necessita della guida dell’insegnante per organizzare e portare a termine il proprio lavoro…ecc…”,la necessità di incrementare le ore di supporto è stata richiesta solo nel 2° quadrimestre?

6.     Come mai dal PEI non risulta che la riduzione dell’orario scolastico si è resa necessaria dopo l’evidente peggioramento di A.B. riscontrato anche dalla specialista che l’ha in cura?

7.     Come mai dal PEI non risulta che la riduzione dell’orario scolastico si è resa necessaria dopo l’evidente peggioramento di nostro figlio riscontrato anche dalla specialista che l’ha in cura?

8.     Perché per l’accoglienza,la predisposizione di un inserimento di un bambino così particolare non è stata contattata la scuola che nei 4 anni precedenti ha accolto ed educato Edoardo per 8,5 ore al giorno?Perché non compare il vissuto della famiglia,l’enuresi notturna comparsa con l’inserimento a scuola e scomparsa dopo la riduzione dell’orario?

9.     E poi:come mai è stato scritto “l’esecuzione dei lavori a casa è risultata saltuaria”quando il bambino ha regolarmente eseguito i compiti a casa?! Com’è possibile affermare “dev’essere guidato ad allacciare le stringhe delle scarpe”quando il bambino ha sempre e solo avuto scarpe con allacciatura a strappo!!!E come si può affermare che le regole erano “assolutamente inesistenti prima” quando è (dovrebbe essere!) risaputo che il bambino iperattivo e con deficit di attenzione fa un’enorme fatica a seguire le regole che gli si danno, non che queste non gli vengano date!!!!

Vorremmo proprio che qualcuno ci desse risposte,perché a nostro avviso questo è un documento pro-forma,compilato a posteriori con troppe inesattezze e falsità,con (scarsa) competenza e conoscenza di come si osserva,si stimola e si valuta un bambino con difficoltà; compilato senza un minimo coinvolgimento della famiglia(che invece è previsto per legge) e che contraddice sé stesso nei fatti sopra esposti.
Vorremmo che nostro figlio fosse qualcosa di diverso di un problema da isolare,e così com’è stato alla scuola dell’infanzia avremmo voluto poterci fidare delle persone che accolgono un bambino con difficoltà guardandolo nell’interezza di ciò che è ,senza fissarsi solo su ciò che manca…
Per questo motivo abbiamo scelto di chiedere a nostro figlio il sacrificio di cambiare scuola e dover ricominciare, nella speranza di ritrovare la serenità per noi e per nostro figlio e di trovare un luogo che lo accolga e lo ami per quello che è,nella certezza che solo all’interno di un rapporto significativo un bambino come lui possa crescere e migliorare,l o sappiamo per certo perché è già successo nella vita di nostro figlio,ma non qui,non nella vostra scuola…
Restiamo in attesa delle risposte che riteniamo dovute…
Cordiali saluti
lettera firmata
Ndr: A tutt’oggi ci risulta che non sono state date risposte alla famiglia, ne da parte della Scuola ne da parte del Dirigente Scolastico……. !!!!!

4. RASSEGNA STAMPA:
articoli positivi:
Se la “sindrome dei distratti” manda in crisi il matrimonio
CRONACA LA SCIENZA Negli Usa esce un libro-denuncia: chi soffre di Adhd , cioè deficit di attenzione , rischia il doppio di divorziare. Un blog di consigli per correre ai ripari sta avendo grande successo, ma non tutti gli psicologi sono d’accordo
Una malattia che colpisce quattro bambini su cento ma spesso non è diagnosticata
VALERIA FRASCHETTI
All’inizio sbuffiamo amorevolmente perché nostro marito dimentica ogni mese di pagare le bollette, o perché in casa non muove mai un dito, se non quello sul telecomando della tv. E, dopo qualche tempo, ogni volta che s’avvicina il nostro anniversario di matrimonio ci viene un inconsolabile magone: sappiamo già che non se ne ricorderà come l’anno prima. Ebbene, invece di iniziare a pensare che non ci ami più, e che sposarlo sia stata la scelta peggiore della nostra vita, esiste un’altra possibilità: che il nostro partner soffra di Adhd, o Add, meglio nota come sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Nel mondo è presente in 4 bambini su 100, ma alcuni studi dicono che la metà di essi non ne guarisce completamente. Inoltre, molti adulti che presentano questo disturbo del comportamento non sanno di averlo, perché non era stato loro diagnosticato quando erano piccoli. Ecco quindi che i sintomi – distrazione, disorganizzazione e dimenticanza – di chi, inconsapevolmente, ne soffre rischiano di essere fraintesi da mogli o mariti come mancanza di amore e di dedizione alla vita coniugale. E addio matrimonio. L’idea chei problemi di attenzione possano incrinare la felicità di una coppia sta trovando interesse soprattutto tra gli esperti di salute mentale americani. E forse non a caso. In America medici e genitori hanno sempre dato all’Adhd nei bambini più rilevanza che in Europa, scatenando tra l’altro feroci polemiche sull’eccessivo ricorso a farmaci come il Ritalin per curarlo. Tra gli studiosi del tema che arrivano a sostenere che gli adulti con Adhd hanno il doppio delle possibilità di divorziare c’è l’americana Melissa Orlov, che all’argomento ha dedicato il libro «A.D.H.D. Effect on Marriage», in uscita a settembre. Prima di scoprire, cinque anni fa, che anche suo marito soffriva del disturbo, Orlov era sull’orlo della separazione. «Non potevo mai fare affidamento su di lui – ha raccontato al New York Times – . Passavo dal sentire una responsabilità completa verso tutto alla rabbia cronica». Dopo aver scoperto che dietro la natura svampita del coniuge si nascondeva l’Adhd, ha iniziato a studiarla assieme al dottore Ned Hallowell. E, oggi che il suo matrimonio va di nuovo a gonfie vele, tiene anche un blog (www.adhdmarriage.com) dove dispensa consigli a chi sta attraversando quel che lei ha vissuto.
Secondo Orlov, le persone non realizzano che l’Adhd sta avendo un impatto sul loro matrimonio perché si tratta di un tema di cui finora si è discusso poco. Ma la distrazione, si sa, è difetto assai diffuso e la frenesia delle vite contemporanee non fa che peggiorare le cose. Anche per questo il professore Alberto Oliverio, psicobiologo esperto di memoria, non se la sente di attribuire alla Adhd il fallimento di molti matrimoni. «Più spesso l’incostanza dell’attenzione negli adulti è riconducibile ad un’eccessiva esposizione a stimoli e messaggi, come quelli della televisione o dei videogame». Quindi quale può essere il discrimine tra una disattenzione più fisiologica e la sindrome verae propria? «Ad esempioi casi estremi, come dimenticarsi i figli all’autogrill sull’autostrada». Tuttavia, anche in mancanza di una vera sindrome da deficit d’attenzione, una propensione a dimenticarsi faccende, oneri e appuntamenti non è certo un balsamo per la felicità coniugale. Quindi, per evitare di ritrovarsi di fronte a un avvocato matrimonialista, adottare dei facili accorgimenti può aiutare a diventare dei partner più partecipativi e solerti. Esempi? «Stilare liste, appendere post-it e creare mappe che indichino le tappe in cui fermarsi» per gli impegni domestici di giornata.
I punti
IGNORANZA Secondo lo studio americano molti adulti distratti non sanno di soffrire della sindrome Adhd
RABBIA Di fronte ai sintomi dell’Adhd il partner prova rabbia e risentimento
RIMEDI Se la sindrome da disattenzione non è grave il ricorso ad appunti, liste e post-it aiuta
PER SAPERNE DI PIÙ www.adhdmarriage.com www.nytimes.com
23/07/2010 La Repubblica – Ed. nazionale Pag. 41

– L’ospedale di Feltre è stato autorizzato alla prescrizione del Ritalin
IL FARMACO ASSOLTO

L’ospedale è stato autorizzato alla prescrizione del Ritalin
FELTRE. Il servizio per l’età evolutiva di Feltre che si avvale della consulenza del neuropsichiatra infantile Viaro, presente in sede per otto ore alla settimana, dal 2007 è stato autorizzato dalla Regione alla somministrazione di Ritalin, lo psicostimolante che si usa per i deficit dell’attenzione e per l’iperattività, tuttora al centro di una polemica che ha preso piede dall’uso indiscriminato che se ne è fatto in America. In realtà lo psicologo responsabile del servizio, Ettore Morbin che lavora in sintonia con il neuropsichiatra per i risultati più efficienti, ne ammette l’uso «solo nei casi di disturbo da deficit attentivo e solo se il trattamento farmacologico è integrato da interventi di carattere psicologico, educativo e sociale con l’obiettivo di stabilizzare il disturbo comportamentale». Lo psicostimolante Ritalin, dal 2007, è stato prescritto a pochissimi studenti. «La somministrazione avviene in scienza e coscienza, solo dopo un’attenta valutazione della gravità del disturbo», ribadisce Morbin. «Il farmaco è testato, non crea dipendenza né assuefazione e può essere sospeso improvvisamente, senza la necessità di intraprendere la dose a scalare. Nei casi che abbiamo osservato si sono prodotti risultati efficaci proprio perché al farmaco è stato associato un intervento psicoterapeutico». Ma non per tutti il servizio autorizzato alla somministrazione, è profeta in patria. Più di una famiglia, magari per pudore e per passaparola, porta il figlio affetto da Adhd in centri specialistici a cento chilometri da qui e a cento euro a visita. (l.m.)
01/08/2010 Corriere delle Alpi – Ed. nazionale Pag. 19

ASSOCIAZIONE «PROGETTO AITA» E CUS
Campus estivo con tutor all’insegna dell’integrazione
Un’estate all’insegna dell’integrazione. Una frase che può sembrare uno slogan contro l’emarginazione rispecchia fedelmente l’attività dell’associazione onlus “Progetto Aita” e del Cus Catania impegnati anche quest’anno a organizzare un campus estivo con importanti risvolti sociali. È infatti ormai l’ottavo anno che Progetto Aita e il Cus Catania collaborano per organizzare il campus per bambini e adolescenti diversamente abili. Il campus “Aita-Cus” che si svolge da metà giugno e fine luglio, sta diventando ormai un fiore all’occhiello per efficienza e professionalità. Quest’anno i bambini inseriti erano ben 54, seguiti da 25 tutor dell’associazione. I bambini inseriti erano affetti da patologie neurocomportamentali ed erano inseriti nei gruppi di soggetti normodotati. Il progetto di collaborazione è stato suddiviso in due fasi e ha previsto all’inizio, durante il mese di maggio, un corso teorico che ha visto la partecipazione di 80 iscritti e ha riguardato la gestione di importanti patologie neuropsichiatriche come il disturbo autistico, le paralisi cerebrali infantili, le sindromi genetiche e la sindrome da deficit di attenzione con iperattività. Il corso è stato finalizzato alla formazione e alla selezione dei 25 tutor. La seconda fase è stata quella operativa in cui è stato effettuato il tutoraggio dei 54 bambini in modo da mediare e facilitarne l’inserimento all’interno dei gruppi ludico-sportivi.
Il campus ha ricevuto anche apprezzamento da parte del prof. Benedetto Vitiello, psichiatra infantile che coordina progetti di ricerca presso il “National Institute of Mental Health” di Washigton, in visita a luglio nella nostra Università che ha rilevato come il campus “Aita-Cus” sia un modello integrativo di standard internazionale. Soddisfatto il presidente di progetto Aita, il neuropsichiatra infantile dott. Luigi Mazzone, che ha dichiarato di voler estendere tale modello integrativo anche al periodo invernale. A inizio settembre, infatti, ci sarà un nuovo incontro con le famiglie al fine di avviare il campus invernale “AitaCus”.
08/08/2010 La Sicilia – Ed. nazionale Pag. 38

articoli SI-NO:
STUDIO USA
NON IPERATTIVI MA SOLO TROPPO PICCOLI PER LA SCUOLA
I bambini che vengono mandati a scuola un anno prima, da genitori ansiosi di non far perdere loro nemmeno un mese utile, hanno un rischio anche doppio di essere “bollati” come piccole pesti e iperattivi – che soffrono della sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività (Adhd) – rispetto ai compagni che iniziano la carriera di studenti in regola con il calendario. È quel che emerge dallo studio condotto dal professor Todd Elder, economista della Michigan State University, e pubblicato sul “Journal of Health Economics”: gli autori calcolano che, soltanto negli Usa, quasi un milione di bambini ritenuti che soffrono di Adhd sono vittime di un errore diagnostico. Almeno 900 mila, pari a un quinto dei 4,5 milioni di under 18 statunitensi con diagnosi di iperattività, vengono trattati da malati e spesso curati come tali soltanto perché, avendo iniziato la scuola con mesi d’anticipo, sono i più piccoli della classe, ancora troppo immaturi per poter stare seduti composti tra sedia e banco. Gli autori della ricerca sono arrivati alla loro conclusione considerando un campione di quasi 12mila alunni, e analizzando le differenze in termini di diagnosi di Adhd e prescrizione di cure fra i bimbi più giovani e quelli più grandi che frequentavano classi dello stesso grado. Gli studiosi hanno quindi osservato che i bambini più piccoli avevano una probabilità del 60% maggiore di essere “etichettati” come malati di Adhd rispetto ai compagni più grandi dello stesso grado. Un rischio che diventava addirittura doppio salendo di grado.
18/08/2010 Avvenire – Ed. nazionale Pag. 14
Ndr: Non vogliamo entrare nel merito del rischio di essere “etichettati” come malati di ADHD e degli errori diagnostici che purtroppo le famiglie possono subire. L’osservazione di comportamenti iperattivi in ragazzi non scolarizzati non necessariamente deve portare a diagnosticare il disturbo. Comunque ai soggetti che hanno ricevuto diagnosi di ADHD ed ai loro genitori, per le problematicità riscontrate spesso può anche essere consigliato di posticipare l’accesso al mondo della scuola figuriamoci di anticiparlo, per cui pensiamoci quando vogliamo iscrivere i nostri piccolissimi alla scuola primaria!!!

articoli di interesse vario:
-Le vacanze? A tutta salute
Maria Gabriella Anania Psicoterapeuta e giornalista
Scegliere dove e come trascorrere le proprie vacanze ha a che fare con motivazioni ed esigenze del tutto personali, non ultime di tipo economico. Tali scelte sono difatti precedute da tutta una serie di valutazioni, considerazioni e giudizi che rimandano ad interessi ed abitudini soggettive, che inducono a recarci in una data località piuttosto che in un’altra. Sempre più persone ad esempio, strette nella morsa dello stress urbano tutto l’anno, optano per vacanze a misura d’uomo, in campagna o in montagna, alla riscoperta di ritmi lenti e a contatto con la natura.
E’ indubbio che una semplice passeggiata tra i campi o nei boschi porti grandi benefici oltre che al corpo, alla mente, stemperando così lo stress, riducendo l’aggressività, allentando la tensione nervosa, apportando sollievo persino negli stati depressivi. L’aria tersa, il profumo dei fiori, il verde distensivo delle piante e dei prati, la contemplazione passiva dei colori infuocati di un tramonto, apportano piacevoli sensazioni di distensione mentale e rilassamento fisico, migliorando nel contempo il nostro umore ed il conseguente approccio con la realtà circostante, rapporti interpersonali inclusi. Esistono numerose prove scientifiche sugli effetti terapeutici della natura ed anche i bambini affetti da Adhd (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività), pare ne traggano vantaggio. Dei benefici di tali scenari naturali, in particolare di boschi e foreste, si parlerà ad agosto al Congresso mondiale di Seoul, Corea.
30/07/2010 La Provincia di Como Pag. 7