AIFAnewsletter n.161 anno VI del 30/07/2008
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.
1. BUONE VACANZE!!!
2. «MAZZE E PANELLE FANNO ‘E FIGLI BELLE…». MA È SEMPRE VERO? DR RAFFAELE D’ERRICO
3. PRIMO CONVEGNO REGIONALE LOMBARDIA AIFA ONLUS 20 SETTEMBRE
4. STORIE VERE: SONO UNA MADRE COL CUORE TRAFITTO
5. POESIA DI UNA MAMMA DI UN BAMBINO CON ADHD: DESIDERARE
RASSEGNA STAMPA
ARTICOLI POSITIVI
6. BIMBI IPERATTIVI COME SOTTO ‘SPEED’
7. FARMACI ILLEGALI “FUORI L’ELENCO”
8. FARMACOPOLI, OGGI NUOVI INTERROGATORI
9. LA SALUTE MATERNA E INFANTILE VISTA DAL MARIO NEGRI
10 TERAPIA IPERATTÌVA
11. I MASCHI I PIÙ COLPITI
12. MAI ALL’ULTIMO BANCO
13. IPERATTIVI, IL PROF NON LI CONOSCE
ARTICOLI NEGATIVI
14. PSICO BIMBI, NO
15. ANFETAMINE AI BAMBINI: SI RIAPRE IL PROBLEMA
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1 A nome dell’Associazione Aifa Onlus auguro BUONE VACANZE A TUTTI: a chi è già partito e ci leggerà a Settembre, e a chi ancora non è partito e sta facendo il conto alla rovescia.
Raccomando a Settembre l’interessante appuntamento a Milano per il nostro 1° Convegno Regionale in Lombardia (N° 3) molto ben organizzato da Astrid Gollner Referente della Lombardia
Vi lascio, tra le altre cose, questa bellissima lettera del Dr. Raffaele D’Errico (N°2) da leggere al mare o in montagna.
Il Dr. Raffaele D’Errico, ex Presidente dell’Aifa Onlus e attualmente Referente di Napoli, ci da molti spunti di riflessione con questa lettera dalla quale trapela la sua profonda umanità, esperienza e comprensione del problema sia come padre che come pediatra. Da leggere il libro di Daniel Pennac: “Diario di Scuola” Ed. Feltrinelli http://www.ibs.it
Patrizia Stacconi
2. «MAZZE E PANELLE FANNO ‘E FIGLI BELLE…». MA È SEMPRE VERO?
Com’è possibile che quasi la metà dei nostri ragazzi ha problemi così seri nello studio? Perché tutto questo? Asini per professione o asini-nati? La mia convinzione è che una buona parte di asini-nati è rappresentata da bambini/ragazzi/adolescenti affetti da disturbi di vario ordine e grado tali da compromettere l’apprendimento e relegarli nel grande mondo degli sfaticati, degli asini-doc. Una cosa è certa: essi soffrono! Soffrono tanto ed io lo vedo. Li osservo. Li scruto. Soffro per loro e per i loro genitori vittime anch’essi e poi giustizieri per dovere.
«Mazze e panelle fanno ‘e figlie belle. Panelle senza mazze fanno ‘e figlie pazze». E’ un vecchio detto napoletano che più o meno potremmo tradurre così:
I figli bisogna nutrirli bene ma, se è necessario, saperli anche punire altrimenti cresceranno male”!
Quale adulto non confermerebbe l’importanza di questo difficile equilibrio educativo?!
Sembrerà strano, detto poi da un pediatra, ma esistono delle eccezioni a questa regola o meglio più che eccezioni delle condizioni così misconosciute da portare l’educatore ad usare le cattive con decisione e convinzione nei confronti del piccolo ma ingiustamente. Una di queste condizioni emerge prepotentemente proprio durante l’andamento scolastico dei nostri figli, quando andiamo a valutare quello che comunemente definiamo il rendimento. Anche quest’anno al termine degli scrutini di fine anno abbiamo letto sui nostri rotocalchi, attraverso titoli altisonanti, i resoconti dell’impegno degli alunni italiani e dell’istituzione scolastica. E quasi a voler sbandierare un recupero della nostra supervisione di adulti-attenti sugli alunni di oggi, così apparentemente diversi da ieri, i giornalisti in quei giorni hanno confermato sulle loro pagine il “ritorno della severità” come un grande trionfo dinanzi all’impegno sempre più scadente dei nostri ragazzi sui banchi di scuola.
Leggiamo sull’Avvenire di martedì 17 giugno 2008:
«Debiti scolastici: severità confermata»!
E poi sotto: «I primi dati ribadiscono le percentuali degli scorsi anni: né valanga di bocciati, né promozioni regalate. Gli studenti con il giudizio sospeso variano tra il 25% e il 40%, con punte più elevate negli istituti tecnici e in quelli professionali». E giù poi la ricerca superficiale e intrigata sui perchè di questi somari, sui programmi di recupero da adottare, mentre onori e allori vengono sbandierati ai veri protagonisti: i professori e gli istituti che gareggiando inneggiano agli impegni e alle strategie con le quali sono riusciti ad ottenere, rispetto ad altre scuole, il numero di bocciati e rimandati più basso. Più o meno le statistiche parlano di un 55% di promossi, un 30% con giudizio sospeso (adesso si dice così!) e un 15% di bocciati. Il che, poi non è un dato così tranquillizzante! Com’è possibile che quasi la metà dei nostri ragazzi ha problemi così seri nello studio? Sarebbe interessante scandagliare questo mondo sommerso, ma nessuno ne parla o – a mio giudizio! – ne parla solo superficialmente al fine di trovare il solito e immutato capro espiatorio, quello che metterà tranquille le nostre coscienze. Ma che problemi ha questo 45% di “somari” che girano nelle nostre scuole? Di chi è la colpa? Il capro espiatorio è subito trovato.
“Sono ragazzi sfaticati!” “Non hanno voglia di impegnarsi!” “E’ colpa delle loro famiglie sempre più allo sfascio!” “I genitori dovrebbero vigilare di più su di loro!” “Sono fannulloni nati!”. “E’ in quinta elementare e ancora legge così male!
Per forza non capisce quello che legge! Dovrebbe leggere di più, ma evidentemente…” “E’ così disordinato!” “E’ nato proprio storto!”E talvolta, i richiami al loro dovere che non torna si riversano come un boomerang dai genitori sui figli.
“Dovrebbe imitare un po’ di più la sorella, quello sfaticato!” “E’ sempre in punizione, ma non cambia in nessun modo!”
“Lo costringo a stare seduto finché non termina i compiti, ma… è una battaglia senza fine!”. “E’ la pecora nera della famiglia!”.
Durante i bilanci di salute che faccio nei bambini in età scolare non manca mai la fatidica frase «Come va a scuola?». Non ci sono risposte di mezzo. O sento affermare con boriosa esultanza frasi come: «Va benissimo! E’ bravissimo! Non mi da nessun “problema”!», oppure è come aver toccato una ferita aperta e giù a sciorinare le drammatiche storie di un pinocchio senza vie d’uscita, d’un somaro-nato e giunto proprio in quella casa come una punizione divina per chissà quali mali da scontare! Certo, perché – a furor di popolo! – il dramma del somaro non è del ragazzo ma della sua famiglia bombardata da continui richiami dei professori a prendere i dovuti rimedi e poi messa di fronte a soluzioni che spesso non ci sono! Non è raro in queste circostanze,
alla presenza di altri fratelli o sorelle, la classica comparazione: «Non vuol far niente, mentre il fratello…!»
«Dillo al dottore che mi fai disperare sui libri… mentre tua sorella!».
«Vi devo far vedere la sua pagella e quella del fratello alla sua età!».
Un giorno un bambino di questo rango mi disse con una tristezza infinita negli occhi: «Sai, dottore… io sono cattivo!».
Qualcuno afferma che l’incidenza di somarelli è superiore ai tempi andati, quando si puniva a scuola anche fisicamente l’alunno gianburrasca o quando, per insegnargli il decoro e l’impegno gli si mettevano due orecchie da ciuchino e un cartello appeso al collo con la scritta “Sono un asino”, e poi via per tutta la scuola, a testimoniare che è vero che mazze e panelle fanno ‘e figlie belle!Personalmente, invece, sono convinto che di somarelli ce ne sono sempre stati, ma che la società di un tempo concedeva a questi disgraziati delle immediate e valide alternative. Magari diventavano bravi carpentieri, operai, imparavano presto un mestiere o andavano ad aiutare i padri nella campagna. Oggi, invece, lo studio è prioritario e nella peggiore delle ipotesi bisogna arrivare a prendere almeno un diploma! Ed è così che questi somarelli-nati rimpinzano apparentemente di più le aule delle nostre moderne scuole facendo impazzire docenti, presidi e genitori, talvolta per troppi anni. Ma perché tutto questo? Possibile che quasi la metà dei nostri ragazzi abbia “deciso” di disprezzare l’impegno prioritario necessario per costruire il proprio futuro, lasciando gli adulti a cercare affannosamente rimedi pedagogici e scolastici spesso infruttuosi? Nel mentre questi pensieri girovagavano nella mia mente, pensando che l’argomento sarebbe stato un ottimo tema per la mia Lettera aperta prima delle vacanze estive, mi sono ritrovato tra le mani un recentissimo libro edito da Feltrinelli di Daniel Pennac dal titolo Diario di scuola, una delle più intense, travolgenti e severe riflessioni sulla scuola, condotta da uno scrittore che (udite bene!) ha “militato” su entrambe le barricate. Insomma un somaro di professione che diventa professore! Leggo subito la prefazione. Diario di scuola affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo “alunni” si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli “sfaticati”, dei “fannulloni”, degli “scavezzacollo”, dei “cattivi soggetti”, insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex somaro lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d’angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell’istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel “mal di scuola” che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d’imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima – secondo Pennac – i giovani di oggi come quelli di ieri. Alla luce di questa lettura le mie riflessioni-convinzioni si sono andate rinforzando e ogni pagina le ha arricchite con le storie personali dell’autore terminate con una vittoria che lascia però l’amaro in bocca. Ci tiene a sottolineare senza rancori, il somaro diventato professore, ciò che va sempre più prendendo piene nella mia mente: «La paura fu proprio la costante di tutta la mia carriera scolastica: il suo chiavistello. E quando divenni insegnante la mia priorità fu alleviare la paura dei miei allievi peggiori per far saltare quel chiavistello, affinché il sapere avesse una possibilità di passare». mentre noi ci rigiriamo nei meandri della sociologia e della pedagogia Daniel Pennac grida forte la verità più grande: «Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?». Ai miei tempi sentivo spesso citare questa frase: “Ciuccio e presuntuoso”, come a dire che quell’atteggiamento del somaro spesso spavaldo, attaccabrighe, di colui che invece di restare con due piedi in una scarpa si permette il lusso di comportarsi anche male in aula, fosse il coronamento del ciuccio doc, senza pensare invece – come sottolinea l’autore del libro – che quell’atteggiamento è solo una difesa e una ricerca di attenzione e di amore. Nessun avvenire.
Bambini che non diventeranno. Bambini che fanno cadere le braccia.
Alle elementari, alle medie, poi al liceo, ci credevo anch’io, vero come l’oro, a questa esistenza senza avvenire.
E’ addirittura la prima cosa di cui si convince il ragazzo che va male a scuola. “Con dei voti del genere, cosa puoi sperare?”“Credi di poter andare in prima media? (in seconda, in terza, in primo liceo…)
“Quante probabilità hai secondo te di essere promosso alla maturità, fammi un favore, calcola tu stesso le probabilità, su cento, quante?”.
Ecco, sarebbe lungo continuare sugli aspetti psicologi di questi somari-nati, ma una cosa è certa: essi soffrono! Soffrono tanto ed io lo vedo. Li osservo. Li scruto. Soffro per loro e per i loro genitori, vittime anch’essi e poi giustizieri per dovere!Una volta una mamma mi disse: «Io so che lui non lo fa apposta, ma i professori mi dicono che è solo un grande sfaticato! Allora lo punisco, ma il mio cuore dice che sbaglio…».
Sì, ma allora perché questi asini? Eppure sono così intelligenti “quando vogliono”? Per rispondere devo fare il medico, così come mi hanno insegnato all’Università. Per cui esco dalla psicologia ed entro nel mondo della letteratura scientifica dove contano le ricerche e i numeri. E mi domando: Asini per professione o asini-nati? Per abbozzare una risposta riporto alcuni dati accessibili a tutti sul Dossier pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2005 con il titolo “Child and Adolescent Mental Health Policies and Plans”, tradotto in lingua italiana, che chiunque potrà leggere per esteso a questo link
«Studi su base comunitaria hanno evidenziato che la prevalenza generale dei disturbi psichiatrici in età evolutiva è del 20% circa in vari contesti nazionali e culturali (Bird, 1996; Verhulst, 1995)». Il che significa, tradotto terra terra, che 2 alunni su 10 sono affetti da disturbi mentali: 4 alunni per ogni aula di 20 studenti. Impossibile?! Dove sono?! Mai visti?!
Una ricerca del 2002 condotta in Italia su pre-adolescenti tra 10 e 14 anni (Progetto Prisma, Progetto Italiano sulla Salute Mentale degli Adolescenti), ha messo in luce e ribadito dati internazionali già noti agli addetti ai lavori e cioè che il 9,1% di questi nostri ragazzi (detto campione dello studio) è affetto da un disturbo psichico, cioè da almeno uno di quei disturbi che rientrano nella classificazione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. In particolare, oltre il 7% soffriva di ansia, il 5% aveva un disturbo ossessivo-compulsivo, il 12% un disturbo post traumatico da stress, il 9,1% agorafobia (la paura degli ambienti ampi), il 9,5% “fobie sociali” e meno dell’1% soffriva di disturbo depressivo; meno del 2% di ADHD (Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività); circa l’1% di un disturbo della condotta.
Ma la cosa più sorprendente è che secondo altri studi presenti nell’ultimo rapporto Eurispes-Telefono Azzurro (fine 2007), il rischio di sviluppare un problema psichiatrico secondario è molto elevato tra i minori con disabilità persistenti (fino all´80%). Questo significa due: che la presenza di un disturbo predispone alla possibilità di svilupparne un altro, ma anche che il mancato riconoscimento di un disturbo psichico, anche se lieve, comporta un alto rischio di sviluppare una disabilità secondaria come conseguenza del disturbo primario e dei suoi risvolti psicologici, relazionali, cognitivi e di apprendimento.
Studi recenti – continua il report dell’OMS – hanno evidenziato che molti disturbi mentali dell´età adulta sono stati preceduti da disturbi dell´età evolutiva-adolescenziale oscillando tra il 30 e il 70% la percentuale di coloro che, manifestando un disturbo psichiatrico da adulti, ha già avuto un problema neuropsichiatrico in età evolutiva. Ora è importate sottolineare che quando parliamo di disturbi psichiatrici ci riferiamo ad una gamma notevole di disturbi che non sempre sono palesemente chiari ed evidenti come può essere la schizofrenia o il ritardo mentale grave o l’autismo, mentre quello che vediamo spesso è solo la conseguenza psicologica, comportamentale di una difficoltà misconosciuta. Mi spiego. Se io non posso correre perché ho un arto fratturato e nessuno se ne accorge e mi tormentano dalla mattina alla sera dicendomi che devo impegnarmi di più, che non è possibile che tutti i miei coetanei corrano e che io non faccia niente per fare lo stesso, che sono una persona sana e intelligente per cui non c’è nessun motivo per cui non debba saper correre, alla lunga sarò attanagliato da quelle continue frustrate psicologiche che mi convinceranno che sono proprio marcio, che non valgo nulla. La mia autostima sarà sempre più a terra e il mio comportamento sempre più aggressivo o alternativo per la rabbia che covo dentro.
Ecco! Tutto questo per dire la mia convinzione: una buona fetta di asini-nati è rappresentata da bambini/ragazzi/adolescenti affetti da disturbi di vario ordine e grado tali da compromettere l’apprendimento e relegarli nel grande mondo degli sfaticati, degli asini-doc.
Cesare Cornoldi è uno dei maggiori esperti italiani nel campo dei disturbi specifici dell’apprendimento (DAS). L’ho conosciuto alcuni anni fa quando mi occupavo del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD).
Sono certo che se il genitore o l’insegnante di un asino-doc aprisse un suo testo rimarrebbe di sasso! Provate solo con questo assaggio
Il 4% dei bambini in età evolutiva ha un disturbo significativo dell’attenzione/memorizzazione. Il 3% è dislessico. Poi ci sono i disgrafici, i discalculi, i disortografici. Se mettiamo che il 40% di questi ha associato almeno un altro disturbo (ansia, depressione, fobia, ritardo mentale lieve, della condotta, oppositivo/provocatorio), rimarremmo esterrefatti dinanzi a questi somari che vogliono correre ma non ce la fanno e non hanno nessuna colpa!
E’ sorprendente osservare che i giornali abbiamo riportato un’incidenza nazionale di bocciati del 15%. Se confrontiamo questo dato con l’incidenza OMS di disturbi mentali in età evolutiva (20%) dovremmo rimanere per lo meno interdetti e aprire una riflessione più seria e ampia su questo capitolo.
Ho anche una risposta del perché siano proprio gli studenti degli istituti professionali quelli ad andare peggio a scuola. Ai miei tempi sentivo affermare che in questi istituti si dirigevano gli alunni che non avevano voglia di studiare! Oggi dico che lì sono costretti a dirigersi quelli che noi definiamo asini di professione e che invece, in buona percentuale, potrebbero essere affetti da disturbi misconosciuti che non vediamo, non riconosciamo.
Se a tutti attanaglia e contrae il cuore leggere articoli che di tanto in tanto ci raccontano la tragedia di alunni suicidatisi dopo aver letto i risultati negativi dei loro scrutini, personalmente sento un dolore ancora più grande perché rimango fermamente convinto che questi asini-nati e non di professione non hanno colpe e nelle conseguenze della loro deriva umana e spirituale dovremmo interpellarci tutti con molta molta più attenzione. Qesti asini-nati avrebbero bisogno di essere veramente aiutati, sostenuti, amati, curati proprio secondo gli insegnamenti di Don Lorenzo Milani che ogni mattina quando entrava nella sua scuola di Barbiana ricordava a se stesso il motto della sua vita «I Care», “mi prendo cura di te”! Racconta Pennac nel suo Diario di scuola: «Ero negato a scuola e non era mai stato altro che questo. Il tempo sarebbe passato, certo, e poi la crescita, certo, e i casi delle vita, certo, ma io avrei attraversato l’esistenza senza giungere ad alcun risultato. Era ben più di una certezza, ero io. Di ciò alcuni bambini si convincono molto presto e se non trovano nessuno che li faccia ricredere, siccome non si può vivere senza passione, in mancanza di meglio sviluppano la passione del fallimento». Non per tutti questi asini-nati ci sarà allora una svolta come per lui, “asino a scuola professore nella vita”; per tanti di essi e per le loro famiglie spesso resterà solo l’amarezza dell’incomprensione, la rassegnazione e, talvolta – ahimè! – la disperazione. Questa lettera la trovi anche sul sito alla pagina www.pediatric.it\lettere080718.htm
Un caro saluto!
Raffaele D’Errico Pediatra
3. 1° CONVEGNO REGIONALE LOMBARDIA A.I.F.A. Onlus SABATO 20 SETTEMBRE 2008
ADHD Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività
UN DISTURBO CONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO!!!
Contributo alla Settimana Europea dell’ADHD
Convegno per genitori, insegnanti, operatori sanitari e sociali
SABATO 20 SETTEMBRE 2008
ORE 08.30
Milano – Istituto Don Calabria Via dei Missaglia, 117 www.doncalabriamilano.it
consultare il sito dell’Istituto Don Calabria per le indicazioni stradali
Patrocinio concesso da:
Consiglio Regionale della Lombardia
Regione Lombardia Sanità
Provincia di Milano
ACP Associazione Culturale Pediatri
Mario Negri Istituto di ricerche farmacologiche
SINPIA Società Italiana Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza-Lombardia
Ufficio scolastico provinciale di Milano
Per la partecipazione è necessaria l’iscrizione. Richiedere il modulo di iscrizione a: ‘; document.write( ‘<a ‘=”” +=”” path=”” ‘\”=”” prefix=”” addy51981=”” suffix=”” attribs=””>’ ); document.write( addy_text51981 ); document.write( ‘<\/a>’ ); //–> tel. e fax 0332 425436<a ‘=”” +=”” path=”” ‘\”=”” prefix=”” addy51981=”” suffix=”” attribs=””>
Programma
h 08:30 Registrazione
h 09:00 Apertura del Convegno Modera la Dott.ssa Francesca Sgroi, psicologa
h 09:10 ADHD: caratteristiche cliniche e funzionali – Dott. Massimo Molteni NPI, Dir. San. IRCC Medea, Bosisio Parini
h 09:50 L’ADHD e la situazione dei Servizi in Lombardia – Dott.ssa Antonella Costantino, Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena,Milano
h 10:30 La Terapia Multimodale – il percorso terapeutico previsto dal Registro Nazionale dell’ADHD – Dott. Maurizio Bonati, Ist. Ric.Farm. Mario Negri, Milano
h 11.10 Coffee break
h 11:40 La Proposta terapeutica del Centro di Riabilitazione Equestre Vittorio di Capua di Milano – Dott.ssa Maria Pia Onofri, Neuropsichiatra Infantile, Pediatra, docente NPI Università di Urbino
h 12:20 La Legge 104 – i diritti degli alunni ADHD a scuola – Dott.ssa Carla Ponterio, giudice
h 13:00 Pausa pranzo
h 14:30 Le Strategie Scolastiche per alunni ADHD e non – Dott.ssa Lucia Cento, pedagogista
h 15:10 Aspetti di comorbilità dell’ADHD in condivisione con la Sindrome di Tourette – Dr. Gianfranco Morciano, Pedagogista Presidente “Associazione Sindrome di Tourette siamo in Tanti”.
h 15:50 Intervallo Durante l’intervallo verrà proiettato il nostro dvd documento sulla vita di un bambino affetto da ADHD “Quando gli aeroplanini sono arancioni…”
h 16:20 Il modello di riabilitazione Canadese per adolescenti con gravi problematiche di condotta – Prof.a.c. Enzo D’Alessandro, M.D.,Specialista in psichiatria Italia e presso il ROYAL COLLEGE OF PHYSICIANS CANADA
h 17:00 Discussione finale
h 17.30 Chiusura lavori
4. SONO UNA MADRE COL CUORE TRAFITTO,
Sono una madre col cuore trafitto, e il disgusto che la situazione in cui ci troviamo ad affrontare tracima da ogni cellula del mio essere. La scuola e la società non sono ancora pronti a riconoscere la tipologia del disagio di mio figlio come realmente invalidante dal punto di vista relazionale, di integrazione nel mondo della scuola e, domani, in quello sociale e lavorativo, è più comodo volgere lo sguardo altrove quando si viene a contatto con la gestione di bambini e giovani affetti da ADHD ovvero Sindrome da Deficit dell’Attenzione con o senza Iperattività Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. E’ bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino. L’ADHD è un vero problema, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. E’ un problema che genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino. Mio figlio è un ragazzino di 13 anni. Chi lo conosce sa che è un bambino vivace, spesso turbolento, impegnativo e intelligente, che se vuole sa essere rispettoso dei più deboli ed educato. Qui però casca l’asino: “Se vuole”…”Quando vuole”….Il problema è che lui vuole troppo e pensa veloce, anche quando dovrebbe riflettere per agire in modo socialmente accettabile. A., che ha frequentato la classe seconda della Scuola Media a ………, da quest’anno è certificato per il suo disagio, e la scuola ha usufruito di quattro ore di sostegno settimanali, e nonostante ciò è stato bocciato. È successo tutto senza aver contattato la famiglia entro termini dettati dall’etica professionale più che da una normativa. La veridicità della diagnosi è stata spesso contestata continuandola a scambiare per maleducazione e strafottenza, nonostante l’ultima provenga da un centro molto rinomato, specializzato in Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. In qualità di madre, spesso ho ritenuto di aver commesso alcuni errori, primo fra tutti, quello di aver creduto di doverlo tenere nel “nido” ancora per un po’, senza cominciare a dargli quell’autonomia, più che altro psicologia, che gli permetta di imparare a misurare le proprie forze, di riconoscere i propri limiti e le proprie potenzialità. Mio figlio ha tentato di farlo lo stesso, perché così è nella sua natura e nelle componenti del “modo d’essere diverso”, ma io sono sempre stata lì, pronta a cogliere i primi segnali d’allarme e cercare di porvi rimedio. Mio figlio non ha imparato a misurare le proprie forze,a riconoscere i propri limiti e le proprie potenzialità. Si è puntualmente messo nei guai e puntualmente noi genitori siamo accorsi in suo aiuto. Solo le famiglie con un figli ADHD può comprendere quanto sia faticoso combattere quotidianamente con i loro atteggiamenti sempre al limite dell’aggressione, del rifiuto, della non accettazione delle regole, comportamenti che spesso sono i primi a percepire come “sbagliati” ma sono incapaci di prevenire, ed e per questo motivo che si sentono così inadeguati. Alla luce di quanto è successo, talvolta mi è sorto il dubbio sul fatto che forse avrei dovuto pormi più dalla parte di una madre attenta sì, ma più spettatrice, perché il protagonista della sua storia di vita è lui, mio figlio, individuo unico e irripetibile, forte e fragile allo stesso tempo. Spettatrice si, invece spesso, troppo spesso ho dovuto essere regista dei problemi contingenti che si creavano a scuola, troppo speso ho dovuto salire le scale, chiamata dai docenti che dividono il mio ordine di scuola da quello del mio “Pierino la peste” per suggerire, rafforzare, proporre i comportamenti adeguati che gli insegnanti, irritati, non riuscivano a trovare. Da ora io gli fornirò le armi per combattere la battaglia per la conquista di un posto nel mondo, e lo aspetterò a casa per dargli conforto e consiglio quando lui me lo chiederà e sarò per lui solo la “mamma”. Si può sbagliare per troppo amore? Taluni pensano di si, ma io credo di aver peccato di eccesso di attenzioni, perché ho sempre pensato che mio figlio ne avesse bisogno più degli altri, a causa dell’ADHD, della sua impetuosità, della sua impulsività, della sua gran fatica a portare a termine gli impegni, di qualsiasi tipo questi fossero. Da domani ricomincio da capo un nuovo capitolo della nostra storia, nell’ultimo atto della vecchia commedia. Abbiamo avviato un ricorso contro la non ammissione alla classe terza, ma non c’è un margine sufficientemente ampio di possibilità di vincerlo, perché gli insegnanti hanno sempre verbalizzato quello che non hanno fatto e non è dimostrabile in quanto non ho mai scritto lettere di protesta “protocollate” o fatto raccomandate e non lo ha fatto neppure l’A.S.L. Per me, però, la faccenda è ancora aperta anche perché, grazie alla Gelmini, come avrete saputo, per i comportamento si potrà respingere un alunno: vi immaginate quelli col disturbo oppositivo provocatorio? saranno colpite anche quelle situazioni come la mia e di altre famiglie attente ai problemi dei figli. credete che faranno distinzioni quelli che neppure credono che l’ A.D.H.D. Esista? si farà di tutta l’erba un fascio e ci rimetteranno, come sempre i più deboli, perché ritengo che chi se ne frega dei propri figli. continuerà pacificamente a farlo. Questa è pura follia. Nei verbali risultavano solo consigli, non rimostranze o puntualizzazione sulla loro inadempienza, tutto per favorire il clima sereno, di collaborazione e di fiducia…alla faccia della fiducia!! Mi auguro che la nostra esperienza servirà come monito alla “Scuola disattenta”. Questa è una scuola che si vuole lasciare alle spalle i veri problemi dei ragazzi, quelli che appaiono solo come fastidi, mascherando questa discutibile manovra, come azione mirata al recupero delle competenze dei ragazzi, senza avervi posto rimedio in corso d’anno, quando si poteva intervenire efficacemente evitando di arrivare ad una rottura definitiva e ad un trauma psicologico come quello che stiamo vivendo in questi giorni. Abbiamo quindi iscritto mio figlio in un’altra scuola del territorio, ma iniziando a muovere i primi passi verso quello che io ritengo sia un atto di giustizia nei confronti di mio figlio, ci siamo accorti che qualcosa non funziona…un adolescente che non ha gli strumenti necessari per raggiungere autonomamente gli obiettivi formativi come altri ragazzi”diversi da lui” in quanto capaci di interiorizzare regole, metterle in atto al momento opportuno e organizzare un metodo di studio efficace, non li avrà neppure il prossimo anno se ripeterà la seconda media, quindi a cosa serve respingerlo?. gli avvocati non hanno trovato”vizi di forma” gli unici contestabili, ma so per certo che molte azioni omesse o commesse da quei docenti, sono frutto di un’assoluta incapacità di educare e formare le giovani menti dei ragazzi che varcano la soglia di quell’Istituto. Molti posso testimoniare la veridicità e la consistenza delle mie affermazioni, eppure quegli insegnanti, continueranno ad insegnare e, probabilmente, a recare danni ad altre personalità in evoluzione. Io continuerò a lottare e se non sarà stato mio figlio a “vincere” contro di loro, mi auguro comunque, di aver spianato la strada alle famiglie dei bambini certificati come il mio, che sapranno di poter contare su di una normativa chiara che, se applicata, fornisce strategie operative utili ad affrontare un percorso di vita adeguato alla connotazione del disagio, evitando tutte quelle frustrazioni di percorso che oggi appaiono insormontabili o di difficile risoluzione.
Lettera firmata
5.POESIA DI UNA MAMMA DI UN BAMBINO CON ADHD: DESIDERARE
Desideravo un compagno e l’ho avuto
Desideravo un figlio e l’ho portato in grembo
Desideravo che fosse bello, ed era meraviglioso
Desideravo che mi amasse e lui mi adora
Ma un granello di sabbia si è inserito nella mia felicità
La sua vita ha rischiato e rischia di spezzarsi cosi’ come si spezzerebbe il mio cuore a vederlo
soffrire ancora
Una goccia del suo sangue sarà la mia,
L’emozione di un momento passerà anche attraverso di me,
La sua vita sarà lieta e allieterà anche la mia
Ora desidero soltanto riuscire a donargli nuovamente la vita
Genova, 7 Maggio 2008
Paola I.
ARTICOLI POSITIVI
6. BIMBI IPERATTIVI COME SOTTO ‘SPEED’
(ANSA) – – ROMA, 8 LUG – Il cervello dei bimbi con la sindrome dell’iperattivita’ sembra andare ‘veloce’ come fosse sotto l’effetto di ‘speed’, un’anfetamina. Aurelio Galli del Vanderbilt Medical Center di Nashville (Usa) ha scoperto in due fratellini entrambi con l’ADHD un difetto nella proteina trasportatrice della dopamina, una molecola che ‘attiva’ il cervello. Il trasportatore difettoso si muove al contrario e riversa un eccesso di dopamina all’esterno dei neuroni, dove la molecola ‘iperattiva’ il cervello.
08/07/2008
Commento del dott. Samuele Cortese:
queste righe presentano i risultati in modo molto semplicistico e “giornalistico”, con lo scopo di far show più che informazione scientifica…non vi e’ il riferimento alla pubblicazione quindi non è possibile entrare piu’ nel dettaglio……
7. FARMACI ILLEGALI “FUORI L’ELENCO”
ROMA Disastro colposo per la messa in commercio di decine di medicinali non perfetti: è questo il secondo filone dell’inchiesta della procura di Torino sull’attività dell’Agenzia italiana per il farmaco che nei giorni scorsi ha portato a 8 ordini di custodia cautelare per corruzione. L’Adusbef , intanto chiede, al ministro della Salute di pubblicare sul sito e con appositi comunicati i marchi dei farmaci oggetto del secondo filone d’inchiesta Lo scopo? “Rassicurare tanti cittadini allarmati dall’ennesimo episodio di corruzione che caratterizza ciclicamente la Sanità”. Mettere in commercio decine di medicinali non perfetti come antibiotici, psicofarmaci, antidepressivi, antiasmatici, come quelli oggetto dell’inchiesta “è un reato odioso che può mettere a repentaglio la salute dei cittadini” è l’accusa lanciata dall’associazione.
26/05/2008 City
8. FARMACOPOLI, OGGI NUOVI INTERROGATORI
Scandalo ai vertici dell’Aifa: il pool di Guariniello ipotizza il reato di disastro colposo
Riprenderanno oggi in Procura gli interrogatori dei consulenti della case farmaceutiche arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulle mazzette ai funzionari dell’Agenzia italiana per il farmaco. Il reato ipotizzato dal pool del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello è disastro colposo per la messa in commercio di decine di medicinali non perfetti: tra le figure al vaglio dei magistrati spicca il direttore generale dell’Agenzia, Nello Martini, il cui nome compare nel registro degli indagati. I prodotti – alcuni in circolazione, altri ancora in attesa di essere autorizzati – nel mirino dei pm sarebbero almeno una trentina: psicofarmaci, antibiotici, diuretici, antipertensivi, antiasmatici a base di principi attivi che, scaduti i canonici dieci anni del brevetto, dovevano essere nuovamente sperimentati con tutti i crismi, ma che sono stati proposti con modalità poco convincenti. Una serie di test, svolti di concerto con la commissione istituita dal sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio, sono stati disposti per capire se ci sono rischi per i consumatori e se, in questo caso, bisogna procedere ai sequestri. Per ora tuttavia gli accertamenti non hanno evidenziato pericoli per la salute dei cittadini.
26/05/2008 Leggo
9. LA SALUTE MATERNA E INFANTILE VISTA DAL MARIO NEGRI
MILANO – In età pediatrica l’associazione amoxicillina-acido clavulanico è il farmaco più prescritto in Italia, seguito dalla sola amoxicillina e dal beclometasone. Quest’ultimo principio attivo però è il più prescritto nei bambini di età inferiore a un anno: circa un quinto dei piccoli riceve almeno una confezione di questo medicinale. Sono i dati, relativi all’anno 2006, prodotti dal progetto Arno-pediatria, frutto della collaborazione tra il Laboratorio per la salute materno- infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano e il Cineca di Bologna. Al progetto partecipano decine di Asl con un campione esaminato superiore a mezzo milioni di under-14. «Un totale di 15 farmaci – rilevano i responsabili del Mario Negri – copre i bisogni più frequenti, indipendentemente dall’età». Dati di estremo interesse che rientrano tra i fiori all’occhiello del Laboratorio per la salute materno infantile, diretto da Maurizio Bonati. Il rapporto 2007, consultabile on-line (www.marionegri.it/mn/it/sezioni/dipartimenti/lablnfo60/ progetti.html) testimonia l’intensa attività del Laboratorio. Ricordiamo il libro “Psicofarmaci in allattamento”, una guida basata sulle evidenze, che colma le numerose lacune dei foglietti illustrativi; l’impegno all’interno del comitato scientifico che ha stilato il protocollo del registro nazionale Adhd, per il monitoraggio di metilfenidato e atomoxetina; la valutazione dell’uso offlabel dei farmaci in pediatria e il monitoraggio delle reazioni avverse che rientrano tra i compiti del Gruppo di lavoro Aifa “Farmaci e bambini”.
19/06/2008 Corriere Medico
10. TERAPIA IPERATTÌVA
PEDIATRIA
E dimostrare): almeno negli animali il metilfenidato, meglio noto come Ritalin, il farmaco per la cura del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (Adhd) al centro da anni di polemiche furibonde, può modificare lo sviluppo del cervello dei più piccoli; i cambiamenti regrediscono con la sospensione della terapia, ma la loro influenza sul lungo periodo, soprattutto nell’età evolutiva, non è nota. La ricerca che ha dimostrato gli effetti del farmaco sul sistema nervoso è stata pubblicata sul “Journal of Ncuroscience” ed è stata coordinata da Teresa Miller, del Weill Cornell Medicai College di Boston. I ricercatori hanno trattato i neonati di ratto con una dose piuttosto alta di Ritalin, somministrato due volte al giorno per via intramuscolare. Dopo circa un mese hanno sospeso la terapia e verificato, oltre al comportamento (che è risultato migliorato analogamente a quanto accade nei bambini), l’anatomia del cervello, che nel frattempo aveva continuato a svilupparsi (l’età raggiunta, a quel punto, era paragonabile all’adolescenza dell’uomo). Sono emerse modifiche importanti in zone coinvolte nella libido, nell’appetito, nell’apprendimento e nel comportamento, tutte scomparse alcune settimane dopo la sospensione della cura. Molte le cautele degli autori: perché si tratta di animali, e perché dosaggi e vie di somministrazione non sono del tutto sovrapponibili a quelle usate abitualmente. Chiaro il messaggio, secondo la Miller: «Fino a quando non ne sapremo di più, se proprio non si può evitare, la terapia va effettuata per brevi periodi e deve essere supportata prima e sostituita poi da un approccio comportamentale”. A una conclusione analoga è giunto un altro studio, uscito su “School Psychology Revievv”, nel quale i neuropsichiatri dell’Ospedale pediatrico di Filadelfia hanno dimostrato per la prima volta, su 135 bambini fra i tre e i cinque anni con Adhd seguiti per cinque anni, che l’unica cura che funziona è quella comportamentale, soprattutto se personalizzata e integrata con un supporto alla famiglia e agli insegnanti: sono infatti risultati in netto e duraturo miglioramento tutti gli indici che descrivono la malattia. Agnese Codignola Foto: Nella foto a sinistra: disegno al computer di una arteria colpita da trombosi
20/06/2008 L’Espresso
11. I MASCHI I PIÙ COLPITI
E quelli di campagna soffrono di meno
La ricerca
Conoscere per intervenire. Questo l’obiettivo di “La testa altrove-indagine sul disturbo da deficit di attenzione ed iperattività”, realizzata nelle scuole elementari della Vallagarina in Trentino. Vi ha partecipato il 25% dei 1.349 alunni iscritti ai 6 istituti che hanno aderito alla ricerca, dopo la richiesta di consenso da parte dei genitori. Circa 300 bambini raggruppati in 2 fasce di età: 6-8 anni e 9-11 anni. L’indagine fotografa per la prima volta scientificamente la diffusione del disturbo nella regione «In Italia sono stati condotti studi su piccoli numeri che non hanno consentito di stimare con precisione la prevalenza del disturbo nel nostro paese», spiegano all’associazione italiana famiglie Adhd. Dal 1993 le ricerche sono state 6 a Firenze, Perugia, Torino, Roma, Cesena e in Friuli Venezia Giulia. Di impronta più nazionale quella del 2007 (Nobile, Alberti, Zuddas) su 2.414 casi raccolti in oltre 29 scuole delle province del Nord (Como, Lecco), Centro-Isole (Nuoro) e Sud (Bari) Italia. Con questo studio sono stati raffrontati i dati raccolti in forma anonima in Trentino. I questionari sono stati somministrati individualmente a genitori e insegnanti. I docenti sono stati interrogati su oppositività, problemi cognitivi, iperattività, ansia-timidezza, perfezionismo, problemi sociali degli studenti. Ne sono emerse differenze significative rispetto al campione nazionale. L’incidenza dell’Adhd sarebbe più bassa: poco più del 2%, la metà della media italiana. Indice di una minore incidenza del disturbo. Unici aspetti in cui i bambini langarini sembrerebbero avere livelli più alti sono l’ansia timidezza ed il perfezionismo. In linea con i dati nazionali, il disturbo colpisce più i maschi delle femmine. Non emergono differenze significative tra le zone rurali e urbane, tuttavia i ragazzi delle aree di campagna mostrano punteggi più bassi, quindi, minore disagio. Il ragazzo va stimolato e non abbandonato
12. MAI ALL’ULTIMO BANCO
I consigli: I bambini iperattivi sono l’incubo delle maestre che non sanno più cosa inventarsi per contenerne il comportamento. I docenti sono privi di adeguati strumenti culturali per poter comprendere il disturbo e intervenire efficacemente. Eppure strategie psicopedagogiche appropriate possono favorire un miglioramento dei ragazzi anche all’80%. Lo spiega Domenico Nardella, psicologo clinico. «Occorre», afferma, «una formazione emotiva e pedagogica dei docenti che gli fornisca un piano d’intervento ben definito e consolidato». Una vera strategia a 360 gradi. Iniziando dall’organizzazione della classe. Il ragazzo iperattivo/disattento non dovrebbe sedere all’ultimo banco, né vicino alla finestra, al cestino, a compagni rumorosi, tutte fonti di distrazione. Sconsigliabile anche una zona priva di stimolazioni: per trovare situazioni nuove diventa più iperattivo. L’ideale è il primo banco, dove maggiore è il contatto oculare con l’insegnate, la tecnica più efficace per controllare l’attenzione del bambino. Nel gestire le lezioni è bene essere chiari e semplici e accorciare i tempi di lavoro. Aiutare il ragazzo ad individuare le parti più importanti del testo, invitando a sottolinearle. Attività che insieme al riscrivere le domande contribuisce a contenere l’impulsività. Rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità, ad esempio con i lavori di gruppo o trasformando in gioco le correzioni dei compiti e il ripasso mnemonico; infatti, i bambini Adhd hanno prestazioni peggiori quando i compiti sono ripetitivi e noiosi. Utile insegnare l’ordine, iniziando dal materiale didattico. Capitolo a parte la gestione del comportamento. E’ molto importante far capire agli studenti impulsivi le conseguenze positive e negative dei loro comportamenti, a quelli iperattivi/disattenti i comportamenti adeguati e quelli inopportuni. Meglio rinforzare e premiare gli atteggiamenti positivi che punire i negativi.
13. IPERATTIVI, IL PROF NON LI CONOSCE
Gli esperti denunciano: i nostri consigli spesso disattesi
Una indagine in Trentino sulle scuole primarie: c’è un bimbo ipercinetico in ogni classe Pagina a cura di Emanuela Micucci
In classe non riesce a stare fermo. Parla con i compagni, gioca. Scatta sulla sedia per rispondere alle domande. Si distrae facilmente, è poco attento. Spesso dimentica il quaderno. Il rendimento scolastico ne risente. Si direbbe che è il tipico alunno vivace, irrequieto e svogliato. Marco, invece, è uno degli alunni Adhd . Bambini con deficit d’attenzione e iperattività ignorati dalla scuola italiana. Come emerge da una ricerca sulla scuola primaria del Trentino presentata venerdì scorso (info su il sito www.iprase.tn.it). Il disturbo neurobiologico cronico, caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria, «si manifesta con la massima prevalenza proprio in età scolare e nell’ambiente classe», spiega Domenico Nardella, presidente dell’associazione pedagogisti clinici di Torino. Secondo i dati dell’apposito gruppo di lavoro dell’istituto superiore di sanità (Iss) ne è colpito il 4% degli studenti. Ogni 25 alunni ci sarebbe un bambino Adhd: 1 in ogni classe. Eppure il fenomeno spesso è sconosciuto dagli insegnanti, la diagnosi tardiva e gli interventi inadeguati. Soprattutto a scuola. I ragazzi però in classe affrontano problemi complessi nella relazione con i compagni e nell’apprendimento. «Il coinvolgimento dei docenti è parte integrante ed essenziale del percorso terapeutico multidisciplinare del bambino», sottolinea Pietro Panei del gruppo Adhd dell’Iss, «la sua motivazione, la creatività e l’abilità è importante per catturare l’attenzione e coinvolgere il bambino». Ma i docenti non sono sensibili al disturbo. L’ultima conferma arriva dai risultati dell’indagine epidemica “La testa altrove”, appena conclusa nelle elementari della Vallagarina e pubblicata dall’Iprase del Trentino. Uno studio promosso dal Lions Club Rovereto Host e dall’università di Trento in tutti gli istituti comprensivi del territorio, che si basa su un campione di 291 bambini di 6 scuole elementari. Oltre ad offrire il primo studio sistematico dell’incidenza del disturbo in Trentino, la ricerca permette di fare alcune considerazioni sulla conoscenza e la consapevolezza delle problematiche dell’Adhd del mondo della scuola. Tranne alcuni casi, infatti, i livelli di partecipazione delle istituzioni scolastiche allo studio sono stati più bassi di quelli dei genitori. Non tutti i dirigenti e i docenti sono apparsi motivati a partecipare all’indagine. «Il dato deve aprire un dibattito», spiega Fulvio Campolongo, il presidente della società medica roveretana promotore dell’indagine, «considerando che a livello nazionale è sempre più frequentemente diagnosticato il disturbo Adhd e, quindi, dovrebbero essere meglio sfruttate tutte le opportunità di avere maggiori informazioni sul disturbo». Lo scopo della ricerca è sensibilizzare docenti e famiglie a una maggiore e profonda conoscenza del fenomeno e, mettendo a disposizione dati raggruppati per scuola, fornire un ausilio per i presidi che intendano mettere a punto interventi mirati nei loro istituti. Un appropriato atteggiamento degli insegnanti con il bambino disattento/iperattivo ha, infatti, un forte impatto sulla modificazione del suo comportamento. Occorre, dunque, informare e formare i docenti sulle tecniche pedagogico-cliniche e psico educative che favoriscono la relazione col bambino Adhd. «Purtroppo i suggerimenti dello psicopedagogista conferma Gian Marco Marzocchi, psicologo dell’età evolutiva della Bicocca di Milano ed esperto di Adhd, «non sempre vengono accettati di buon grado dalle insegnanti che li percepiscono come giudizi di scarsa competenza educativa. A volte si verificano episodi di sabotaggio dei consigli dello psicologo: vengono applicati malamente allo scopo di dimostrare la loro inefficacia». Creare una nuova cultura sul problema Adhd è l’unico modo per modificare questi atteggiamenti negativi e per arrivare ad un clima di collaborazione che accompagni il bambino durante il suo difficile itinerario nella scuola e poi nella vita. Significa puntare su un ruolo del docente come agente di cambiamento, attraverso una sua ridefinizione personale/professionale e contestuale che trascende ogni tecnica didattica e psicopedagogia. «Certe volte si può pensare di aver fatto tutto il possibile ma in alcuni casi », incoraggia Nardella, «strumenti e tecniche, pur validi, sono stati forse usati in modo inappropriato o per un tempo non sufficiente. Ogni cambiamento è progressivo e graduale e l’abilità dell’insegnante consiste nell’incoraggiarlo».
24/06/2008 Italia Oggi
ARTICOLI NEGATIVI
14. PSICO BIMBI, NO
Egregio direttore, un fulmine a ciel sereno parte da Milano: Un appello per la tutela dei bambini! Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, un’organizzazione no profit che opera a difesa dei diritti umani nel campo della salute mentale, ha inviato tremilacinquecento petizioni contro i test psicopatologici e gli psicofarmaci ai bambini all’ On.le Ministro Sacconi e per conoscenza al Presidente del Senato , al Presidente e all’ Assessore alla Salute della Regione Lombardia. Nel 1986 il CCDU, ha ricevuto menzione speciale in un rapporto della Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite (ONU) in cui si dichiarava: “il CCDU è stato fautore di molte importanti riforme”. Sono state sconfitte almeno 30 proposte di legge (ora più di 200) in tutto il mondo, che altrimenti avrebbero represso i Diritti dei pazienti o avrebbero dato alla psichiatria il potere di internare gruppi e individui contro la loro volontà. Il 17 dicembre 2005 la sede internazionale ha avuto il dono della bandiera americana a firma Brad Sherman del Congresso Americano e ciò rappresenta in USA un alto riconoscimento onorifico. In Italia, negli anni ’80, il CCDU è stato la forza motrice che spinse vari parlamentari italiani ad ispezionare diverse istituzioni psichiatriche, rivelando al pubblico gli orrori che venivano via via scoperti. Più recentemente, in collaborazione con altre associazioni che condividono questi fini benevoli, e con il patrocinio del Segretariato Sociale della RAI e del CODACONS, ha organizzato la campagna d’informazione “Perché non accada anche in Italia”, centrata sull’argomento del cosiddetto “Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività” (ADHD). Nella Regione Piemonte e nella Provincia Autonoma di Trento, ad esempio, sono state approvate leggi che limitano la possibilità di somministrare psicofarmaci ai bambini, una delle tante stravaganti mode d’oltreoceano che si pretende d’importare nel nostro Paese. Negli Stati Uniti, milioni di bambini, colpevoli di “vivacità”, sono stati trattati con delle “cure” a base di anfetamine che provocano effetti collaterali agghiaccianti. Per continuare l’opera di sensibilizzazione, i volontari hanno organizzato una raccolta di firme in appoggio alla petizione contro la somministrazione di psicofarmaci ai bambini e screening di massa. Il 98% delle persone che si avvicina agli stand informativi ubicati all’interno delle mostre e in quelli che organizziamo regolarmente nelle piazze delle varie città, è assolutamente d’accordo ad appoggiare la petizione. Le firme raccolte, in parte già inviate alle Istituzioni, sono ormai migliaia e rappresentano un messaggio che i legislatori non possono ignorare. Un appello popolare con lo scopo di far prendere seri provvedimenti volti a disciplinare in maniera severa la somministrazione di screening di massa e di psicofarmaci ai nostri bambini. Da un paio di anni il CCDU Nazionale sta presentando una mostra multimediale itinerante, dal titolo “Psichiatria: un viaggio senza ritorno” che, patrocinata da molte istituzioni locali e regionali, ha toccato varie città italiane (Torino, Trieste, Catania, Cagliari, Firenze, Verona, Milano, Ravenna, Trento), riscuotendo un grande successo non solo in termini di numero di visitatori ma soprattutto di risultati. Maurizio Brunello volontario Comitato dei Cittadini per i Diritti umani onlus
01/07/2008 La Prealpina
VARESE
Ndr: purtroppo anche la controinformazione fa informazione…appunto contro chi come noi soffre per un disturbo vero e riconosciuto dal mondo scientifico, quelli accreditato, dei nostri figli e dei nostri familiari. Forse è proprio vero che chi non vive la situazione non la conosce. E comunque sarebbe sempre opportuno conoscere bene gli autori di queste azioni. Il CCDU è una emanazione di scientology, forse non lo sanno nemmeno in RAI
15. ANFETAMINE AI BAMBINI: SI RIAPRE IL PROBLEMA
di Camillo Valgimigli *
Un anno prima che esplodessero le polemiche sull’uso del Ritalin come terapia per i bambini affetti dalla sindrome del deficit dell’attenzione e dell’iperattività (Adhd), questa rubrica propose all’attenzione dell’opinione pubblica modenese diversi problemi. Mettemmo in evidenza come i sintomi di questa discussa malattia (per qualcuno letteralmente inventata) fossero addirittura 99: bimbi distratti, mai attenti, iperattivi ma anche ipoattivi, aggressivi, immaturi, ipersensibili, con comportamenti antisociali, ingestibili nel quotidiano, sia a scuola che a casa, con genitori e insegnanti letteralmente incapaci d’intervenire. Con tale varietà di sintomi l’incidenza della presunta malattia variava dal 4 al 25/30%. Contemporaneamente mettemmo in discussione il vecchio farmaco proposto come cura dell’Adhd: il metilfenidato (nomi commerciali Ritalin e Strattera) appartenente alla famiglia farmaceutica degli stupefacenti, la stessa, delle anfetamine e della morfina, con gravi effetti collaterali. Il dibattito nato successivamente e che ha visto inizialmente la neuropsichiatria infantile universitaria e territoriale modenese aprire in modo critico e propositivo l’utilizzo degli psicofarmaci in età evolutiva, ridimensionò notevolmente la reale incidenza dell’Adhd al punto che il dottor Mario Mariotti e il prof. G.B. Cavazzuti sostennero che i casi reali di questa malattia si potevano contare sulle dita delle mani. Negli anni successivi insegnanti, specialisti, esperti e case farmaceutiche sostenuti anche da diversi famigliari hanno collaborato a far rientrare in commercio il prodotto utilizzando linee guida e ipotesi di monitoraggio. Ritalin e Strattera sono stati cancellati dall’elenco delle droghe anche se comunque dovranno essere prescritti con una ricetta speciale. E’ stato quindi istituito anche da noi il centro della diagnosi e indicazioni di trattamento per l’Adhd e sono stati individuati i referenti per la prescrizione di questi farmaci ai minorenni. Ciò che fa riflettere è che i casi che si contavano sulla punta delle mani, nel Modenese sono diventati centinaia (dati al 31/12/2006). 200 bambini iperattivi, 300 con disturbi di condotta, 400 che “vanno male a scuola”, 600 con disturbo di apprendimento, 740 con disturbi psichiatrici. Ne deriva che anche da noi troppi bambini rischiano di essere diagnosticati con disturbi di comportamento. I bambini iperattivi accertati sono 200: tra gli altri quanti diventeranno Adhd? Quanti psicofarmaci vengono prescritti? Siamo tornati su questo argomento perchè proprio in questi giorni una ricerca pubblicata sul “Journal of neuroscience” coordinata dal Medical College di Boston, ha dimostrato che il Ritalin può modificare lo sviluppo del cervello dei più piccoli. Sono emerse in neonati di ratto trattati con Ritalin modifiche importanti in zone coinvolte nella libido, nell’appetito e nel comportamento, tutte scomparse dopo la sospensione della cura. Se si aggiunge che da più parti viene confermato che la cura più efficace è quella comportamentale, è giunto il momento di responsabilizzare per questi disturbi più seriamente anche la psicologia clinica.
06/07/2008 Gazzetta di Modena
CURA DELL’ADHD
Il farmaco giusto Nella rubrica “Sanità e dintorni” pubblicata ieri dal titolo “Anfetamine ai bambini: si riapre il problema”, viene indicato come Metilfenidato, oltre al Ritalin, anche lo psicofarmaco Strattera. Anche lo Strattera è proposto per la cura dell’Adhd dei bambini, ma non appartiene alla famiglia delle anfetamine e non presenta gli effetti collaterali ed i danni provocati dal Ritalin. L’altro Metilfenidato identico al Ritalin è il Concerta prodotto dalla Jansen. Ci scusiamo con la Lilly produttrice dello Strattera.
07/07/2008 Gazzetta di Modena
ED. NAZIONALE
Ndr: sembra un articolo scritto con molta superficialità: associando Ritalin e Strattera che non sono affatto farmaci da associare, per fortuna segue una correzione, ma ciononostante noi ci dissociamo da queste affermazioni