AIFAnewsletter n.158 anno VI del 13/04/2008

Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

STORIE VERE
1. CONSIDERAZIONI DI UNA MAMMA
2. COME AMARE UNA BAMBINA SPECIALE PROFESSORESSA MARINO CANNILLO INFORMAZIONI SCUOLA
3. IL GARANTE AI MEZZI DI INFORMAZIONE: SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI, NON SI PUO’ SCRIVERE “BAMBINO ADOTTATO”RASSEGNA STAMPA
4. NUOVE IPOTESI PER IL DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ 08/01/2008 MENTE E CERVELLO N. 37 (:-)
5. 
ADHD , SCUSATE IL DISTURBO VANITY FAIR PAG. 237 N.12 – 26 MARZO 2008 (:-) (:-)
6. LA RICERCA AL FATEBENEFRATELLI DEPRESSIONE, 4 SU 10 ANCORA NON SI CURANO13/03/2008 (:-)
7. OSTUNI| STUDIOSI ED ESPERTI ILLUSTRERANNO LE NUOVE FRONTIERE DELLA NEURORIABILITAZIONE (:-)
8. BOLOGNA. ALL’AUSL DI BOLOGNA «NON RISULTA CHE VI SIA IN ATTO UNA MIGRAZIONE VERSO (:-).
9. COME L’IPPOTERAPIA PUÒ CURARE IL DEFICIT DELL’ATTENZIONE MARIA PIA ONOFRI 25/03/2008 Libero Pag. 40. (:-)CORSI
1
0. SCUOLA DI FORMAZIONE SEGNALAZIONE CORSI BRESCIA
11. 
CORSO PAS DI PRIMO LIVELLO PER IL METODO FEUERSTEIN A ROMA MEDIATION A.R.R.C.A. SRL APRILE 2008
12. 
IL PITIGLIANI – CENTRO EBRAICO ITALIANO SEGNALA ILCORSO PAS BASIC DEL METODO FEUERSTEIN ROMA1. CONSIDERAZIONI DI UNA MAMMA:

…non è paura di sentirsi “trasparenti”, si sentono trasparenti, si sentono inutili, carichi di una energia da bomba atomica dentro che non sanno come trasformare o sfogare
si sentono diversi dagli altri (e lo sono), si sentono incompresi, come con un muro d’aria che li isola dal resto del mondo, come se fossero in una bolla, in una placenta, contro il quale rimbalzano i loro pensieri e le loro azioni
cercano di rompere questo muro, questa placenta, utilizzando azioni violente, illogiche, irrazionali, stupefacenti e raccolgono considerazione, bonaria o cattiva che sia, non ha importanza, non capiscono la differenza, capiscono solo che vogliono FAR COLPO per cercare di uscire, di trovare un ambiente ricettivo alla loro iper-attività mentale
è una sensazione di impotenza, di frustrazione fortissima, insopportabile che li rende insofferenti alle forme, agli schemi, ai contenimenti, e cercano di “sforare” sperando di trovare l’atmosfera giusta nella quale trovare soddisfazione
per questo poi escono di casa e vanno a cercare ambienti “vivaci”, o sport estremi, o trovano ambienti dove possono dare sfogo al loro “SURPLUS”
la testa in quei momenti va veramente in confusione, non esiste senso di responsabilità, c’è solo la ricerca di qualsiasi mezzo per soddisfare la bramosia, quella sete di non-si-sa-cosa, quel motore interiore che non smette mai di sgommare
voglio dire, non c’è premeditazione nel voler tenere sulle spine o sulla lama del rasoio o sottoforma di ricatto i genitori, è l’impulsività appunto e la incapacità di programmare, di meditare che li porta ad agire in maniera animalesca, furbesca, dilettantesca
è per questo che andrebbero “perdonati in cuore” perchè le loro azioni sfuggono alla volontà, non si tratta di cattiveria ma di incapacità di tenere a freno il magma che ribolle dentro
perchè se non avessero il magma che ribolle dentro, e che brucia, e che vuole esplodere, allora sarebbero bambini/ragazzi/uomini senza questo tipo di problema
2.COME AMARE UNA BAMBINA SPECIALE PROFESSORESSA MARINO CANNILLO

Se M strizza gli occhi, ammira la sua felicità
Se M è realmente stanca, non insistere
Se M non vuole lavorare, riduci le attività e alternale con il gioco
Se M dice le parolacce, fai finta di non sentire la prima volta, di aver capito male la seconda, distraila la terza
Se M continua, rimproverala (basta uno sguardo a volte)
Se M dice che un compito è difficile, incoraggiala dicendo che è brava e che ci metterà solo un minuto
Se M ha lavorato bene, gratificala con parole o voti, ma anche con oggetti concreti (come caramelle, palloncini, ritagli di giornali con personaggi televisivi che lei adora)
Se M vuole giocare, falle recitare i suoi programmi televisivi preferiti
Se M vuole andare fuori dalla classe, portala solo dopo che ha finito i suoi compiti
Se M non accetta di eseguire lo stesso lavoro dei compagni ma ridotto, insisti (deve accettare i suoi limiti)
Se M ti tratta male, rifletti su di te, forse la stai trascurando
Se M è agitata o nervosa, previeni le sue possibili reazioni, portandola fuori
Se M ha reazioni violente contro i compagni, avvolgila in un abbraccio e bloccala, dicendo “controllati, ce la puoi fare”
Se M butta a terra gli oggetti, vuole comunicare la sua presenza, fai raccogliere a lei gli oggetti
Se M strappa o pasticcia i quaderni o lavori fatti dai compagni, vuole comunicare la sua diversità, falle riparare il danno
Se M strappa le tue fotocopie o il suo lavoro, vuole provocarti, faglielo rifare
Se M è agitata, esiste un motivo, rifletti sui tuoi comportamenti e sulla vita scolastica o chiedi se è successo qualcosa in famiglia o fuori
Se M è disordinata, aiutala a riordinare le sue cose
Se M vuole sempre parlare e non rispetta il suo turno, rimproverala
Se M vuole avere sempre ragione (in un gioco per esempio), puniscila, escludendola dal gioco
Se M è annoiata, cambia attività o movimenta la stessa con la drammatizzazione
Se M si rifiuta di fare un lavoro importante, è necessario metterle vicino un compagno (basta la sua presenza)
Se M non vuole scrivere, portala al computer e come premio stampale delle immagini da internet
Se M vuole raccontare, ascoltala tutto il tempo necessario
Se M parla male di te, è una sfida, non la cogliere
Se M percepisce di essere un elemento di disturbo, esagererà le sue reazioni sempre di più (per esempio gridando)
Se M si comporta bene, tutti devono elogiarla (anche con un applauso se possibile)
Se M va punita, la punizione deve essere immediata e efficace
Se M non comprende la punizione, spiegagliela con calma
Se M va premiata, il premio deve essere dato subito
Se M si sta comportando bene, elogiala subito (le gratificazioni devono essere sempre maggiori delle punizioni)
Se M impara una poesia o una lezione di storia, geografia, scienze, falla ripetere davanti ai compagni
Se M ha fatto un bel lavoro (un cartellone per esempio), fallo vedere ai compagni
Se M deve ascoltare una spiegazione, allontanati e anche se fa altro, in realtà sta ascoltando
Se M deve eseguire un lavoro che le richiede attenzione (la lettura per esempio), portala in luogo tranquillo e senza distrazioni
Se M deve fare dei progetti, non devono mai accavallarsi
Se M deve andare in gita o in un posto che non sia la scuola, ripetile le regole da rispettare e promettile un premio
Se M non ti ascolta, non gridare, la innervosisci di più
Se M è disordinata, diglielo ma non insistere (mira alla produttività)
Se M è dolce e volenterosa, stai facendo un buon lavoro e di questo saprà ricompensarti a vita.
Professoressa Marino Cannillo
Breve lavoro, nato da una conoscenza di quattro anni con una bambina iperattiva indicata con “M” nella lettera per motivi di Privacy. Queste sono le indicazioni dell’insegnante, Prof.ssa Cannillo, che l’ha seguita nelle elementari, per i suoi futuri insegnanti nelle scuole medie.
Per noi genitori è commovente sapere che esistono insegnanti che possono amare e capire i nostri figli come noi e ci apre il cuore alla speranza. Insegnanti che a spese del loro tempo libero e delle loro finanze si sono preparati sui disturbi e che spesso sono costretti ad agire soli, senza neanche l’appoggio dei colleghi.
Sappiamo che esistono, ne abbiamo incontrati altri in questi anni, molti bambini debbono la loro “salvezza” all’amore e alla professionalità dei loro insegnanti…………
C’è da domandarsi: ma gli insegnanti vengono messi in condizioni di lavorare nell’interesse dei bambini nelle nostre scuole? La risposta è semplice, NO!
Il ministero della Pubblica Istruzione è semplicemente cieco e sordo per quanto riguarda l’ADHD, non sono state date indicazioni, non sono state fatte circolari, non ci sono linee guida per gli insegnanti, non sono stati organizzati corsi anche se dal 24/04/2007 un decreto legge sancisce come fondamentale la partecipazione degli insegnanti sia alla fase anamnestica che alla fase riabilitativa. Patrizia Stacconi

3. IL GARANTE AI MEZZI DI INFORMAZIONE: SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI, NON SI PU SCRIVERE “BAMBINO ADOTTATO”“Non si può pubblicare, senza il consenso dei genitori, la notizia che un minore è figlio adottivo, non si può rivelare la sua provenienza geografica. Si tratta di una violazione della normativa sulla privacy e del Codice deontologico dei giornalisti”. Lo riafferma il Garante per la protezione dei dati personali, in seguito al ripetersi di segnalazioni giunte all’Autorità da parte di genitori interessati.
“Quando si parla di bambino adottato – afferma il comunicato del Garante – oltre alla legge sulla protezione dei dati personali viene violata anche la normativa in materia di adozione, che affida ai genitori la scelta sui modi e i termini per informare il minore della sua condizione”.
Il Garante ribadisce poi la necessità che “i giornalisti rispettino con particolare rigore, quando scrivono di minori, la regola dell’essenzialità dell’informazione. Il Codice deontologico prescrive una forte tutela della personalità dei bambini, giungendo ad affermare che il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di cronaca”. Roma, 25 marzo 2008
4. NUOVE IPOTESI PER IL DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ 08/01/2008 MENTE E CERVELLO N. 37

L’ipotesi più recente sull’origine della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è stata formulata qualche mese fa da un gruppo di ricercatori statunitensi e canadesi e pubblicata sui «Proceedings of thè National Academy of Sciences». Un ritardo nella maturazione corticale farebbe la differenza tra soggetti con ADHD e soggetti sani.
Grazie a tecniche di neuroanatomia computazionale è stato misurato lo spessore della corteccia in più di 40.000 punti del cervello, analizzando le risonanze magnetiche di 223 bambini con ADHD e 223 soggetti di controllo. La traiettoria di sviluppo di ogni punto corticale evidenziava una crescita durante l’infanzia seguita da una diminuzione dello spessore corticale durante l’adolescenza.
In questo modo, l’età in cui lo spessore raggiunge il picco massimo diventa indice di maturazione della corteccia stessa. Si è visto che questo processo procede con modalità simili nei bambini con e senza ADHD: le aree sensoriali primarie raggiungono il picco di spessore prima delle aree associative multimodali.
La differenza si riscontra invece nell’età durante la quale viene raggiunto il suddetto picco nelle diverse aree cerebrali: l’età media in cui il 50 per cento dei punti corticali raggiunge il picco di spessore è 10,5 anni nel gruppo con ADHD, contro i 7,5 anni del gruppo di controllo. Il ritardo è più marcato nelle regioni prefrontali, importanti per la gestione di processi cognitivi come l’attenzione e il controllo motorio, processi coinvolti proprio nell’ADHD.
5. ADHD , SCUSATE IL DISTURBO VANITY FAIR PAG. 237 N.12 – 26 MARZO 2008
«FAZIOSI», «AL SOLDO DELLE CASE FARMACEUTICHE»: CI ERAVAMO OCCUPATI DI UNA SINDROME CHE IN ITALIA COLPISCE 75 MILA BAMBINI (E LE LORO FAMIGLIE), ED ECCO SOLO DUE DELLE REAZIONI CHE AVEVAMO SUSCITATO. COME PROMESSO, NE RIPARLIAMO E CERCHIAMO DI CAPIRE. IN 10 PUNTI Abbiamo scatenato un putiferio. È bastato occuparsi di ADHD (n. 2) per veder arrivare in redazione centinaia di email: scritte da genitori scettici, da genitori confortati nel sapere che il malessere del figlio può avere un nome ed essere curabile, da persone che volevano saperne di più sulle cause genetiche cui si accennava nell’articolo, ma soprattutto da due associazioni (Giù le mani dai bambini e Perché non accada) che da anni contestano l’esistenza della malattia, la somministrazione di psicofarmaci ai bambini, i metodi con cui è diagnosticato l’ADHD e, di conseguenza, tutto l’approccio medico-biologico a questo disturbo. Occorre tornare sull’argomento, punto per punto. Non ci interessa tanto rispondere alle accuse di essere «faziosi», di avere fatto pubblicità a un farmaco senza dire che è pericoloso (il suddetto farmaco non è vendibile in farmacia dietro semplice ricetta medica: ha bisogno di una prescrizione particolare e controllata), di essere al soldo delle case farmaceutiche. Ci interessa soprattutto dare risposte ai genitori di bambini che vivono male perché stanno male. E, sul fatto che ci sono bambini che stanno male, sembra siano tutti d’accordo. È già qualcosa. Su come trattare e considerare l’iperattività e il deficit di attenzione ci sono invece forti disaccordi.
Punto primo. Le due scuole di pensiero: l’ADHD esiste o è un’invenzione? Elia Roberto Cestari, medico, è direttore scientifico della campagna Perché non accada, che nega l’esistenza della malattia, anzi di qualunque malattia mentale in quanto invenzione di lobby interessate a controllare le menti anche attraverso la somministrazione di psicofarmaci. È la tesi che da anni porta avanti Scientology e a cui Cestari e il Ccdu (Comitato dei cittadini per i diritti umani) si ispirano per loro stessa ammissione. È la posizione, quindi, di un gruppo che non crede al valore della psichiatria. Luca Poma è il portavoce nazionale della campagna Giù le mani dai bambini. In un primo tempo aderiva a questo movimento anche Cestari, che però oltre un anno fa ha dato le dimissioni. Giù le mani dai bambini ha una posizione più possibilista sull’ADHD, non dice: «II disagio non esiste», ma: «Non ne sappiamo abbastanza per dare con tanta sicurezza psicofarmaci a dei bambini». Di fatto, l’ADHD esiste ufficialmente nelle classificazioni mediche dal 1980, ma se ne parla dal 1968. La sindrome fu descritta per la prima volta nel 1902 da George Stili, un pediatra inglese che introdusse l’idea che inattenzione, iperattività e comportamento provocatorio potessero risultare da fattori genetici piuttosto che dall’educazione familiare. Oggi i sintomi dell’ADHD sono classificati nel DSM IV, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali pubblicato dall’Associazione psichiatrica americana. Anche l’Oms riconosce il disturbo, ma nella sua classificazione (ICD-10) lo chiama «ipercinetismo». In entrambi i casi, si danno griglie molto precise e rigorose su come procedere per arrivare alla diagnosi.
Punto secondo. Come e da chi sono eseguite le diagnosi? In Italia, la diagnosi di ADHD si può fare solo nei centri specializzati e riconosciuti dal ministero della Salute. Questi centri sono stati istituiti dopo l’approvazione di un Registro creato nel 2007 proprio per cercare di mettere ordine su un argomento controverso e trattato con troppi criteri diversi. Il Registro stabilisce linee guida cui pediatri, psicologi e neuropsichiatri devono attenersi nel valutare i casi. L’Istituto superiore per la sanità stima che i bambini affetti da ADHD in Italia siano 75 mila, circa l’l% della popolazione infantile.
Punto terzo. Come si arriva alla diagnosi? ADHD significa «sindrome da deficit di attenzione e iperattività». I bambini cui è diagnosticato non sono semplicemente vivaci o monelli o distratti, ma non stanno mai fermi, sono continuamente agitati, a scuola danno fastidio ai compagni, non riescono a stare seduti, a svolgere i compiti, cambiano continuamente posto in classe, a casa, a tavola, sono molto impulsivi, dimenticano e scordano tutto, non riescono a terminare le mansioni più semplici. Se questa situazione si prolunga, il bambino viene isolato e va incontro a seri problemi di relazione. Come per tutti i disturbi psichiatrici e comportamentali, non esiste per l’ADHD un test diagnostico di laboratorio, ma lo si accerta tramite l’osservazione dei sintomi. Tutte le valutazioni sono eseguite da una équipe di esperti nei centri riconosciuti. Tengono conto di test e colloqui approvati dalla comunità scientifica e fatti su bambini, genitori e insegnanti. I sintomi devono essere presenti per almeno sei mesi consecutivi e almeno in tre ambienti (casa, scuo-la, gioco). Prima di emettere una diagnosi di ADHD vengono considerati tutti i sintomi comuni ad altri disturbi. Inoltre, viene fatta una valutazione dell’ambiente sociale nel quale il bambino cresce.
Punto quarto. Le cause genetiche sono dimostrate? Chi critica l’approccio essenzialmente medico-biologico al problema contesta i risultati dei numerosi studi genetici fatti negli ultimi anni dicendo che non sono ancora arrivati a certezze, ma si muovono solo su ipotesi. Questi studi internazionali parlano di un disturbo neurobiologico di alcune parti del cervello, dimostrato da esami genetici e neuro-radiologici. In sostanza, dicono che l’ADHD nasce da un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che governano l’autocontrollo e l’attenzione. Inoltre, studi sui gemelli hanno notato che in un gemello monozigote di un bambino affetto dal disturbo la probabilità di sviluppare la sindrome aumenta, rispetto a quella di un fratello non gemello, in una misura che oscilla tra 11 e il 18 %. Si è anche notato che i figli di un genitore con ADHD hanno fino a 50 probabilità su 100 di sperimentare le stesse difficoltà. Da qui si è cominciato a parlare di ereditarietà. Si è liberi o no di credere ai risultati della ricerca e di imputare i disturbi di comportamento solo all’ambiente, alle relazioni e all’educazione, ma va ricordato che fino a pochi anni fa si pensava che un disturbo come l’autismo fosse causato solo dalla relazione con la madre, mentre oggi si è sempre più orientati a trattarlo come una malattia. Quel che è vero è che si sta ancora studiando, e che non esistono per ora test diagnostici specifici per l’ADHD. Va anche detto che nessuna malattia mentale è dimostrabile in questo senso, perché non si possono trasferire i metodi di verifica tradizionale a discipline complesse e problematiche come la psichiatria e le scienze psicologiche in genere. Si tratta dunque di accettare o no un metodo e delle convenzioni.
Punto quinto. Che cosa fanno i farmaci sotto accusa? È soprattutto uno e non lo chiameremo con il nome commerciale, ma con il suo principio attivo: metilfenidato, uno psicostimolante oggi considerato la terapia più efficace contro l’ADHD perché regola la quantità di dopamina, una sostanza che funziona da neurotrasmettitore trasportando segnali chimici da una cellula nervosa a un’altra nelle aree del cervello che regolano l’attenzione e l’autocontrollo. Alcuni studi hanno evidenziato che nei bambini con ADHD è più alta la probabilità che il gene che impartisce istruzioni alla dopamina subisca varianti. Gli psicostimolanti sono la classe di farmaci più studiata in età evolutiva: 161 studi, fra cui 5 su soggetti in età prescolare, 150 in età scolare, 5 su adulti con ADHD. Il metilfenidato non cura, ma attenua i sintomi nel giorno in cui vene assunto; non seda i bambini, ma migliora le loro capacità nell’eseguire i compiti richiesti. Negli scorsi anni, negli Stati Uniti c’è stata una vera e propria corsa all’uso del metilfenidato, che in molti casi si è trasformata in abuso. Secondo studi condotti fra il 1996 e il 1998, il 16% dei giovani ha dichiarato di essere stato incoraggiato a consumare il metilfenidato, il 7% ha detto di averlo usato almeno una volta come eccitante e i ricoveri per overdose sono passati da 25 nel 1991 a 1.725 nel 1998. Gli effetti collaterali possono essere inappetenza, insonnia, aumento dell’ansia, allucinazioni, irritabilità,
e c’è il rischio di reazioni cardiovascolari, ma solo per chi ha seri problemi o difetti cardiaci; reazioni che, in casi molto rari e tuttora oggetto di inchiesta, potrebbero aver portato alla morte, in soggetti che prendevano il farmaco senza sapere di essere malati di cuore. Per gli altri, non si ha notizia di effetti collaterali duraturi, né di rischio di dipendenza, se il farmaco viene assunto secondo le dosi indicate. Se invece è inalato o iniettato, produce un effetto simile alla cocaina, con il conseguente rischio di abuso. Per questo il metilfenidato è stato inserito al quindicesimo posto di una classifica inglese delle 20 sostanze psicoattive più pericolose per abuso. Nella stessa lista, l’alcol sta al quinto posto e il tabacco all’undicesimo.
Punto sesto. Come e da chi sono prescritti questi farmaci in Italia? Il metilfenidato in Italia può essere prescritto solo da specialisti esperti di ADHD nei centri riconosciuti dal Registro, dopo attenta valutazione medica del caso e con monitoraggio continuo. Il farmaco è stato reintrodotto sul mercato nel 2006, dopo 18 anni di assenza. Secondo il protocollo diagnostico terapeutico predisposto dall’Agenzia italiana del farmaco e dall’Istituto superiore di sanità, che è legge di Stato, deve essere prescritto in situazioni gravi e rare, come ultima risorsa terapeutica, in aggiunta al trattamento psicologico ed educativo, e quando le misure non farmacologiche hanno fallito.
Punto settimo. Quanti sono in Italia i bambini trattati con i farmaci ? L’Istituto Superiore di Sanità dice che, su 7.500 minori seguiti nelle strutture neuropsichiatriche infantili e nei centri di cura per l’ADHD, al momento sono 302, quindi il 4%, a seguire la terapia farmacologia. Giù le mani dai bambini chiede criteri ancora più severi nella somministrazione del farmaco: teme che anche in Italia si arrivi alla facilità di consumo che si è vista negli Stati Uniti. Il Registro è stato creato proprio per evitare il rischio di facili prescrizioni e di abusi.
Punto ottavo. L’ADHD non si cura solo con i farmaci. Nelle linee guida tracciate dal Registro, si raccomanda più volte la multiterapia. Questo significa che i bambini cui è stato diagnosticato l’ADHD non vengono curati solo con il farmaco, ma con un piano multimodale, vale a dire terapia psicologica e comportamentale che coinvolge genitori e insegnanti. Si è anche notato che molti bambini migliorano solo con gli interventi psicoeducativi, senza bisogno di ricorrere anche al farmaco.
Punto nono. Che cure propongono i critici? Cestari e Perché non accada sostengono che ogni caso va valutato a sé e che bisogna considerare l’ambito educativo, sociale, culturale e personale di ognuno. Luca Poma e Giù le mani dai bambini, pur non essendo contrari a priori all’uso del metilfenidato, citano i casi in cui si sono avuti miglioramenti senza ricorrere al farmaco, invitano a insistere su quella strada, a rendere i genitori consapevoli dei rischi del farmaco facendo firmare loro un consenso informato. Luca Poma dice che sono 184 le patologie che hanno l’iperattività fra i vari sintomi, mentre il protocollo ministeriale ne riconosce una decina. Chiede quindi una maggiore prudenza nella diagnosi e denuncia la facilità con la quale in alcune Regioni viene somministrato il metilfenidato.
Punto decimo. Chi decide che cosa fare? È sempre il genitore. Se da una parte ci sono gruppi che si battono contro l’uso del farmaco, dall’altra ci sono associazioni spontanee di genitori, come l’Aifa e l’Aidai, che da anni chiedono il diritto a diagnosi corrette e a cure adeguate.
6. LA RICERCA AL FATEBENEFRATELLI DEPRESSIONE, 4 SU 10 ANCORA NON SI CURANO13/03/2008 
IL GIORNO PAG. XIII Ecco la molecola senza effetti collaterali di ENRICO FOVANNA- MILANO -IL DATO è impressionante. Circa quattro persone su dieci che soffrono di depressione non ricevono il trattamento di cui necessitano. Problema non da poco, se si pensa che in tutto il mondo sono depressi 340 milioni di individui, di cui 23 in Europa e 6 in Italia. A ricordare i numeri è il professor Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di salute mentale al Fatebenefratelli, che insieme a un gruppo di esperti ieri ha presentato una nuova molecola antidepressiva da poco disponibile anche nel nostro Paese. «Ogni anno – spiega Mencacci, – il 27% della popolazione europea soffre di un disturbo mentale (93 milioni) e il rischio per tutta la durata della vita arriva al 50% della popolazione. In Italia si registrano da 6 a 10 casi ogni 100 abitanti». E una cura assente o inadeguata, aggiungono gli esperti, «aumenta i costi economici e sociali legati alla malattia, influendo pesantemente sulla qualità di vita del paziente e, nei casi più gravi, aumenta il rischio di comportamenti suicidari». Anche tra coloro che seguono una cura farmacologica, però, le cose non sono facili: «Bisogna tener conto dei possibili effetti collaterali – ricordano ancora gli specialisti – che spesso si sovrappongono ai sintomi che presentano i pazienti».
QUESTI ultimi possono creare un ostacolo all’adesione della terapia proposta: il 25-30% dei pazienti sospende l’assunzione dei farmaci già nel primo mese, e il 40% entro il terzo mese», quando la terapia dovrebbe durare come minimo un anno. La scarsa adesione è dovuta soprattutto agli effetti collaterali degli antidepressivi di ultima generazione, tra i quali l’aumento di peso, il calo del desiderio  e il senso di stanchezza. Per questo la ricerca ha prodotto un farmaco a base di bupropione, già utilizzato da tempo in America e da qualche giorno disponibile anche in Italia. «Il farmaco – conclude Giulio Perugi, direttore dell’Istituto di scienze del comportamento di Pisa – non ha effetti collaterali sulla sfera sessuale, né sull’aumento di peso o sulla stanchezza: un profilo opposto agli altri antidepressivi di ultima generazione». Il bupropione è già presente nel nostro Paese come farmaco per smettere di fumare (in fascia C, quindi non rimborsabile). La formulazione per il trattamento della depressione, invece, è in fascia A (viene cioè rimborsato) e ha come effetti collaterali l’insonnia, l’ irritabilità (5% dei casi) e la comparsa di convulsioni in 4 casi su mille.
7. OSTUNI STUDIOSI ED ESPERTI ILLUSTRERANNO LE NUOVE FRONTIERE DELLA NEURORIABILITAZIONE
15/03/2008 BRINDISI Istituto de «La nostra famiglia» oggi cerimonia per i suoi 50 anniEMILIO GUAGLIANI l OSTUNI. Altro momento celebrativo per i 50 anni dell’istituzione de «La Nostra Famiglia» di Ostuni, stamane alle ore 10, con la partecipazione del direttore scientifico dell’Irccs «Eugenio Medea», prof. Nereo Bresolin che terrà una relazione sul tema: «Nuove frontiere per la ricerca nella neuroriabilitazione: le cellule staminali». Presso l’istituto, sito sulla via dei colli, alla presenza della direttrice generale regionale dell’associazione, dott. Car men Chiaramonte e del sindaco, Domenico Tanzarella , si svolgerà quest’altro momento che fa seguito a quello che ha visto, lo scorso 25 febbraio, una solenne concelebrazione eucaristica presso il palasport, alla presenza dell’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, mons. Rocco Talucci ; del vescovo ausiliario di Milano, mons. Franco Giulio Brambilla e dell’arcivescovo emerito, mons. Settimio Todisco . Intanto l’Unità operativa di Neuroriabilitazione 2 (Psicopatologia dello sviluppo) del
Polo scientifico dell’Irccs Medea, diretta dal dr. Angelo Massagli , è stata riconosciuta dalla Regione Puglia (Delibera del 08.08.07) come centro di riferimento regionale per i disturbi dell’attività e dell’attenzione (ADHD acronimo dell’inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder) per l’infanzia e per l’adolescenza. Tale riconoscimento è dovuto alla competenza clinico-scientifica maturata da questa Unità operativa nella diagnosi e nella terapia dell’ ADHD e sta impegnando gli operatori nel delicato compito di occuparsi della verifica diagnostica, dell’impostazione terapeutico-riabilitativa e dell’eventuale possibilità farmacoterapica, nonché nella ricerca scientifica su questo disturbo. L’ADHD è un disturbo dello sviluppo neuropsichico dell’infanzia caratterizzato dalla presenza di tre sintomi principali: disattenzione, iperattività e impulsività. Questi devono essere particolarmente gravi per essere considerati patologici e per evitare di confondere i bambini ADHD con bambini dalla normale vivacità. Inoltre, devono essere elementi presenti durante tutta la giornata e in tutti
gli ambiti di vita del bambino (casa, scuola, ecc.) in cui il disturbo può creare seri problemi: dalle relazioni con i genitori ed i fratelli a quelle con gli insegnanti, gli amici ed i compagni di scuola. Con il passare del tempo questi bambini a causa di tali condotte, sono sempre più emarginati dal contesto sociale e rischiano di avere comportamenti devianti in età adolescenziale. Particolarmente difficoltoso è per questi bambini l’apprendimento scolastico: benché normalmente intelligenti, a causa delle marcate difficoltà nel prestare attenzione, non riescono a seguire le lezioni, si distraggono, distraggono i compagni, sono rimproverati e puniti in continuazione. Si crea alla fine un circolo vizioso nel quale questi bambini diventano dei capri espiatori di tutto ciò che di negativo avviene a casa e a scuola. Gli insegnanti non sempre riconoscono il problema e attribuiscono le difficoltà dei bambini a svogliatezza, scarso impegno, poca attenzione da parte dei genitori. I genitori con gli anni sono sempre più prostrati e disperati per questa situazione. Il bambino è sempre più emarginato e sofferente. La sua autostima è sempre più scadente e rischia di avere anche complicazioni depressive. È stato scientificamente dimostrato che le cause di questo disturbo sono organiche, dovute al malfunzionamento di alcune aree del cervello, deputate al controllo del comportamento e dell’attenzione. Particolarmente complessa è la diagnosi, che si basa su una serie di osservazioni cliniche e testistiche. Le procedure diagnostiche e i test da utilizzare sono stati concordati a livello internazionale (in Italia sono state emanate delle apposite linee guida). Non esiste infatti un unico test diagnostico che consenta da solo di porre diagnosi di ADHD. Nell’Irccs «E. Medea» di Ostuni è possibile applicare i protocolli diagnostici più aggiornati e validati scientificamente. Per questo la Regione ha individuato l’istituto ostunese quale Centro di riferimento. È importante una corretta diagnosi perché questo complicato disturbo può essere curato e, se ben trattato, può guarire del tutto. L’intervento è di tipo multimodale. Si basa cioè su contributi diversi, ma necessariamente articolati fra di loro: un intervento medico, sia riabilitativo che, eventualmente farmacologico, uno specifico approccio educativo da parte di genitori e insegnanti, alcune particolari strategie di insegnamento. Numerosi sono i bambini con disturbo
dell’attenzione che accedono all’Irccs «Eugenio Medea» di Ostuni per una puntuale diagnosi e un possibile intervento mirato a far migliorare significativamente la loro qualità di vita, quella della loro famiglia e dei relativi insegnanti.
8. BOLOGNA. ALL’AUSL DI BOLOGNA «NON RISULTA CHE VI SIA IN ATTO UNA MIGRAZIONE VERSO …
15/03/2008 Gazzetta di Modena Pag. 9 ED. NAZIONALEBOLOGNA. All’Ausl di Bologna «non risulta che vi sia in atto una migrazione verso altre Asl per ottenere la prescrizione di psicofarmaci» per i bambini con sindrome di deficit di attenzione. E Gianfranco Rigon, responsabile Neuropsichiatria del Dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Bologna, a Imola al convegno dello scorso dicembre «non ha fatto alcuna pubblica denuncia del fenomeno di migrazione». L’assessore comunale alla Sanità a Bologna, Giuseppe Paruolo, in question time legge la risposta che il direttore generale dell’Ausl di Bologna, Francesco Ripa di Meana, ha scritto per la consigliera comunale Maria Cristina Marri (Ltb). Era stata lei, a seguito della denuncia dell’associazione «Giù le mani dai bambini», a chiedere spiegazioni a Paruolo sull’uso e la diffusione degli psicofarmaci tra i bambini affetti da Adhd a Bologna. Nel documento, oltre a mettere in chiaro che il Prozac (Fluoxetina) «non trova indicazione per l’Adhd per la quale ci sono soltanto due farmaci indicati Ritalin e Strattera», si spiega anche che all’Ausl di Bologna la prescrizione del farmaco «è fatta sempre nel contesto di un intervento multimodale e avviene sempre a opera di medici specialisti in neuropsichiatria infantile». Nel territorio dell’Ausl di Bologna, come aveva già anticipato Rigon, i minori residenti in carico alla Neuropsichiatria sono 8.898, di cui 234 con sindrome di Adhd. Del totale solo tre bambini sono stati trattati anche con i farmaci. Agli operatori dell’Ausl non risulta nemmeno che «in alcune scuole si sia fatta promozione all’uso di questi psicofarmaci». Si è comunque «venuti a conoscenza che nel corso di due riunioni fatte in differenti scuole e riservate agli insegnanti, la persona invitata a relazionare ha criticato la posizione della Regione Emilia-Romagna e dell’Ausl perchè ritenuta restrittiva rispetto alla possibilità di fare diagnosi per l’utilizzo del sistema di classificazione diagnostica Icd 10», quella utilizzata dall’Organizzazione mondiale della Sanità che è «più restrittiva rispetto al Dsm» elaborato invece dall’American Psychiatric association. Non è comunque soddisfatta Marri, che teme le prescrizioni di psicofarmaci anche da parte dei medici di medicina generale e che ha paura della diffusione del Prozac per disturbi della personalità anche tra i bambini. Ecco perchè Marri vuole una ricognizione anche sulle prescrizioni perchè può accadere che «le famiglie si sentano abbandonate».
9. COME L’IPPOTERAPIA PUÒ CURARE IL DEFICIT DELL’ATTENZIONE MARIA PIA ONOFRI 25/03/2008 Libero Pag. 40Il deficit di attenzione, associato o meno ad iperattività, è un sintomo molto frequente in svariate patologie dell’età evolutiva. Il Centro “Vittorio di Capua”, che opera all’interno della Struttura Complessa di Neuropsichiatria dell’In fanzia e dell’Adolescenza (S.C.N.P.I.A) dell’ospe dale Niguarda Ca’ Granda di Milano, ha iniziato un progetto che prevede l’utilizzo della riabilitazione equestre in soggetti presentanti deficit di attenzione. L’efficacia di terapie condotte con l’ausilio di animali è ormai scientificamente accertata. L’animale agirebbe attivando il sistema nervoso centrale a livello del sistema neuroormonale, detto anche sistema delle emozioni. Tale sistema è presente anche negli animali, che non solo sono capaci di provare emozioni, ma anche di suscitarne, entrando empaticamente in relazione con gli esseri umani. L’attivazione del sistema consentirebbe l'”aprirsi di vie alternative” delle funzioni superiori, quali l’attenzione e la concentrazione. Il cavallo ben si presta ad interagire con soggetti problematici in età evolutiva. Quando il bimbo lo cavalca si sente portato, contenuto, cullato e rivive esperienze primigenie legate all’utero materno. Simbolicamente il cavallo rappresenta la parte istintuale e creativa dell’uomo. Il paziente cavalcando riceve stimoli acustici, visivi, olfattivi, ma soprattutto riceve stimolazioni tattili. Il complesso degli stimoli obbliga il paziente ad esercitare la propria attenzione per poter elaborare una serie di risposte motorie e di adattamento all’andatura dell’animale. Partendo da questi presupposti il Centro ha avviato un progetto di trattamento di pazienti con diagnosi già accertata di Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività e un gruppo di controllo di pazienti con deficit di attenzione da altra patologia. Dopo quattro sedute iniziali inizierà il trattamento terapeutico vero e proprio con cicli di sedute della durata di 30 minuti, che si articoleranno nel tempo in tre fasi: ippoterapia, rieducazione equestre e presportiva. Altri 30 minuti saranno dedicati ad attività a terra, sempre mirati al cavallo e al suo accudimento. Ogni tre mesi verranno eseguiti controlli neuropsichiatrici, nonché videoregistrazioni di controllo. Al momento i risultati preliminari sono incoraggianti, anche se non permettono di trarre conclusioni definitive. Tutti i bambini hanno mostrato una buona compliance al trattamento sia a terra che a cavallo. I tempi di attenzione raggiunti sono sufficientemente lunghi da permettere l’apprendimento di nozioni equestri e la loro conservazione in memoria. * Centro di riabilitazione equestre “Vittorio Di Capua” di Milano
ndr: il reparto di NPI dell’ospedale Niguarda ed il centro di riabilitazione equestre “Vittorio di Capua” si trovano da tempo tra i centri segnalati sul nostro sito.
10. SCUOLA DI FORMAZIONE SEGNALAZIONE CORSI BRESCIA

1. LA GESTIONE DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA ATTRAVERSO L’USO DELLE STRATEGIE VISIVE
DATE:
Venerdì 11 aprile 2008 dalle 14.30 alle 18.00;
Sabato 12 aprile 2008 dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17.00
DOCENTI:
Giuseppe M. Arduino, Psicologo, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia Clinica, Coordinatore attività per l’autismo Unità operativa N.P.I. ASL 16 Mondovì (CN)
Clea Terzuolo, Educatrice Ambulatorio per l’autismo Unità operativa N.P.I. ASL 16 Mondovì
CONTENUTI FORMATIVI:
Il corso è rivolto alla pratica per un intervento mirato, semplice ed efficace sui comportamenti difficili mostrati frequentemente da persone con disturbi dello spettro autistico o con disabilità evolutive che coinvolgono gli aspetti comunicativi.
Il corso intende offrire conoscenze utili per la riduzione di quei comportamenti che rappresentano spesso un pregiudizio per l’inserimento all’interno di situazioni di tipo comunitario, diurne o residenziali, per comportamenti problematici in altri soggetti.
Educatori, professionisti del settore e genitori potranno dunque trovare una serie di suggerimenti utili per modificare con soddisfazione le relazioni quotidiane da cui originano le difficoltà.
Al termine della seconda giornata verrà svolto un laboratorio pratico dove potranno essere costruite e progettate attività.
QUOTA DI ISCRIZIONE:
Euro 216 IVA inclusa (se a carico del corsista)
Euro 240 IVA inclusa (se a carico dell’ente)
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Editrice Vannini – Via Mandolossa 117/a – 25064 Gussago (Brescia)
Tel 030/313374 – Fax 030/314078 –   formazione@vanninieditrice.it
SEDE DEL CORSO:
Centro “Family Hope”
Via Mons. Fossati 1 (traversa di via F. Lonati) – zona Questura S. Polo (Brescia)
2. PERCORSI DI EDUCAZIONE RAZIONALE EMOTIVA PER DISABILI
DATE:
Venerdì 18 aprile 2008 dalle 14.30 alle 18.00;
Sabato 19 aprile 2008 dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17.00
DOCENTE: Mario Di Pietro, Psicologo e Psicoterapeuta, Supervisore REBT (Rational-Emotive Behaviour Therapy)
CONTENUTI FORMATIVI: 
Il corso è centrato sull’educazione della mente delle persone con disabilità intellettive, puntando in particolar modo sul potenziamento di quell’aspetto dell’ intelligenza che è in grado di favorire reazioni emotive equilibrate e funzionali, attraverso un percorso appunto di educazione che può essere insegnato agli operatori.
La finalità ultima è dunque quella di mettere in grado l’operatore di attuare interventi di educazione emotiva con soggetti disabili.
Verranno a tale scopo presentati giochi e attività aventi lo scopo di aiutare i soggetti con un ritardo mentale lieve a riconoscere i propri stati d’animo e a comunicarli in modo adeguato, gestendo il disagio emotivo davanti alle frustrazioni, ai fallimenti e agli insuccessi.
Nello specifico il corso toccherà le seguenti tematiche:
· Emozioni, benessere e adattamento sociale
· Il modello dell’emozione nella prospettiva REBT (Rational Emotive Behaviour Therapy)
· La consapevolezza emotiva in soggetti affetti da lieve ritardo
· Attività per favorire il riconoscimento delle emozioni
· Attività per favorire la tolleranza alle frustrazioni
· Il superamento di ansie e paure
· L’autoregolazione della collera
QUOTA DI ISCRIZIONE: Euro 216 IVA inclusa (se a carico del corsista) Euro 240 IVA inclusa (se a carico dell’ente)
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Editrice Vannini – Via Mandolossa 117/a – 25064 Gussago (Brescia) Tel 030/313374 – Fax 030/314078 –
SEDE DEL CORSO: Centro “Family Hope” Via Mons. Fossati 1 (traversa di via F. Lonati) – zona Questura S. Polo (Brescia)
11. SEGNALIAMO L’AVVIO DEL CORSO PAS DI PRIMO LIVELLO DEL METODO FEUERSTEIN A ROMA IN APRILE 2008 Collegandosi al nostro sito ( www.mediationarrca.it ) potrà trovare calendari, programmi e tutte le informazioni inerenti la logistica dei nostri corsi PAS.
Ricordiamo in particolare gli sconti per coloro che si iscrivono in anticipo almeno cinque giorni lavorativi prima dell’avvio del corso (l’iscrizione si intende completata con il versamento della quota).
Sperando che queste informazioni possano tornarle utili restiamo a sua disposizione ai seguenti riferimenti:
cell 348 2617151 e-mail   info@mediationarrca.it
Dott.a Sandra Damnotti
Mediation A.R.R.C.A. Srl
Centro autorizzato alla formazione Feuerstein Ente accreditato dal MIUR per la formazione del personale della scuola
12. IL PITIGLIANI – CENTRO EBRAICO ITALIANO SEGNALA ILCORSO PAS BASIC DEL METODO FEUERSTEIN ROMAMETODO FEUERSTEIN
Programma di Arricchimento Strumentale
P.A.S. – BASIC (per la fascia prescolare – 4/8 anni)
Corso di formazione (52 ore)
Responsabile del Corso:Ambra Tedeschi
Docente: Gabriella Zippel
Strumenti e contenuti
1) Organizzazione di Punti – Versione Basic
Individuazione di relazioni virtuali spaziali e loro riproduzione concreta attraverso attività grafo-motoria
2) Orientamento Spaziale – Versione Basic
Controllo delle relazioni spaziali di base nel mondo esterno
3) Dall’unità al gruppo
Costruzione del concetto di numero e padronanza dei meccanismi su cui si fondano le operazioni matematiche fondamentali
4) Apprendimento dell’attenzione su 3 canali
Favorire il processo rappresentazionale attraverso l’integrazione di canali cognitivi tattili, verbali e visivi.
5) Identificazione delle emozioni
Riconoscimento delle emozioni negli altri e in se stessi
6) Dall’empatia all’azione
Scoperta dell’empatia e costruzione della consapevolezza di comportamenti conseguenti e coerenti
7) Alla scoperta dell’assurdo I e II
I meccanismi regolatori nelle situazioni attendibili o connotate dall’assurdo
CALENDARIO DEL CORSO
domenica 1 e lunedì 2 giugno 2008 (prima parte)
da martedì 1 a venerdì 4 luglio 2008 (seconda parte)
Il corso si tiene presso IL PITIGLIANI via Arco de’ Tolomei, 1 (Trastevere)
dalle 9.00 alle 17.00 nei giorni indicati
La formazione è rivolta a tutti coloro che lavorano in campo educativo e riabilitativo e che abbiano svolto almeno il I livello del PAS standard
Il Pitigliani è Ente accreditato per la formazione presso il MIUR con decreto del 18/7/2005 prot. 1358 secondo la direttiva ministeriale n. 90/2003
il costo del corso sarà di 580,00€,tutti coloro che sono interessati ed intendono partecipare per iscriversi dovranno fare un bonifico bancario di 125,00 €  (100,00 € come primo versamento e 25,00 € come costo di associazione all’Ente) entro e non oltre il 15 di Aprile.
Gli estremi per il bonifico sono: BNL tesoreria – IBAN IT2750100503382000000211532
Intestato a: Casa Famiglia e Centro Ebraico Italiano G.e V. Pitigliani.
Ulteriori informazioni al Pitigliani Via Arco de’ Tolomei n.1- 00153 Roma
tel. fax.065800539-065897756 e-mail:   e.levimortera@pitigliani.it  www.pitigliani.it