AIFAnewsletter n.157 anno VI del 18/03/2008
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.
1. AUGURI
2. CONVEGNO INTERNAZIONALE: IL TRATTAMENTO MULTIMODALE NEI BAMBINI CON ADHD MILANO
3. LABORATORI INFORMATICI PER BAMBINI, RAGAZZI, GENITORI E DOCENTI: UN PC PER AMICO SEZIONE AID DI CHIETI:
4. REGIONE DEL VENETO AZIENDA U.L.S.S. N. 10 “VENETO ORIENTALE” CORSO DI FORMAZIONE RESPONDABILE Dott. Dino Maschietto
5. DELIBERE E LINEE GUIDA DELLA REGIONE LOMBARDIA
6. COMUNICATO DEL MINISTRO DELLE POLITICHE PER LA FAMIGLIA
RASSEGNA STAMPA
7. ADHD IL TRATTAMENTO CON STIMOLANTI NON PORTERÀ AD ABUSO DI SOSTANZE 11/03/2008 WASHINGTON POST (:-)
8. BAMBINI IPERATTIVI UNA PROPOSTA OLIO PESCE O DI GOMITO? MEGLIO IL KARATE-Dr. MARK PALERMO ALIAS PAG. 3 N. 10 8 MARZO 2008 (:-)
9. METÀ DEI BAMBINI CHE NON SUPERANO I TEST CHIAVE ”HANNO DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO” 14/03/2008 THE TIMES NICOLA WOOLCOCK (:-)
10. «NIENTE PSICOFARMACI AI BAMBINI» 09/03/2008 L’INFORMAZIONE PAG. 7 MODENA(:-(
11. TUTELA DEI MINORI GLI AMERICANI PREMIANO IL CONSIGLIERE VIGNALE 04/03/2008 IL GIORNALE DEL PIEMONTE ED. NAZIONALE(:-(***********************************************************************
1 AUGURI
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Cari Soci e amici iscritti alle Newsletter AIFA,
a voi, ai vostri familiari, alle vostre Associazioni rivolgiamo il nostro più cordiale augurio di Buona Pasqua.
Patrizia Stacconi
Presidente AIFA Onlus – Associazione Italiana Famiglie ADHD ed il Consiglio Direttivo
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2 CONVEGNO INTERNAZIONALE: IL TRATTAMENTO MULTIMODALE NEI BAMBINI CON ADHD MILANO A MAGGIO
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO – ASSOCIAZIONE KOALA – AZIENDA OSPEDALIERA SAN PAOLO POLO UNIVERSITARIOU.O. E CATTEDRA DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
15 – 17 Maggio 2008 Aula Magna – Università degli Studi
Nel Convegno verranno trattati diversi temi relativi all’inquadramento clinico, neuropsicologico e psichiatrico del disturbo, nonché i diversi tipi di trattamento, farmacologico e psicologico. Due sono gli obiettivi principali del Convegno. Il primo è quello di contribuire alla formazione di neuropsichiatri infantili, psicologi, educatori, terapisti, insegnanti, ecc., sui diversi aspetti del trattamento dell’ADHD. In particolare sul trattamento psicologico cognitivo comportamentale e sul parent-training. Il secondo obiettivo è quello di favorire, negli specialisti, una formazione priva di pregiudizi ideologici, fondata su criteri clinici obiettivi basati sull’evidenza e sull’esperienza di un qualificato Centro di trattamento statunitense.
15 Maggio
ADHD: l’importanza della diagnosi
15:00 Apertura del convegno Introduzione Carlo Lenti (Milano)
15:30 Complessità della diagnosi e comorbidità psichiatrica R. Rigardetto – B. Bassi (Torino)
16:00 Valutazione comportamentale e neuropsicologica M. Saccani (Milano)
16:30 Disturbi Specifici dell’Apprendimento e ADHD C. Termine (Varese)
17:00 I percorsi evolutivi verso devianza e antisocialità: il ruolo dell’ADHD F. Madeddu – S. Dazzi (Milano)
17:30 Discussione
16 Maggio
Vecchie e nuove prospettive nel trattamento dell’ADHD
9:00 Basi neurobiologiche del trattamento farmacologico F. Fumagalli – G. Racagni (Milano)
9:30 Il trattamento farmacologico A. Pasini – P. Curatolo (Roma)
10:00 Il registro Italiano per l’ADHD P. Panei (Roma)
10:30 Coffee Break
11:00 Introduzione all’intervento multimodale per l’ADHD: obiettivi, efficacia ed interventi J. Swanson (Los Angeles)
Verrà presentato il pacchetto di interventi utilizzati nel trattamento multimodale. Verranno inoltre esposti i dati di follow-up dell’MTA con una descrizione dell’efficacia dei trattamenti non farmacologici, come l’applicazione scolastica della Token Economy e l’adattamento a un trattamento di gruppo del programma di riabilitazione delle attività sociali. Verrà inoltre presentato l’Irvine Paraprofessional Program, il CHOC-UCI Initiative for the Development of Attention and Readiness e il CUIDAR Service (servizio preventivo per un vasto numero di famiglie nell’Orange County in California).
12:00 Discussione
14:30 Basi teoriche del trattamento multimodale J. Swanson, R. Kotkin (Los Angeles)
Verranno presentati i manuali per il trattamento multimodale concepiti e redatti secondo gli studi MTA e PATS e secondo l’esperienza del Child Development Center della University of California a Irvine. In particolare verranno discussi: i diversi approcci di parent training: quello tradizionale previsto dal MTA e l’educazione territoriale dei genitori in grandi gruppi (COPE) Verranno presentati esempi e materiali per l’intervento comportamentale a scuola e a casa.
17:30 Discussione
17 Maggio
Gli interventi multimodali: dalla teoria all’applicazione pratica
09:00 Modelli di intervento J. Swanson, R. Kotkin (Los Angeles)
Attraverso materiale multimediale studiato per il parent training all’interno del CUIDAR program della University of California a Irvine verranno presentati esempi del metodo COPE come concepito all’interno degli studi PATS. Verranno mostrati anche video registrati nell’ambito degli studi MTA e del programma diurno scolastico del Child Development Center presso University of California di Irvine. I video sono stati appositamente ideati per l’addestramento di figure professionali specializzate (educatori ed insegnanti) all’interno del setting scolastico.
12:30 Discussione
Possibili applicazioni nel contesto italiano
15:00 Intervento multimodale: un’esperienza italiana L. Rizzi ( Milano)
16:00 Applicabilità del trattamento multimodale nel sistema scolastico italiano M.T. Valagussa (Ufficio Scolastico Regionale, Milano)
16:30 Discussione
17:00 Chiusura dei lavori-Prova finale di apprendimento
Sono stati richiesti crediti ECM per Medici, Psicologi, Educatori, Terapisti della NPEE, Terapisti occupazionali, Terapisti della Riabilitazione psichiatrica.
RELATORI
Bianca Bassi Divisione e Cattedra di Neuropsichiatria Infantile – Università di Torino.
Paolo CuratoloDivisione e Cattedra di Neuropsichiatria Infantile – Università di Roma.
Sergio Dazzi Facoltà di Psicologia – Università di Milano Bicocca.
Fabio Fumagalli Dip. Scienze farmacologiche – Università di Milano.
Dr. Ronald Kotkin, Ph.D. Clinical Prof. in the Dep. of Pediatrics at the University of California at Irvine. Director of the Child Development Center Day Treatment Program for children with ADHD (UCI – CDC).
Carlo Lenti U.O. e Cattedra di Neuropsichiatria Infantile – Università di Milano.
Fabio Madeddu Facoltà di Psicologia – Università di Milano Bicocca.
Pietro Panei IstitutoSuperiore di Sanità, Roma.
Augusto Pasini Divisione e Cattedra di Neuropsichiatria Infantile – Università di Roma.
Giorgio Racagni Dip. Scienze farmacologiche – Università di Milano.
Roberto Rigardetto Divisione e Cattedra di Neuropsichiatria Infantile – Università di Torino.
Lucia Rizzi Psicopedagogista e insegnante, Milano.
Monica Saccani U.O. e Cattedra di Neuropsichiatria Infantile – Università di Milano.
James M. Swanson, Ph.D. Professor of Pediatrics at University of California – Irvine Director of the UCI Child Development Center (UCI-CDC).
Cristiano Termine Cattedra di Neuropsichiatria Infantile – Università dell’ Insubria, Varese.
Maria Teresa Valagussa Ufficio Scolastico Regionale, Milano.
Comitato Scientifico: Ronald Kotkin, Carlo Lenti , Monica Saccani , James M. Swanson.
Segreteria Scientifica: Federica Aggio, Paola Olgiati, Giorgio Seragni U.O e Cattedra di Neuropsichiatria Infantile A.O. S. Paolo – Università degli Studi di Milano polgiati@ao-sanpaolo.it
Segreteria Organizzativa: MdE congressi ed eventi Srl Via San Giovanni in Borgo 4, 27100 Pavia Tel. 0382-302859 Fax. 0382-27697 e-mail: segreteria@ao-mdecongressi.it sito: www.mdecongressi.it
informazioni: Date e Sede Giovedì 15 maggio 2008 – Sabato 17 maggio 2008 Università degli Studi di Milano, Aula Magna Via Festa del Perdono 7, 20122 Milano MM3 (linea gialla) fermata Porta Romana o fermata Piazza Duomo MM1 (linea rossa) fermata Piazza Duomo Bus: linee 12 e 54 fermata via Larga-Verziere Per altre linee e informazioni più dettagliate: www.atmmi.it/giromilano/navigatore.asp
Quote di iscrizione: 300,00 € + IVA 20% (tot. 360,00 €) entro il 10 aprile – 350,00 € + IVA 20% (tot. 420,00 €) dopo il 10 aprile – 150,00 € + IVA 20% (tot. 180,00 €) per gli Specializzandi
Preghiamo di indicare i dati per la fatturazione se diversi da quelli del partecipante iscritto.
Modalità di pagamento: Bonifico bancario intestato a MdE congressi ed eventi Srl, via San Giovanni in Borgo 4, 27100 Pavia, P.IVA 02033060183, IBAN IT39 E030 6911 3041 0000 0003 103
Carta di credito: Visa, Mastercard, CartaSì. Sulla scheda vanno indicate le 16 cifre, la data di scadenza mese/anno, il nome del titolare e la firma di autorizzazione al prelievo. E’ indispensabile inviare la scheda alla Segreteria Organizzativa MdE congressi ed eventi, unitamente alla ricevuta del bonifico o ai dati di una carta di credito.
Non verranno prese in considerazione schede sprovviste del relativo pagamento. La conferma verrà inviata solo per e-mail
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3 LABORATORI INFORMATICI PER BAMBINI, RAGAZZI, GENITORI E DOCENTI: UN PC PER AMICO SEZIONE AID DI CHIETI
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DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
Dott.ssa Giulia Lampugnani, docente e formatrice Associazione Italiana Dislessia
Lo strumento informatico è un’opportunità importantissima per consentire l’apprendimento degli alunni che presentano dislessia. Esso necessita però di essere utilizzato dai ragazzi con autonomia operativa ed emotiva e deve essere condiviso come una positiva opportunità di apprendimento per tutta la classe. Per questo, il laboratorio proposto è rivolto
ai ragazziche interagiscono e si confrontano nel gruppo,
ai genitoriaffinché possano comprendere le potenzialità del PC e dei software sostenendo i propri figli,
ai docentiche potranno sperimentare in prima persona l’uso degli strumenti e metodologie di studio utili ai ragazzi con DSA.
Dal 21 al 26 Aprile 2008a Vasto (Ch)presso una scuola (sede da definire):
21 Aprile: ore 10.00-13.00; 14.00-17.00 Docenti di scuola primaria e secondaria. L’A.I.D. (ente accreditato presso il MPI come da circolare 9/12/04 prot. N. 4344/C/3) rilascerà un attestato di partecipazione. Preferibilmente docenti referenti per la dislessia.
22 Aprile: ore 10.00-13.00; 14.00-17.00 Studenti del 4° e 5° anno scuola primaria e del 1° e 2° anno scuola secondaria I grado (I parte)
23 Aprile: ore 10.00-13.00; 14.00-17.00 Studenti del 4° e 5° anno scuola primaria e del 1° e 2° anno scuola secondaria I grado (II parte)
24 Aprile: ore 10.00-13.00; 14.00-17.00 Studenti del 3° anno scuola secondaria I grado e di scuola secondaria di II grado (I parte)
25 Aprile (Festa della Liberazione): ore 10.00-13.00; 14.00-17.00 Genitori
26 Aprile: ore 10.00-13.00; 14.00-17.00 Studenti del 3° anno scuola secondaria I grado e di scuola secondaria di II grado (II parte)
RECAPITI:Cel. 329/8070123 chieti@dislessia.it www.dislessia.it
Costi: euro 70 (settanta) quota che comprende partecipazione alle due giornate per i ragazzi e alla giornata per i genitori. Non è prevista quota di partecipazione per i DOCENTI
Iscrizioni: Entro e non oltre il 5 Aprile 2008 ritirando il modulo di iscrizione e versando il contributo presso la sede di Chieti (Simona Di Cicco 329/8070123) o presso la sede di Vasto (Lucy D’Ercole 0873/58812). Nelle iscrizionisarà data precedenza ai soci AID.
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4. REGIONE DEL VENETO AZIENDA U.L.S.S. N. 10 “VENETO ORIENTALE” CORSO DI FORMAZIONE RESPONDABILE Dott. Dino Maschietto
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Corso di Formazione per psicologi dei Servizi di Neuropsichiatria Infantile per il trattamento dei soggetti con disturbo grave ADHD (Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività)
Al fine di dare attuazione alla DGR n. 3364 del 23/10/2007 – Linee di indirizzo per la gestione dei soggetti con disturbo grave ADHD (Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività), l’U.O.C. di Neuropsichiatria Infantile dell’Azienda ULSS n. 10, in qualità di struttura di riferimento per il Registro Nazionale di monitoraggio dell’ADHD con compiti di raccordo e coordinamento (DD n. 100 del 11 dicembre 2007), promuove, con il patrocinio della Regione Veneto, un corso di formazione in materia di ADHD.
II Corso, finalizzato alla formazione di almeno uno psicologo del Servizio di Neuropsichiatria Infantile per ciascuna Azienda ULSS e Ospedaliera del Veneto nel trattamento psicoeducativo del bambino con Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, si terrà presso l’Azienda ULSS n 10. Il Corso si articolerà in:
1)tre lezioni plenarie (mattino e pomeriggio), che si terranno nei giorni 14, 19 e 26 marzo p.v.,
2) un training operativo di 10 incontri (4 ore per incontro) per due gruppi di psicologi (il primo che include le Aziende ULSS n. 1, 3, 6, 9, 12, 15, 20, 21,22, l’Azienda Ospedaliera di Padova e F IRCCS E. Medea di Conegliano V.to – tra aprile e giugno; il secondo – per le restanti Aziende – tra settembre e dicembre), e
3) una lezione plenaria finale (mattina e pomeriggio): a giugno per il 1° gruppo di psicologi e a dicembre per il 2° gruppo.
a) è necessaria la partecipazione di ciascun operatore a tutti i momenti previsti dal Corso dì Formazione;
b) è necessaria la partecipazione alle tre lezioni plenarie iniziali, indipendentemente dall’assegnazione al 1° o 2° gruppo di operatori per il training operativo;
c) sarebbe opportuno che alla prima lezione plenaria (14 marzo p.v.), almeno durante la parte pomeridiana sulla terapia farmacologica, partecipassero anche i neuropsichiatri infantili dei centri di riferimento.
TEMPI E MODALITA’ DI FORMAZIONE
La formazione avverrà da Marzo 2008 a Dicembre 2008 secondo la seguente scaletta: lezione plenaria frontale il 14 Marzo 2008, mattina e pomeriggio, “BASI TEORICHE DELL’ADHD” (dott. Dino Maschietto) volta a trattare ed approfondire ì seguenti argomenti:
-caratteristiche diagnostiche
-eziologia
-epidemiologia
-basi neurobiologiche
-modelli neuropsicologici di riferimento
-il protocollo diagnostico
-la comorbilità
-la diagnosi differenziale
-il trattamento farmacologico
Lezione plenaria frontale il 19 Marzo 2008, mattina e pomeriggio, “STRUMENTI DI VALUTAZIONE NEL PERCORSO DIAGNOSTICO DELL’ADHD” (dott. Claudio Vio) volta a trattare ed approfondire i seguenti argomenti:
-il colloquio anamnestico
-la KIDDIE-SADS
-le scale Conner’s, SDAI-SDAG, SCOD-I, SCOD-G
-la valutazione neuropsicologica: introduzione teorica alla neuropsicologia e correlati strumenti di valutazione (es. Torre di Londra, Wisconsin Card Corting Test, MF, Test delle Campanelle.
-limiti e punti di forza dei questionari e della valutazione neuropsicologica
-l’osservazione
-scale e questionari per la diagnosi differenziale
Lezione plenaria il 26 Marzo: dalle 9.00 alle 13.00 “IL PARENT TRAINING” (dott.ssa Tiziana De Meo) volta a trattare ed approfondire i seguenti argomenti:
-principali modelli di intervento sulla famiglia
-presupposti teorici dell’intervento cognitvo-comportamentale sulla famiglia
-fattori cognitivi e comportamentali delle famiglie di bambini con ADHD
-struttura del parent training così come rivisitato in Vio e tal. 1999 nella situazione italiana e da noi utilizzato
-esito di ricerche in merito al suo utilizzo
dalle 14.00 alle 18.00 “IL TRAINING AUTOREGOLATIVO DI GRUPPO” (dott.ssa Tania Mattiuzzo) volta a trattare ed approfondire i seguenti argomenti:
-presupposti teorici dell’intervento cognitvo-comportamentale sul bambino
-fattori cognitivi e comportamentali nei bambini con ADHD
-struttura del training autoregolativo individuale così come rivisitato in Cornoldi et al., 1996
-esito di ricerche in merito al suo utilizzo
A seguire due gruppi di 10 psicologi ciascuno, assisterà alla videoregistrazione, ed al relativo commento formativo, di alcune sedute di parent training e training autoregolativo di gruppo (APPLICAZIONI PRATICHE E DISCUSSIONE PARENT TRAINING E TRAINING AUTOREGOLATIVO” ) secondo le seguenti modalità:
-5 incontri di 4 ore ciascuno sul parent training (per ogni gruppo)
-5 incontri di 4 ore ciascuno sul training autoregolativo (per ogni gruppo)
Verrà poi data disponibilità per un accesso alla nostra U.O.C., di circa 4 ore, per ciascun psicologo, durante il quale l’interessato potrà assistere al percorso diagnostico precedentemente descritto.
A Giugno 2008, per i partecipanti del V gruppo, e a dicembre 2008, per i partecipanti del 2° gruppo, lezione plenaria, mattino e pomeriggio, “L’INTERVENTO SCOLASTICO” (dott. Vio, Mattiuzzo, De Meo) volta atrattare ed approfondire i seguenti argomenti:
-deficit autoregolativo e ricadute in ambito scolastico
-tecniche specifiche di intervento psicoeducativo comportamentale
-osservazione e analisi funzionale dei comportamenti problema
-la gestione del rapporto scuola-famiglia
-discussione di alcuni casi
Il 1° gruppo inizierà il percorso formativo nell’aprile dei 2008 per concluderlo nel giungo 2008; il 2° gruppo inizierà il percorso formativo nel settembre 2008 per concluderlo nel dicembre 2008. I partecipanti al progetto, pertanto, potranno attivare, presso le loro NPI di appartenenza, dopo questa fase formativa, analoghi percorsi di intervento psicoeducativo per bambino affetti da ADHD.
Responsabile del Progetto: dott. Dino Maschietto
Psicologi-Psicoterapeuti Formatori del Progetto: dott. Claudio Vio, dott.ssa Tiziana De Meo, dott.ssa Tania Mattiuzzo
servizio di neuropsichiatria infantile Direttore Dott. Dino Maschietto30027 SAN DONA’ DI PIAVE (VE) TEL. 0421-457760 FAX 0421-457768 e-mail: npi.sandona@aulssl0.veneto.it
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5. DELIBERE E LINEE GUIDA DELLA REGIONE LOMBARDIA
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SERVIZIO FORMAZIONE ALL’AUTONOMIA DEI MINORI
La Regione Lombardia ha approvato la Delibera Regionale n° 6678 del 27 febbraio 2008: Sperimentazione di requisiti di autorizzazione/accreditamento di servizio innovativo denominato “Servizio di Formazione all’Autonomia per Minori” finalizzato al sostegno di minori in situazione di disagio nei percorsi di crescita.
La delibera ha promosso un bando per i progetti finalizzati all’accompagnamento scolastico e all’inserimento sociale e lavorativo di preadolescenti e adolescenti.
Le domande di contributo dovranno essere consegnate entro il 31 marzo 2008 al protocollo della Direzione generale Famiglia e Solidarietà Sociale via Pola 9/11. (vedi il link)
http://www.famiglia.regione.lombardia.it/min/notizia.asp?idnews=12579
ALUNNI CON DISABILITÀ, PUBBLICATE LE LINEE GUIDA REGIONALI
La Regione Lombardia ha reso note le nuove linee operative per il processo di individuazione e accompagnamento degli alunni con handicap per l’integrazione scolastica e il documento contenente il modello di diagnosi funzionale che verrà utilizzato dalle strutture sanitarie a partire dall’anno scolastico 2008/2009. Le linee operative forniscono, agli operatori coinvolti nel percorso di integrazione scolastica, uno strumento di lettura composto da atti e comunicazioni emanati dalla Regione e da elementi emersi da riflessioni comuni. (vedi il link)
http://www.famiglia.regione.lombardia.it/dis/allega.asp?file=1888
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6. COMUNICATO DEL MINISTRO DELLE POLITICHE PER LA FAMIGLIA
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COMUNICATO STAMPA MERCOLEDI’ 5 MARZO 2008 SALA CONFERENZE – BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE VIALE CASTRO PRETORIO 105 – ROMA
L’attuazione del Piano straordinario per l’incremento dei servizi per la prima infanzia – fortemente voluto e promosso dal Ministro delle Politiche per la Famiglia, On. Rosy Bindi – è al centro di un seminario in programma mercoledì 5 marzo a Roma, presso la Sala delle Conferenze della Biblioteca Nazionale Centrale. Il seminario, organizzato dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia e presieduto dal Ministro Bindi, rappresenta la prima occasione per un confronto diretto tra gli operatori dei vari livelli istituzionali coinvolti nell’applicazione concreta dell’intesa tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, con cui è stato varato nei mesi scorsi il Piano nazionale, finanziato finora con circa 800 milioni di euro, destinati alla realizzazione di 60mila nuovi posti, 40mila nei nidi e 20mila nelle nuove “sezioni primavera”, il servizio educativo sperimentale per i bambini dai due ai tre anni introdotto nel settembre scorso. Tra i temi da affrontare nel corso del seminario, lo stato di avanzamento delle procedure di finanziamento dei piani regionali, il livello qualitativo e quantitativo delle sinergie pubblico-privato, il ruolo dell’associazionismo familiare e una prima valutazione dell’esperienza delle “sezioni primavera”. L’impegno senza precedenti profuso dal Governo ha già creato un effetto volano su tutto il territorio, alzando il livello di attenzione sul settore e sviluppando sinergie virtuose. La complessità e la diversificazione territoriale richiedono però un momento di confronto e di forte rilancio della collaborazione tra istituzioni, anche in vista degli ambiziosi traguardi fissati dal Processo di Lisbona. La scheda di iscrizione e il programma provvisorio del seminario del 5 marzo sono disponibili sul sito Politiche per la Famiglia http://www.politichefamiglia.it/primo-piano/seminario-servizi-per-la-prima-infanzia.aspx Roma,28 Febbraio 2008
Ufficio stampa del Ministro delle Politiche per la Famiglia – Tel. 06.67792970
ARTICOLI POSITIVI
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7. ADHD IL TRATTAMENTO CON STIMOLANTI NON PORTERÀ AD ABUSO DI SOSTANZE 11/03/2008 WASHINGTON POST (:-)
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ATTENTION-DEFICIT HYPERACTIVITY DISORDER 11/03/2008 Washington Post
Treatment with stimulants may not lead to substance abuse.
THE QUESTION Are children who have been given stimulants for attention-deficit hyperactivity disorder more prone to abuse drugs or alcohol or become nicotine-dependent as they grow up?
THIS STUDY analyseddata on 112 young men who had been diagnosed with ADHD 10 years earlier, when they were 6 to 17 years old. Nearly three-fourths had been treated with stimulants; 22 percent were taking them at the time of the study. Reported abuse of alcohol, drugs (including marijuana, cocaine, amphetamines, sedatives, steroids and non prescription sleeping or diet pills) or tobacco products was no more or less likely among those who had taken stimulants for ADHD than among those who had not, regardless of the age at which treatment had started or how long it lasted.
WHO MAY BE AFFECTED? Boys with ADHD. Children with the disorder often have trouble staying focused, and are prone to fidgeting and impulsive behaviour. An estimated 3 to 5 percent of American children have ADHD.
CAVEATS Participants were white; whether the findings would hold true for other races, or for girls, remains unclear. Analysis did not differentiate between different doses of stimulants. Data came from interviews with participants and their mothers. Four of the six authors had received fees from pharmaceutical companies.
FIND THIS STUDY March 3 online issue of the American Journal of Psychiatry.
LEARN MORE ABOUTADHD at http://www.ninds.nih.gov/disorders and http://www.help4adhd.org
DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA’
Trattamento con stimolanti non porterà ad abuso di sostanze
LA DOMANDA: I bambini che hanno assunto farmaci stimolanti per l’ADHD sono più esposti al rischio di abusare di droghe o alcool o diventare dipendenti da nicotina quando sono diventati grandi?
QUESTO STUDIO ha analizzato i dati su 112 giovani uomini che erano stati diagnosticati con ADHD 10 anni prima, quando avevano tra i 6 e 17 anni. Quasi tre quarti erano stati curati con farmaci stimolanti; il 22 percento li assumeva ancora durante il periodo della ricerca. I dati riportano che l’abuso di alcool, droghe (incluso marijuana, cocaina, amfetamine, sedativi, steroidi e farmaci non soggetti a prescrizione come sonniferi o dimagranti) o di fumo da sigarette non era diverso tra chi assunto stimolanti per ADHD e tra chi non ne aveva assunti, indifferentemente dall’età dell’inizio della terapia o dalla sua durata.
CHI PUO’ ESSERE COINVOLTO? Maschi con ADHD. I bambini con questo disturbo spesso hanno difficoltà rimanere concentrati e sono soggetti ad un comportamento impulsivo. Si stima che dal 3 al 5% dei bambini americani sono affetti da ADHD.
I PARTECIPANTI erano bianchi; rimane incerto se i risultati sarebbero uguali se fatte su altre razze, o sulle bambine. Le analisi non davano differenze tra diverso dosaggio degli stimolanti. I dati sono stati raccolti da interviste e con i partecipanti e le loro madri. Quattro dei sei autori avevano ricevuto un compenso dalle compagnie farmaceutiche.
TROVATO sull’edizione online del 3 marzo del Ameruican Journal of Psychiatry
Ndr: un altro articolo con lo stesso contenuto è apparso sul Times del 11 marzo
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8. BAMBINI IPERATTIVI UNA PROPOSTA OLIO PESCE O DI GOMITO? MEGLIO IL KARATE-Dr. MARK PALERMO ALIAS PAG. 3 N. 10 8 MARZO 2008
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È in corso in Italia una guerra di religione, quelle che gli umani prediligono e, quasi per definizione, senza fine. Uno scontro tra fondamentalismi clinici e pedagogici e, come in tutte le guerre di religione, tra opinioni su bene e male, su segni e simboli e sulla loro interpretazione. È un dibattito tra schieramenti sull’esistenza (o inesistenza) di patologie comportamentali infantili come l’Adhd – acronimo di Attention Deficit and Hyperactivity Disorder (in italiano Ddai) – e in merito a cause e rimedi. Da una parte, famiglie che lottano per ottenere il riconoscimento del loro dolore, reificato nel disagio dei loro figli iperattivi. Dall’altra, associazioni di professionisti che criticano le modalità di intervento della controparte o negano l’esistenza del disagio mentale infantile. Situazioni che si ripetono ciclicamente nella storia della psichiatria moderna. Cambiano solo le diagnosi oggetto di scontro. Con ovvio timore, in tutto il mondo si segnala l’aumento della prevalenza dei disturbi neuropsichiatrici nell’infanzia e l’uso crescente di terapie farmacologiche. Sentiamo sempre più spesso parlare di iperattività o di Adhd-di) – disturbo caratterizzato da grave incapacità di prestare attenzione, vivacità estrema e impulsività, che colpirebbe, secondo dati epidemiologici, fino al 5% della popolazione scolare. Non si tratta di bambini «maleducati». Come sempre avviene con i fenomeni sociali, nella cultura paranoica della cospirazione in cui conviviamo affollati e irritabili, si punta un dito contro i presunti responsabili della situazione: neuropsichiatri accusati di essere asserviti all’industria, i computer e internet, e gli immancabili Stati Uniti d’America, spinti secondo questo punto di vista dalla grande industria della farmacologia dell’angoscia, accusata della «creazione» di malati immaginari per poter vendere la «felicità chimica». Ma è pur vero che la malattia psichiatrica esiste, indipendentemente dalle (ipotetiche) cause e dalle (ipotetiche) cure, in ogni stagione della vita e le semplificazioni ideologiche rischiano di allontanarci da una soluzione equilibrata. Anche Dostoevskij ci racconta che i Demoni esistono ma che il modo di comprenderli può essere diversissimo. Forse la psichiatria non è ancora una scienza e, forse, per l’oggetto stesso del suo studio, non lo sarà mai. È possibile invece che la psichiatria sia un’opinione. Essendo il suo dominio l’agire umano è logico che sia terreno ideale per le opinioni. Chaslin ci avvertiva che la psichiatria è una lingua malfatta ma che è dalla imprecisione delle idee che deriva (tuttora) l’imprecisione dei termini. E viceversa. In effetti le astrazioni di cui ci serviamo per descrivere la realtà non sono la realtà. Ma la psichiatria è anche uno dei pochi settori della medicina dove due esperti possono avere prima impostazioni teoriche antitetiche, per poi giungere a conclusioni agli antipodi (e quindi esclusive) paradossalmente rimanendo entrambi «esperti». E qui torniamo alle guerre di religione. In ambito pedo-psichiatrico la faccenda si complica, perché i più piccoli posseggono un repertorio comportamentale osservabile limitato e lo stesso comportamento può avere più motivazioni. Il pragmatismo americano ha creato il Dsm (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali, una summa psichiatrica di categorie diagnostiche redatto e adottato da gruppi di lavoro internazionali. Non è un moderno malleus maleficarum, né tantomeno un trattato di psichiatria. Alla sua base vi è un limite implicito della vita mentale: se, cioè, pensiamo e ordiniamo la realtà per categorie (un bisogno atavico), queste si manifestano in modo dimensionale, lungo uno spettro di continuità, a esempio dal molto al poco. Categoria è «l’Essere umano»; dimensione è «essere umani». Si può essere umani in molti modi, sani, malati, alti, bassi e così via. Ed è proprio lo spettro dimensionale, che si aggira per l’Italia e agita gli animi. Il concetto di spettro applicato alla neuropsichiatria si traduce in sintomi che, sommati tra loro, compongono la diagnosi (la categoria) e si manifestano su una scala di gravità. La variabilità della gravità può porre quindi in dubbio il concetto stesso di malattia. Il concetto dello spettro è ancora più evidente nell’autismo, in cui due persone con quadri clinici estremamente differenti – uno apparentemente impermeabile al mondo e muto, e l’altro eccentrico, socialmente isolato e ossessionato dalla necessità di memorizzare liste di numeri sganciati da una qualsiasi apparente utilità possono essere entrambi iscritti alla categoria dell’autismo. Lo stesso Adhd è composto da fenomeni osservabili complessi (impulsività, attività motoria, capacità di prestare attenzione) con molteplici significati e manifestazioni anche in base all’età in cui si evidenziano. Il corollario ovvio della clinicizzazione è l’intervento. Abbiamo una diagnosi. E una cura (o più cure). Abbiamo anche l’esecrabile Ritalin, demonizzato forse per la sua impressionante rapidità di azione, e in grado di trasformare «a tempo» lo stato clinico del bambino. Proprio questo. Il suo effetto è però «a tempo» circoscritto e, al di là degli schieramenti ne rappresenta il limite farmacologico fondamentale. Pur facendo parte da decenni dell’armamentario terapeutico, come tutti i farmaci il Ritalin non è privo di effetti collaterali. Esattamente come le terapie psicologiche, soprattutto se mal condotte. Si finisce per passare da una fraudolenta «psicopatologia della quotidianità» ad una psicofarmacologia dell’uomo comune. Entrambe le posizioni rischiano purtroppo di rimanere riduttive e ghettizzanti qualora non si riesca ad ampliare lo spettro dell’intervento al di fuori dell’ambito strettamente clinico. E mentre i fondamentalisti dibattono (e si dibattono), mentre nascono nuovi osservatori per l’infanzia lamentando la perdita di valori e delle stagioni di mezzo, un gruppo di bambini sotto la guida di esperti maestri si affrontano e si sfidano. O meglio, affrontano e sfidano se stessi, combattono la loro difficoltà ad apprendere le regole sociali, pugnano con la loro irrequietezza e provano a conquistare uno spazio vitale in un mondo preoccupato per loro. Per superare le aspre polemiche e andare al di là delle categorie, evitando che l’infanzia diventi una condizione patologica, da anni esiste in Italia un approccio «complementare» agli interventi tradizionali per l’iperattività. Le terapie complementari includono alcuni approcci validati e altri aneddotici, il cui scopo è arricchire l’intervento tradizionale. Nella realtà, tuttavia, la terapia complementare (se ben fatta) può rappresentare l’unico elemento terapeutico. Per fare un esempio, tra i pochi approcci validati da verifiche rigorose, nell’ambito specifico dell’iperattività, è l’uso dell’olio di pesce, una miscela di acidi grassi polinsaturi, fondamentali per il normale sviluppo e funzionamento del tessuto neurale. Un balsamo ittico con cui ungere, dall’interno, una mente disattenta e un corpo scatenato, dimostratosi efficace nel ridurre i sintomi clinici. La terapia complementare di cui sopra, invece, usa l’olio di gomito, un lubrificante naturale del lavoro, che riduce l’attrito tra il dire e il fare. Un crisma terrestre che deriva da un esempio: dall’esposizione a figure e comportamenti coerenti, dall’imitazione di modelli che diventano miti personali, ideali introiettati, madri, padri, i nostri maestri. Maestri la cui gestualità, prima delle parole, ci trasforma lentamente nel maestro di noi stessi, consapevoli che l’esperienza personale è una necessità assoluta. Ma come condurre il bambino con disagio a questo tipo di esperienza? Da diversi anni il Centro studi karate Yo Sho Kan di Roma e la Federazione italiana arti marziali utilizzano il karate come «intervento» nell’ambito di problematiche dell’età evolutiva che interessano la sfera cognitivo-sociale. L’intervento avviene nei dojo, termine che indica il luogo di studio delle discipline marziali giapponesi dove il «do» è una via da seguire per il raggiungimento dell’equilibrio interiore attraverso la pratica. La via del karate è il karatedo, come per l’aiki-do, la via dell’armonia, il ju-do, la via della cedevolezza, il ken-do, la via della spada. Il dojo è il luogo in cui si persegue l’equilibrio anche attraverso l’esecuzione di movimenti, curando con meticolosità il dettaglio gestuale. Il progetto «Dal dojo alla famiglia alla società» si fonda sulle similitudini tra il karate ed il percorso evolutivo che porta allo sviluppo di competenze adatte alla vita di relazione. Di fatto il karate, insegnato tradizionalmente e praticato con costanza e metodo, influisce sulla plasticità del sistema nervoso: un fenomeno fondamentale per l’apprendimento, che indica la capacità del cervello di riorganizzarsi, dopo un danno, o di organizzarsi in seguito a esperienze sviluppando nuove connessioni neurali. A livello comportamentale i fenomeni plastici si traducono in cambiamenti permanenti. Uno studio pilota pubblicato un anno fa sull’International Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology ha dimostrato che il karate riduce tratti temperamentali che mediano lo sviluppo di comportamenti devianti.
La pratica tradizionale del karate ha come scopo specifico la coltivazione della mente. Favorisce in modo sistematico – e forse unico, se paragonato ad altri sport – la coordinazione mentale e lo sviluppo di capacità esecutive di automonitoraggio.
Ciò avviene dal primo giorno di pratica tramite lo stimolo specifico delle strutture cerebrali che sottendono la vita di relazione, senza dover per forza raggiungere vette di performance sportiva.
L’acquisizione della consapevolezza del proprio corpo aiuta a spostare l’attenzione dal pensiero all’azione. L’attenzione del praticante è stimolata dal primissimo momento in cui varca la soglia del dojo, dove l’ambiente semplice, il punto di riferimento unico del sensei (il maestro), l’uguaglianza sociale imposta dall’uniformità dell’abbigliamento e l’imitazione sono gli elementi fondamentali alla base del cambiamento. L’allenamento davanti ad uno specchio è ulteriore guida per l’esecuzione del gesto e, simbolicamente, costringe a guardarsi con semplicità e immediatezza shintoista. Il linguaggio è minimizzato, e il coinvolgimento del praticante è ottenuto tramite gestualità e intonazione vocale. Tutto ciò, insieme all’uso della lingua giapponese per dare i comandi, svincola il praticante da un ingombrante attaccamento al linguaggio parlato, favorendo in modo particolare nei piccoli – in cui la comunicazione non verbale è istintivamente privilegiata – una evoluzione naturale verso la calma interiore grazie allo spostamento dell’attenzione, analogamente ad altre pratiche meditative, sul movimento e non sul pensiero. Il karate evolve quindi in un ottica di dialettica secondo un rapporto bilaterale mente-corpo, in cui, con Wittgenstein, si prende atto del fatto che il pensiero è ormai fiaccato e non si può più usare. Senza affidarsi a culti misterici o ad approcci teoretici, attraverso l’allenamento del corpo si allena la mente, e il corpo stesso diventa tramite per la crescita morale e spirituale. Non si tratta quindi di lezioni spirituali per giovani samurai, né esercizi devozionali, ma lezioni di rieducazione al silenzio e alla lentezza da cui emergerà l’interiorità. È interessante che per Anassagora l’uomo è il più intelligente degli animali perché possiede una mano. Il karate è questo: una mano, l’arte della mano vuota. Una mano che non vuole trattenere ma insegna a guardare, senza occhi e senza interpretazioni, le cose come sono. Non in modo atarassico, stoicamente imperturbabile, ma accettando l’inevitabile e accogliendo le emozioni conseguenti a ciò che vediamo, senza tuttavia smettere di guardare al di là del mondo «reale» circostante. L’osservazione dei piccoli praticanti durante l’allenamento permette allo stesso adulto di inquadrare, saggiamente, nella giusta prospettiva il bambino. Questo aiuta a evitare l’errore comune di una visione talmente ravvicinata da divenire distorta o frammentaria. Un cambio di prospettiva non solo simbolico, in un epoca in cui i figli arrivano ad un’età in cui si vede fisiologicamente sempre meno da vicino, e si rischia di essere psicologicamente presbiti prima ancora di diventare genitori. Un distacco difficile con molte cause, ma la cui assenza fa si che i figli, e forse i bambini in generale, siano guardati talmente da vicino, che la loro immagine diviene distorta o frammentata. È interessante che la saggezza attribuita all’età, si associ alla presbiopia, il calo fisiologico della capacità di vedere da vicino le cose. Simbolicamente questo ci dovrebbe allertare, in un’epoca in cui i figli arrivano ad un’età in cui l’invecchiamento fisiologico è già avviato, e rischiamo di essere psicologicamente presbiti prima di diventare genitori Nel dojo si ricerca quindi il normale nel patologico e non viceversa. Con Rodari che ci mette in guardia dall’iperinterpretazione dei nostri figli, e con il Valentino pascoliano che ci rammenta che il bambino non sa ch’oltre il beccare, il cantare, l’amare, ci sia qualch’altra felicità, si guidano i bambini verso la scoperta che la mente può diventare più forte del cervello.
Rene Magritte.
Ndr l’Aifa Onlus ha sottoscritto nel 2005 assieme al Prof Mark Palermo il Progetto Karate neurocomportamentale dal titolo “Dal dojo, alla scuola, alla società”
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9. METÀ DEI BAMBINI CHE NON SUPERANO I TEST CHIAVE ”HANNO DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO” 14/03/2008 THE TIMES NICOLA WOOLCOCK (:-)
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HALF OF THE CHILDREN WHO FAIL KEY TESTS ‘HAVE LEARNING DIFFICULTIES’ 14/03/2008 THE TIMES NICOLA WOOLCOCK
Half of children who fail key school tests are likely to have dyslexia or other learning difficulties, according to research published today. It claims that one in five pupils shows signs of dyslexia or conditions such as attention deficit hyperactivity disorder – a vastly higher rate than official figures. Specialist researchers found that 55 per cent of primary school children failing their SATs – the national curiculum tests – had symptoms of developmental learning problems – most often dyslexia. They claim that the figures, if extrapolated, would mean that two million children could have specific learning difficulties. This tallies with international rates, but is more than 20 times the 76,000 registered on the Government’s official school census. The research was commissioned by Xtraordinary People, a charity that draws together Britain’s leading dyslexia organisations. It was partly funded by the Government, as part of the charity’s No To Failure project. Chris Singleton, an educational psychologist, led the research, which screened 1,300 children aged 7 and 11, at 20 schools in three areas. He found that 21 per cent showed signs of dyslexia or learning disorders such as dyspraxia (relating to coordination) or dyscalculia (affecting attainment in mathematics). The rate was 26 per cent of children in Year 3 (aged 7) and 18 per cent in Year 7 (aged 11). This indicates that over time the disorders of most of these children have been diagnosed and they have been “lifted out of risk”. However, the report said, this indicates that two thirds of those who had shown signs of disorders “remained in educational jeopardy” afterYear 7. The results suggested that “unidentified dyslexia and other specific learning difficulties are a major cause of educational failure that could be remedied, but which at present is largely ignored”, it said. Kate Griggs, founder of Xtraordinary People, said: “The link between dyslexia and academic failure has been made shockingly clear in our report. This level of failure is unacceptable and unnecessary – with a correct ‘diagnosis’ and support from trained specialists, dyslexic children can flourish.” Ms Griggs said that rather than spending vast sums on pilot schemes and initiatives such as personalised learning, the Government should pay for a dyslexia specialist in every school.
METÀ DEI BAMBINI CHE NON SUPERANO I TEST CHIAVE ”HANNO DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO”
Secondo una ricerca pubblicata oggi, la metà dei bambini che non riescono a superare i test scolastici SATS (SATS test: ndr: test che vengono somministrati agli alunni ogni due anni, a partire dal secondo anno di scuola materna, per poter fare un paragone dei progressi ottenuti tra i bambini nati nello stesso mese) sembrano avere dislessia o altri disturbi di apprendimento. Questo significa che uno di cinque bambini dimostra segni di dislessia o sintomi come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività – una quota notevolmente più alta di quella che risulta ufficialmente. Ricercatori specializzati hanno riscontrato che il 55 percento dei bambini alle scuole primarie che non superano questi test di paragone – i test curricolari nazionali – dimostravano sintomi di problemi evolutivi di apprendimento – nella maggior parte dei casi si trattava di dislessia. Questo significa che se tali casi vengono estrapolati, ci sarebbero 2 milioni di bambini che potrebbero avere specifici difficoltà di apprendimento. Questo corrisponde alle cifre internazionali, ma è di 20 volte più alto dei 76.000 casi registrati dal censimento scolastico ufficiale eseguito da parte del Governo. Questo studio è stato commissionato da Xtraordinary People, un’organizzazione caritativa che riunisce le più importanti organizzazioni britanniche che operano nel campo della dislessia. Lo studio è in parte finanziato dal Governo facendo parte del progetto No To Failure. Lo studio è stato condotto da Chris Singleton, uno psicologo educazionale, con uno screening su un totale di 1300 bambini tra i 7 e gli 11 anni, in 20 scuole distribuite su tre regioni. E’ emerso da questo studio che il 21 % dimostra sintomi di dislessia o di disturbi di apprendimento come per esempio disprassia (relativo alla coordinazione) o discalculia (basso livello di raggiungimento in matematica): Precisamente il tasso era del 26 % nella fascia 3 (7anni) e del 18% nella fascia 7 (11 anni): Questo significa che durante gli anni i disturbi della maggior parte dei bambini erano stati diagnosticati e che sono stati “tolti dal rischio”. Comunque secondo i dati di questo rapporto questo significa che due terzi di quei bambini che avevano dimostrato sintomi di disturbi “sono rimasti a rischio per quanto riguarda la loro formazione scolastica”, anche dopo gli 11 anni. Dai risultati si avvince che “una dislessia o un altro disturbo di apprendimento non riconosciuti sono uno dei più frequenti motivi per un fallimento scolastico al quale si potrebbe mettere rimedio ma che attualmente viene largamente ignorato”, dice Singleton. Kate Griggs, fondatrice di Xtraordinary People afferma: “Il collegamento tra dislessia e fallimento scolastico è emerso con una scioccante chiarezza dal nostro studio” Questo livello di fallimento è inaccettabile e non è necessario – con una corretta diagnosi ed un aiuto da parte di specialisti appositamente formati, i bambini dislessici possono avere successo”. La Griggs dice che piuttosto che spendere enormi somme in schemi pilota e iniziative come un piano di studio personalizzato, il Governo dovrebbe pagare perché in ogni scuola ci possa essere uno specialista in dislessia.
Ndr: abbiamo voluto portare a conoscenza dei lettori che negli altri paesi europei nessuno si oppone agli screening nelle scuole mirati all’identificazione precoce delle situazioni di disagio, anzì questi sono sostenuti dai Governi. Screening eseguiti con il giusto criterio, senza volersi sostituire a qualsiasi tipo di diagnosi, possono aiutare ad avere un quadro più corretto della situazione dei disagi e delle difficoltà di apprendimento presente nei bambini, con la possibilità di intervenire precocemente con gli strumenti adeguati e con le persone appositamente formate ….a quando in Italia?
ARTICOLI NEGATIVI
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10. «NIENTE PSICOFARMACI AI BAMBINI» 09/03/2008 L’INFORMAZIONE PAG. 7 MODENA
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Le iniziative di un comitato indipendente a tutela dei minori BOLOGNA . Una rassegna di documenti scientifici, un corso a distanza sul disagio dei bambini rivolto a genitori e insegnanti (entrambi on line) e una certificazione simbolica alle scuole che bandiscono gli psicofarmaci. Così ‘Giù le mani dai bambini’, comitato indipendente per la farmacovigilanza ai minori formato da genitori, medici e 184 enti fra cui 11 Università, risponde a un presunto caso di psicofarmaci dati a bambini iperattivi denunciato nelle settimane scorse dal comitato a Bologna. Il progetto, presentato nel capoluogo emiliano, si chiama ‘Scuola protetta’ e punta su formazione e dialogo fra scuola e famiglie “senza toni allarmistici”. È già attivo il portale internet www.scuolaprotetta.it che, curato dal comitato scientifico di ‘Giù le mani dai bambini’, mette a disposizione gratuitamente una serie di documenti sulle principali forme di disagio di cui soffrono i bambini, oltre a dispense per un corso di e-learning. Prevista inoltre un’agorà virtuale in cui genitori e docenti potranno scambiarsi commenti e pareri, mentre le scuole potranno attivare gemellaggi in base alla buone prassi adottate. In più gli istituti che sposeranno alcune linee guida stabilite dal portale, riceveranno una sorta di patente di ‘scuola protetta’ con la scritta “qui non medicalizziamo il disagio dei nostri alunni”. «Quello che ci piace poco è che la scuola diventi l’anticamera dell’Asl – ha spiegato Luca Poma, portavoce del comitato – e che sedicenti psicologi entrino nelle scuole proponendo farmaci psicoattivi o indicazioni terapeutiche alle famiglie». Il riferimento è soprattutto al caso bolognese su cui la procura ha aperto un’indagine conoscitiva senza indagati. Ma,secondo Poma, pressioni simili o corsi a insegnanti ci sono stati anche in Umbria, Lazio e Veneto. Per informazioni sul progetto il comitato “Giù le mani dai bambini” ha messo a disposizione il sito www.scuolaprotetta.it
Ndr: Ricapitolando: solo i medici possono prescrivere dei farmaci, ai genitori spetta la decisione (sofferta) di somministrarli o meno ai propri figli, ma le scuole dovrebbero “bandire gli psicofarmaci” e guadagnare così un Certificato simbolico? Un po’ come “Certificare” un carrozziere che non ritiene valide le patenti rilasciate dalla Motorizzazione Civile.
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11. TUTELA DEI MINORI GLI AMERICANI PREMIANO IL CONSIGLIERE VIGNALE 04/03/2008 IL GIORNALE DEL PIEMONTE ED. NAZIONALE
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Insignito del Premio « Human Rights Award » per la legge sulla limitazione nella somministrazione di sostanze psicotrope ai bambini Dal giovedì scorso a domenica, il consigliere Gian Luca Vignale è stato a Los Angeles per essere insignito del Premio « Human Rights Award », in qualità di primo firmatario e ideatore della legge regionale sulla limitazione nella somministrazione di sostanze psicotrope ai bambini nel contesto della sindrome da Adhd. « Il Piemonte è la prima regione in Europa a essere intervenuta sulla materia con una precisa norma restrittiva a favore della salute dei bambini e vietando l ‘ uso di test nelle scuole – dichiara Vignale -. La tutela dei minori ha sconfitto le logiche delle multinazionali » . E ancora: «Dal Piemonte è partita una battaglia culturale tesa a salvaguardare la salute dei nostri bambini e adolescenti e a sottolineare l ‘ importanza di una scuola che deve rimanere luogo di formazione ed educazione e non certo di individuazione di variegate sindromi sulle quali la scienza non ha ancora dato una risposta. La battaglia iniziata in Piemonte – sottolinea Vignale – ha avuto il merito di ” contagiare ” una dopo l ‘ altra molte altre regioni italiane ( Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Sardegna, Abruzzo) che stanno discutendo sullo stesso disegno di legge, così come il Senato e la Camera in cui sono state depositate due proposte leggi simili » . Il Piemonte si è dimostrato all ‘avanguardia anche in questo campo e Vignale si è detto onorato di rappresentare la regione e tutta l ‘Italia in una manifestazione internazionale come la « 39th Anniversary and Human Rights Awards Celebration » di Los Angeles, un riconoscimento che premia il lavoro fatto sin qui dal consigliere a difesa dei bambini.
Ndr: Gian Luca Vignale è Consigliere della Regione Piemonte sostenitore della campagna “Perché non accada…”, mentre il Human Rights Award è un evento legato al CCHR (CCDU in Italia), organizzazione che fa parte della Chiesa di scientology.