========= AIFAnewsletter n.104 del 21/12/2004 =============================
In questo numero:
1. GLI AUGURI DEL PRESIDENTE AIFA
2. STORIE DI VITA VERA…
3. RASSEGNA STAMPA
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1. GLI AUGURI DEL PRESIDENTE AIFA
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Carissimi amici iscritti alla mailing-list di AIFAnewsletter.
Inizia per noi il terzo anno di attività, anche se è dal 2001 che operiamo
attraverso il Progetto “Parents for Parents” (www.aifa.it\storia.htm).
E’ un “lavoro” molto duro per tutti noi genitori di bambini ADHD, ma la
forza dell’amore e la soddisfazione nell’aver visto migliorate le
aspettative di vita e di relazione dei nostri figli dopo una diagnosi e un
adeguato trattamento, ci spingono a continuare con forza per questa strada.
Sono soprattutto le numerose lettere e telefonate che riceviamo da altri
genitori da noi sostenuti e amati che ci ripagano in modo incommensurabile
delle tante fatiche passate tra il telefono e il computer. A questo si
aggiunge la quotidianità delle nostre case che si intreccia con i problemi
dei figli ADHD e il lavoro a cui ciascuno di noi è chiamato a svolgere.
Voglio ringraziare tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato
quest’anno con l’AIFA e contribuito alla divulgazione scientifica, umana e
sociale del disturbo ADHD.
Grazie a voi e al vostro serio lavoro tante famiglie e bambini oggi potranno
festeggiare un Natale sereno!
A voi tutti auguro la serenità che avete saputo donare loro!
Possa il Signore benedire voi e le vostre famiglie, i vostri figli
e vi conceda, come da Lui promesso, il centuplo per quello che state facendo
nella gratuità dell’amore e nella serietà della professione alla quale siete
stati chiamati.
Abbiamo bisogno di essere sostenuti sia nelle intenzioni sia concretamente
perchè i nostri progetti possano vedere la realizzazione. Potete aiutarci in
vario modo:
iscrivendovi all’associazione (www.aifa.it\aderire.htm)
acquistando libri e video AIFA (www.aifa.it\libriaifa.htm

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collaborando con l’AIFA (www.aifa.it\collaboratori.htm)
rinnovando la vostra iscrizione annuale (www.aifa.it\aderire.htm)
versando un contributo liberale

Vi ricordo che la vostra donazione è detraibile perchè inviata ad
un’associazione onlus legalmente riconosciuta.
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO
Raffaele e Giulia D’Errico
e il CD AIFA Onlus

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2. STORIE DI VITA VERA…
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Alcune settimane fa mi ha contattato una mamma di un bambino di 5 anni,
avendo il sospetto che il suo bimbo potesse avere l’ADHD… Ha parlato del
solito calvario con le maestre, con i parenti, la vita quotidiana… L’ho
inviata ad un centro di riferimento dove mi ha detto che si è trovata
bene… Poi mi ha contattato di nuovo e le ho accennato che il 10 dicembre
si sarebbe svolto il primo Convegno Regionale AIFA Sicilia. La mamma ha
invitato così anche le maestre del figlio che sono venute veramente assieme
a lei. Oggi mi ha richiamato commossa dicendomi che prima di allora, quando
prendeva suo figlio all’uscita da scuola, le maestre si lamentavano ogni
giorno di ciò che era accaduto. Oggi, invece, racconta che la maestra l’ha
fermata e le ha detto: “Signora, da venerdi è cambiato qualcosa: ora
riusciamo a comprendere il suo bambino, sappiamo meglio come reagire ed è
cambiata la situazione, è cambiato tutto!”…
Non potete immaginare quanto sia stata contenta di aver appreso che abbiamo
potuto aiutare anche un solo bambino col nostro convegno!
Andrò avanti per questa strada anche se a volte è faticosa, anche perchè
dopo questa chiamata ne ho ricevuta un’altra di una mamma disperata…
janine

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3. RASSEGNA STAMPA
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D Repubblica – “Cervello: empatico o sistematico”
Dalle analisi di alcuni ricercatori si evince che uomini e donne hanno una
testa strutturalmente diversa; infatti i primi tendono alla
sistematizzazione, le seconde all’empatia. Altri test mettono in rilievo le
differenze di autocontrollo fra sessi: le femmine imparano prima il
controllo degli sfinteri e i maschi sono più soggetti a disturbi da deficit
di attenzione con iperattività.
Cervello: empatico o sistematico?
D Repubblica 11/12/2004
N. 430 DEL 11 DICEMBRE 2004
NEUROBIOLOGIA I ricercatori non hanno più dubbi: uomini e donne hanno una
testa
strutturalmente diversa. Così se i primi si orientano meglio con una mappa,
le femmine si affidano a
punti di riferimento esterni di Letizia Michelozzi Non c’è dubbio che
esistano sostanziali ditterenze
tra la psicologia femminile e quella maschile. Ognuno di noi, a sue spese,
ne n a “fatto esperienza.
Senza riuscire a comprendere come mai. a volte, pur abitando lo stesso
pianeta, sembra di stare ad
anni luce di distanza dall’altro sesso. Il dottar Simon Baron-Cohen, che
insegna psicologia e
psichiatria all’Università di Cambridge. dove dirige anche un centro di
ricerca sull’autismo, indaga
da vent’anni queste differenze. Dalle sue analisi, emerge che, in fondo, ne
esiste una sola: è
questione di cervello. Gli uomini hanno più tendenza alla
“sistematizzazione” e le donne all’empatia.
Fin da neonato, il cervello femminile è più comunicativo mentre quello
maschile è più incline alla
comprensione e all’elaborazione di sistemi, dalle macchine alle strutture
astratte. Lo scienziato
fornisce le prove di come tutto ciò scaturisca soprattutto da cause
biologiche, più che culturali, e
dimostra come ogni tipo di cervello contribuisca in vari modi a formare ciò
che noi intendiamo per
intelligenza. Sicuramente, non tutti gli uomini hanno un cervello
tipicamente maschile (chiamato
Tipo S, sistematico), così come non tutte le donne ne possiedono uno
tipicamente femminile (Tipo
E, empatico). Esistono donne che hanno migliore capacità di
sistematizzazione e sono eccellenti
scienziati, ingegneri, architetti, avvocati, e uomini più empatici che si
dimostrano ottimi psicologi,
insegnanti, terapeuti, esperti in risorse umane. Certo, un organo cerebrale
assolutamente
equilibrato sembra essere molto raro perché, secondo alcune ipotesi,
l’empatia e la
sistematizzazione sono un “gioco a somma zero” e si compensano: più si
diventa sistematici, meno
si è empatici e viceversa. Comunque, l’enigma è sciolto e i risultati
scientifici dello studio sono stati
pubblicati in un volume intitolato, appunto, Questione di cervello, edito da
Mondadori. Un testo che
invita a capire la differenza fra i sessi come primo passo per imparare ad
apprezzarla e valorizzarla,
senza che arrivi a pregiudicare i rapporti ma, al contrario, a realizzare
una profonda e rispettosa
comunicazione. Regole e sentimenti «La sistematizzazione è la tendenza ad
analizzare, vagliare ed
elaborare sistemi», spiega Baron-Cohen. «Chi sistematizza capisce in maniera
intuitiva il
funzionamento delle cose e deduce le regole fondamentali di un sistema per
poter comprendere e
predire il suo comportamento o per inventarne uno nuovo. Vi sono sistemi
d’ogni tipo-, da uno
stagno a un veicolo, da una pianta a un catalogo di biblioteca, da una
composizione musicale a
un’unità militare. Tutti funzionano in base a dati in ingresso, o input, e
producono dati in uscita, o
output, utilizzando regole correlazionali del tipo “se … allora”. Per
esempio: se la luce è l’input e noi
giriamo l’interruttore, la lampadina diventa più luminosa (output). Come
l’empatia è in grado di
gestire le centinaia di emozioni umane, la sistematizzazione può gestire un
numero enorme di
sistemi ma, sicuramente, è inadeguata a comprendere il mutare dei
sentimenti. Mentre il mezzo più
adatto a capire e prevedere eventi e oggetti è la sistematizzazione, per
capire una persona ci vuole
l’empatia. Naturalmente, ognuno di noi ha diversi gradi di empatia o di
sistematizzazione». È anche
possibile che, nel corso dei millenni, la psiche maschile e quella femminile
siano state sottoposte a
pressioni evolutive diverse e si siano di conseguenza adattate a differenti
nicchie con particolari
specializzazioni cognitive. «L’abilità nella sistematizzazione potrebbe aver
garantito ai maschi non
solo maggiori probabilità di sopravvivenza ma anche un aumento della
ricchezza e del rango
sociale», continua lo psichiatra, «e, attraverso l’empatia, le femmine
avrebbero stabilito alleanze
sociali, ottenendo aiuto nei momenti di difficoltà. Le comunità di amici,
inoltre, sono più stabili e
riducono il rischio di aggressività fra adulti». Secondo altri studi, la
differenza di rendimento dei due
sessi si evidenzia anche in settori specifici quali l’abilità verbale
(superiorità femminile) e quella
visivo-spaziale (superiorità maschile). «Ci sono dei test nei quali
mediamente le donne riescono
meglio degli uomini», afferma Francesco Bottaccioli, presidente della Scuola
di medicina integrata
(www.simaiss. it). «Questi riguardano le cosiddette abilità linguistiche,
scritte e orali. Gli uomini,
invece, sono superiori nei test che misurano le capacità di orientamento e
quelle matematiche. Ma
anche qui non mancano le differenze. Le donne sono superiori agli uomini
riguardo al calcolo
matematico, mentre vanno peggio nella risoluzione dei problemi. I maschi si
orientano meglio
leggendo una mappa ma le donne sono più brave a orientarsi prendendo gli
oggetti come
riferimento nell’ambiente circostante». Lunghezza d’onda variabile L’empatia
non è un calcolo a
freddo ma una reazione affettiva alle emozioni dell’altro che consente di
capirlo e di sintonizzarsi
con buona precisione sulla sua stessa lunghezza d’onda. «È certamente
capitato a tutti di provare
un forte coinvolgimento emotivo nei confronti di una persona o di una
situazione, sentirla così vicina
a noi al punto da immedesimarsi in essa», continua Bottaccioli. «Questo
fenomeno, conosciuto con
il nome di empatia, venne introdotto per la prima volta, un centinaio d’anni
fa, dal filosofo e
psicologo tedesco Theodore Lipps che applicò la einf-hlung (così in lingua
germanica) non solo ai
rapporti con le persone, ma anche a situazioni e oggetti. Nell’empatia si
fanno proprie le emozioni
altrui, se ne rappresentano le conseguenze, le azioni, attivando un
programma “come se”: come se
anche noi fossimo “nei panni dell’altro”, nel suo corpo e nei suoi gesti.
L’imitazione è resa possibile
perché i circuiti frontotemporalì contengono speciali neuroni imitativi,
chiamati mirror (specchio) e
anche perché entrano in attività due aree, che svolgono una funzione di
raccordo tra emozioni,
cognizione, memoria e azioni». Si può cercare l’origine delle differenze
psicologiche tra i sessi
anche verificando quali siano le regioni cerebrali che presiedono
all’empatia e alla
sistematizzazione e studiando le differenze che emergono. «Tra le regioni
che costituirebbero il
“cervello sociale” vi è l’amigdala, una struttura a forma di mandorla
(amygdàle in greco significa
appunto mandorla) che è presente in doppia versione, una per ciascun
emisfero», spiega Baron-Cohen.
«È localizzata in profondità nel lobo temporale, l’area subcorticale
chiamata sistema limbico,
e, benché coordini anche funzioni diverse dall’empatia, come l’assegnazione
di un valore emotivo
agli stimoli, ha un ruolo preciso nella valutazione delle emozioni altrui.
Ciò è noto grazie agli studi
compiuti con le tecniche di scansione: si attiva, cioè, quando la persona
reagisce ad espressioni
emotivamente significative del volto. Inoltre, le lesioni a questa regione
conducono a una perdita
dell’empatia. Le neuroimmagini dell’amigdala mostrano differenze fra i
sessi. Per esempio, si sono
studiati bambini e bambine con la risonanza magnetica funzionale e si è
notato che, guardando volti
che facevano paura, maschi e femmine avevano una diversa reattività
dell’amigdala. Questa
struttura non opera da sola ma è strettamente connessa con il resto del
cervello, soprattutto con
certe aree della corteccia prefrontale. Due di esse che svolgono un ruolo
nell’empatia sono quella
orbito-frontale e quella mediale frontale (soprattutto nell’emisfero
sinistro). Nelle neuroimmagini del
cervello umano, tali aree si attivano quando il soggetto cerca di intuire i
pensieri e le intenzioni degli
altri. Una ulteriore regione cerebrale importante per l’empatia è il solco
temporale superiore che si
trova nel lobo temporale di entrambi gli emisferi: vi sono cellule che
rispondono in modo specifico
allo sguardo di un’altra persona. In altre parole, quando cerchiamo di
“entrare” nella mente di
qualcuno per intuire le sue intenzioni e il suo stato d’animo, si
“illuminano” (cioè presentano un
maggior flusso sanguigno) le connessioni che vanno dal solco temporale
superiore all’amigdala.
Altra struttura encefalica importante è il corpo calloso, l’insieme delle
connessioni neurali che
rappresentano il trait-d’union tra i due emisferi. Da alcune indagini
risulta che nelle donne la sua
sezione posteriore sia più ampia». Le più rilevanti e documentate differenze
fra cervello maschile e
femminile, insomma, riguardano soprattutto il corpo calloso e le aree del
linguaggio. «Il fatto che il
corpo calloso sia più sviluppato nella donna, significa che il cervello
femminile lavora in modo più
globale», sottolinea infine Bottaccioli. «Così, è frequente trovare nel
cervello femminile una
rappresentazione bilaterale delle aree del linguaggio, invece che
monolaterale come avviene in
quello maschile», conclude l’esperto.
ALTRUISMO SCIENTIFICO Nell’empatia anche l’autocontrollo è fondamentale. È
difficile capire i
sentimenti altrui se si pensa solo a se stessi. «Certo, provare empatia non
vuoi dire escludere dallo
scenario i propri sentimenti, visto che essere empatici significa rispondere
con emozioni adeguate
alle emozioni degli altri», dice Baron-Cohen, «ma occorre autocontrollo per
accantonare il proprio
Interesse immediato (ed egocentrico) e occuparsi di un’altra persona. Sono
state condotte indagini
sull’autocontrollo dei bambini e delle bambine utilizzando il test “A-non-B”
ideato da Jean Piaget.
Nel test si nasconde varie volte un giocattolo nel luogo A e si lascia che
il bambino lo trovi. Poi lo si
nasconde nel luogo B sotto gli occhi del bambino. I maschi fino al primo
anno di età continuano più
delle femmine a cercare l’oggetto in A. Secondo qualcuno, ciò
significherebbe che in loro matura più
tardi la corteccia prefrontale, la regione encefalica proposta alla
pianificazione di una sequenza di
azioni. Altri esempi mettono in rilievo le differenze di autocontrollo tra i
sessi: le femmine imparano
prima il controllo degli sfinteri e i maschi sono più soggetti a disturbi da
deficit di attenzione con
iperattività».
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The Times – New medical research – Una ricerca condotta dall’ospedale Robert
Debré di Parigi su 53 bambini, ha evidenziato che potrebbe essere la
mancanza di ferro una delle cause del deficit di attenzione. I ricercatori
suggeriscono di reintegrare tale sostanza per alleviare i sintomi.
New medical research
The Times 14/12/2004
Iron deficiency may strongly contribute to the symptoms of attention-deficit
hyperactivity disorder (
ADHD) in children, say researchers in the Archives of Pediatric & Childhood
Medicine (2004:
158; 1113). The researchers, from the Robert Debré Hospital in Paris, found
that blood-iron levels in
53 children with ADHD were significantly below normal and suggest that iron
supplementation may
help to alleviate the symptoms.
Accumulating serious traumas such as losing loved ones, surviving disasters
and suffering
unemployment can have an overall effect on health in later years, says a
study in
Psychology and Aging (Dec). The study of 1,518 older adults in a nationwide
North American
survey found, however, that severe traumas encountered between the ages of
30 and 60 had
more impact on later-life health than those suffered between 18 and 30.
Adolescents with type 1 diabetes are at risk of reduced bone mass and bone
size, says a study by
French researchers. The survey, in the Journal of Pediatrics (2004: 145;
5:662), examined 42
diabetics aged between 12 and 18 and found that they had 8.5 per cent less
whole- body mineral
equivalent to their muscle mass than non-diabetic adolescents.
Teenagers with bulimia nervosa are likely also to be suffering from
depression, says a news
release from Texas A&M University (Dec 8). The researcher, Marisol Perez,
says that many
teenagers’ bulimia masks a chronic form of depression called dysthymia,
which may even
predispose them to the disorder. The depression can last for ten years or
more, which may
help to explain the often-intractable nature of bulimia, she says.
Asthmatics who suffer psychiatrically related problems labelled as “frequent
life distress” are
significantly more likely to engage in behaviours that cause the condition
to flare up, such as
smoking, physical inactivity and being obese, says a study in the journal
Chest (Dec). These people
are also more likely to report physical distress, anxiety and sleeplessness,
say the researchers at
the American Academy of Chest Physicians.
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Reuters U.S. – ” Low iron levels may contribute to ADHD”
Un abbassamento dei livelli di ferritina nel sangue può portare a
disfunzioni dei neurotrasmettitori del cervello e può contribuire alla
psicopatologia dell’ADHD, aumentandone i sintomi. Questo è quanto emerge da
uno studio condotto dal dottor Eric Konofal dell’Ospedale Robert Debre a
Parigi
Low Iron Levels May Contribute to ADHD
Reuters U.S. 15/12/2004 19:44
Iron deficiency causes abnormal functioning of the brain neurotransmitter
dopamine “and may
contribute to the physiopathology of ADHD,” Dr. Eric Konofal, of Hopital
Robert Debre in Paris, and
his colleagues explain in the Archives of Pediatrics and Adolescent
Medicine.
The team measured iron levels in 53 children with ADHD and in a comparison
group of 27 matched
children. Ferritin levels in blood were used to assess iron stores, and a
standard rating scale
measured the severity of ADHD symptoms.
Forty-two (84 percent) of the children with ADHD had abnormal ferritin
levels compared with five
children (18 percent) in the “control” group. Extremely low serum ferritin
levels were found in 17 (32
percent) ADHD subjects but only one of the matched kids.
The researchers also saw that the lower the ferritin levels, the more severe
were general ADHD
symptoms, as well as specific mental deficits.
Konofal’s group suggests that iron supplementation might improve dopamine
activity in children
with ADHD, “decreasing the need for psychostimulants.”
SOURCE: Archives of Pediatric and Adolescent Medicine, December
2004;158:1113-1115.
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Doctor News “ADHD: scarse riserve di ferro possono contribuire alla
malattia”
La carenza di ferro potrebbe contribuire alla sindrome deficit di
attenzione/ iperattività nei bambini, a causa di anomalie nella
neurotrasmissione dopaminergica.
ADHD: scarse riserve di ferro possono contribuire alla malattia
Doctor News 20/12/2004
Neuropsichiatria Infantile
Il deficit di ferro nei bambini può contribuire alla sindrome deficit di
attenzione/iperattività (ADHD):
su questa base, la somministrazione di integratori a base di ferro potrebbe
essere utile in questi bambini. Il deficit di ferro causa anomalie nella neurotrasmissione
dopaminergica e può contribuire alla fisiopatologia dell’ADHD.
E’ stato riportato che la somministrazione di ferro diminuisce il
punteggio alla and Conners’ Parent Rating Scale (CPRS) ed il deficit
cognitivo nei bambini con ADHD che seguono una dieta carente in ferro,
nonostante il fatto che i livelli di ferritina sierica non
sono stati misurati nel presente studio. Gli autori suggeriscono che la
somministrazione di ferro migliorerebbe anche l’attività dopaminergica centrale in questi bambini,
diminuendo pertanto la necessità di psicostimolanti. (Arch Pediatr Adolesc Med 2004; 158: 1113-5)