“…un atteggiamento dei medici che faceva ricadere le colpe sulle scelte dei genitori, al punto da prevedere una psicoterapia per noi!”

La mia professione è quella dell’ingegnere e sino a tre anni fa mai avrei sognato di approfondire temi come l’ADHD. A ciò sono stato indotto dall’aiuto ed il sostegno che sentivo e sapevo di dover fornire al mio terzo bambino, Giovanni, attualmente di otto anni. La fede nel Signore, nella Sua Provvidenza e nel Suo aiuto, pienamente condivisa con mia moglie, non poteva essere certo disgiunta da un serio impegno anche sul fronte della conoscenza di questa sindrome e di tutti gli aspetti ad essa collegati. A ciò sono stato indotto, in modo definitivo, dal modo di fare dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di (…) al quale ci eravamo rivolti: una diagnosi chiaramente vaga, una netta presa di posizione sull’ inutilità di approfondire le cause dei problemi, una semplice terapia cognitiva da svolgere presso un terapista privato non essendoci disponibilità presso la stessa struttura universitaria (terapia pure da noi seguita per un anno senza frutti), un atteggiamento che faceva ricadere le colpe sulle scelte dei genitori (per cui, ad esempio, le stereotipie o l’ossessività sarebbero derivate dalle richieste di competenza fatte dai genitori!) al punto da prevedere una psicoterapia per noi genitori… Tutti questi elementi che ci hanno fatto comprendere che dovevamo prendere noi in mano la situazione, che eravamo veramente stati “presi in giro”, eravamo stati in mano a persone che non conoscevano il problema, un problema oltretutto abbastanza complesso, perché Giovanni riceverà diagnosi di ADHD, ma con associate altre comorbidità.

E così quella Provvidenza, in cui crediamo fortemente, ci ha fatto conoscere, dopo qualche settimana, il Dott. (…), con formazione, studi, specializzazione e pratica decennale negli Stati Uniti, nel quale abbiamo trovato un’esperienza professionale, un intuito clinico, una competenza, una umanità ed un’attenzione assolutamente straordinarie. Dopo qualche mese, abbiamo conosciuto anche il Dott. (…), con il quale abbiamo condiviso tante riflessioni su questi temi.

Il mio intervento rappresenta una reazione giusta e doverosa per riportare un “problema” nei suoi termini reali ed in una prospettiva di verità scientifica e soprattutto un sostegno ed un riconoscimento pubblico a quei pochi professionisti impegnati nell’ADHD e che troppo spesso, negli ultimi tempi, sono stati coinvolti in un modo così vile in interviste tali da essere presentati come “spacciatori di sostanze stupefacenti, di droga per i nostri bambini”. Naturalmente sono a disposizione con mia moglie per fornire a tutti i genitori la nostra modestissima esperienza (Coordinatore Gruppo genitori di Roma Progetto “Parents for Parents”).  Questo impegno vissuto come genitori che hanno approfondito la conoscenza del disturbo di cui sono affetti i propri bambini fa sì che possiamo condividere con le famiglie che ci contattano tutte le gioie, le sofferenze, le speranze e le conoscenze che andiamo acquisendo di giorno in giorno sui problemi di nostro figlio. Questo ci permette anche di ipotizzare che quel bambino che vediamo o che conosciamo possa essere affetto dall’ADHD e, così come è accaduto, inviarlo ad un esperto e ridare speranza a quei genitori spesso distrutti. Quella mamma ogni volta che ci incontra ci ringrazia benedicendoci. La nostra storia è solo un esempio, che dimostra che siamo ancora nel periodo delle “ombre” per l’ADHD: abbiamo bisogno di persone competenti, oneste, coraggiose, umili, desiderose di conoscere, studiare, sperimentare, verificare, per aiutare veramente in modo concreto i bambini e le loro famiglie. Sono poi convinto che iniziare a conoscere ed approfondire l’ADHD e le sue comorbidità porterà ad un serio approfondimento anche delle altre patologie neuropsichiatriche in età evolutiva più gravi. Conseguentemente anche la neurologia e la psicofarmacologia clinica verranno pienamente conosciute ed approfondite, per cui l’approccio farmacologico non verrà più visto come un demonio, ma una base, spesso fondamentale, per la terapia.

Enzo e Mariagrazia Aiello. Roma, 7/11/2001