========= AIFAnewsletter n. 186 anno VIII del 23/12/2010 ===================
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

In questo numero:

1. AUGURI DI BUONE FESTE

Felicissimi auguri a tutti
consiglio direttivo AIFA onlus

2. EVENTI:
5°Convegno nazionale AIFA Onlus – International Joint Conference ADHD Europe – AIFA Onlus:
“LE MOLTE FACCE DELL’ADHD” Roma, 26 febbraio 2011

– Convegno Nazionale “In classe ho un bambino che… Apprendimento, emozioni e motivazioni nella scuola”,
Firenze, 4 e 5 febbraio 2011

3. L’ANGOLO DEL SORRISO:
Si chiama S.A.D.A.E. ( Sindrome di Attenzione Deficitaria Attivata dall’Età)

4. “2011 – ANNO EUROPEO DELLE ATTIVITA’ DI VOLONTARIATO”

5. RASSEGNA STAMPA:
articoli SI:
 Oggi bambini iperattivi, domani adulti disadattati
– Nature inquiete (ADHD nelle persone adulte)

articoli di interesse vario:
La salute del bambino tra genetica e neuroscienze, prospettive etiche e di ricerca

1. AUGURI DI BUONE FESTE

2. EVENTI:
5°Convegno nazionale AIFA Onlus – International Joint Conference ADHD Europe – AIFA Onlus:
“LE MOLTE FACCE DELL’ADHD”
Roma, 26 febbraio 2011
Per la prima volta l’ADHD viene affrontato in Italia in modo condiviso con l’organizzazione europea ADHD-Europe, che unisce sotto di se 27 associazioni come la nostra di 19 paesi. Vengono trattato temi di grande interesse per le famiglie con un bambino/adolescente/adulto affetto da ADHD da professionisti esperti che fanno parte del comitato scientifico dell’ADHD-Europe.
Argomenti affrontati:
Diagnosi differenziale dell’ADHD
Le comorbilità dell’ADHD con particolare attenzione al disturbodella condotta
Le terapie farmacologiche
Le terapie comportamentali come terapie di gruppo, Parent Training, Childs Training, Teacher Training
ADHD negli adulti – depressione, disturbo bipolare, relazioni e intimità
ADHD nelle ragazze e nelle donne
L’evento si svolgerà nel Salesianum, Via della Pisana, 1111 a Roma.
Sarà disponibile la traduzione simultanea
L’ingresso è gratuito, ma è indispensabile l’iscrizione.
Per il programma consultare il sito www.aifa.it
Per le iscrizioni rivolgersi alla segreteria AIFA Onlus email: tel 0761508126, fax 06 233227628 oppure scaricare la scheda di iscrizione dal sito www.aifa.it

Convegno Nazionale “In classe ho un bambino che… Apprendimento, emozioni e motivazioni nella scuola”, Firenze, 4 e 5 febbraio 2011
L
a rivista Psicologia e Scuola ha organizzato, per i prossimi venerdì 4 e sabato 5 febbraio 2011, il secondo convegno nazionale “In classe ho un bambino che… Apprendimento, emozioni e motivazioni nella scuola”, dedicato alle difficoltà di apprendimento.
L’iniziativa è rivolta a docenti delle scuole di ogni ordine e grado, psicologi e operatori che lavorano nella scuola e per la scuola. Il convegno è stato inserito tra le iniziative valorizzate dal Ministero dell’Istruzione con la concessione dell’esonero del servizio per Dirigenti e Docenti (esonero del MIUR prot. n. AOODGPER10048 del 15/11/2010).
Tra gli argomenti trattati: • L’intelligenza emotiva • Potenziare le abilità matematiche • Aspetti cognitivi, emotivi e comunicativi del disegno infantile nei contesti educativi • Le abilità di comprensione • Motivazione ed emozioni nell’apprendimento scolastico • Comprensione della mente, delle emozioni e lessico psicologico • Apprendere con gli strumenti multimediali • Socializzazione e benessere • Difficoltà e disturbi dell’apprendimento
Link per la presentazione dell’evento: http://www.giuntiscuola.it/content/presentazione
Per informazioni tel 345 9044078 email

3. L’ANGOLO DEL SORRISO:
Si chiama S.A.D.A.E. ( Sindrome di Attenzione Deficitaria Attivata dall’Età)

Si manifesta così:
Decido di lavare la macchina.
Mentre mi avvio al garage vedo che c’è posta sul mobiletto dell’entrata.
Decido di controllare prima la posta.
Lascio le chiavi della macchina sul mobiletto per buttare le buste vuote e la pubblicità nella spazzatura e mi rendo conto che il secchio è strapieno.
Visto che fra la posta ho trovato una fattura decido di approfittare del fatto che esco a buttare la spazzatura per andare fino in banca (che sta dietro l’angolo) per pagare la fattura con un assegno.
Prendo dalla tasca il porta assegni e vedo che non ho assegni.
Vado su in camera a prendere l’altro libretto, e sul comodino trovo una lattina di coca cola che stavo bevendo poco prima e che avevo dimenticata lì.
La sposto per cercare il libretto degli assegni e sento che è calda…allora decido di portarla in frigo.
Mentre esco dalla camera vedo sul comò i fiori che ha regalato mio figlio alla mamma ricordo che li devo mettere in acqua.
Poso la coca cola sul comò e lì trovo gli occhiali da vista che è tutta la mattina che cerco
Decido di portali nello studio e poi metterò i fiori nell’acqua.
Mentre vado in cucina a cercare un vaso e portare gli occhiali sulla scrivania, con la coda dell’occhio vedo un telecomando.
Qualcuno deve averlo dimenticato lì (ricordo che ieri sera siamo diventati pazzi cercandolo).
Decido di portarlo in sala (al posto suo!!), appoggio gli occhiali sul frigo, non trovo nulla per i fiori, prendo un bicchiere alto e lo riempio di acqua…(intanto li metto qui dentro….)
Torno in camera con il bicchiere in mano, poso il telecomando sul comò e metto i fiori nel recipiente, che non è adatto naturalmente..e mi cade un bel pò di acqua…(mannaggia!), riprendo il telecomando in mano e vado in cucina a prendere uno straccio
Lascio il telecomando sul tavolo della cucina ed esco …cerco di ricordarmi che dovevo fare con lo straccio che ho in mano…
Conclusione:
Sono trascorse due ore
– non ho lavato la macchina
– non ho pagato la fattura
– il secchio della spazzatura è ancora pieno
– c’è una lattina di coca cola calda sul comò
– non ho messo i fiori in un vaso decente
– nel porta assegni non c’è un assegno
– non trovo più il telecomando della televisione né i miei occhiali
– c’è una macchiaccia sul parquet in camera da letto e non ho idea di dove siano le chiavi della macchina!!
Mi fermo a pensare:
Come può essere? Non ho fatto nulla tutta la mattina, ma non ho avuto un momento di respiro…mah!!

Qualche commento a questa storiella, che gira da tempo in internet:
“E’ utilissima per far capire che l’adhd col crescere si trasforma, che l’iperattività fisica dei bambini poi diventa mentale e si trasforma nella incapacità di portare a termine le più elementari attività quotidiane. Per questo è importante imparare sin da piccoli delle strategie che facciano acquisire la capacità di gestione del tempo, di problem solving, di valutare le priorità tra tutte le cose che giornalmente affrontiamo.
La lettera è emblematica del turbinio mentale che vivono alcuni soggetti ADHD”.
Ciao T.

“E’ molto bello questo testo…….Purtroppo però è anche vero, oltre che bello!!!!
Rendendomi conto di cosa significa una quotidianità come quella descritta, a me non ha fatto ridere anche se si presta alla derisione.”
M.

4. “2011 – ANNO EUROPEO DELLE ATTIVITA’ DI VOLONTARIATO”

Nel 2011 verrà celebrato il 10° anniversario dell’
Anno Internazionale del Volontariato delle Nazioni Unite che nel 2001 dimostrò l’alto livello di attenzione dall’opinione pubblica per i volontari e il loro contributo alla società. Lavorando in sinergia con le attività delle Nazioni Unite dunque, il tentativo della Commissione Europea è di lavorare alla creazione di una strategia comprensiva che promuova, riconosca, faciliti e sostenga il volontariato in modo da realizzare la sua piena potenzialità, valorizzando i progressi fatti fin’ora e per sviluppare un’agenda della politica europea ed internazionale per il volontariato “2011 +

Abbiamo voluto riportare questo breve commento risalente a febbraio del 2010 quando questa notizia è stata diffusa dalla Gazzetta Ufficiale – purtroppo in grave contrasto con la recente proposta italiana della riduzione del 75% dei fondi da destinare al 5×1000, che dà vita e linfa a tutte le organizzazioni di volontariato in Italia – per sensibilizzare i nostri lettori ed invitare quelli che ancora non lo stanno facendo di contribuire attivamente alla vita delle associazioni di volontariato, come per esempio l’AIFA Onlus.

5. RASSEGNA STAMPA:
articoli SI:
“Oggi bambini iperattivi domani adulti disadattati”
Quesito: David Catani, educatore territoriale, ha detto «Possiamo permetterci un tale costo sociale? Io credo di no»
Allarme: Marina Pompameo è dirigente all’Istituzione scolastica di Aosta 4 «L’Adhd è un territorio ancora sconosciuto. C’è ancora confusione»
Sono 45, in Valle d’Aosta, i bambini in età scolare ai quali è stata diagnosticata l’Adhd, ovvero la sindrome da deficit d’attenzione e iperattività. Ma la diagnosi è solo una minima parte di questo problema che, ancor oggi, rimane perlopiù sommerso: i casi probabili superano i 300.
Un fenomeno ampio con cui scuola e famiglie devono fare i conti. «Il bambino iperattivo» era il tema del convegno che si è svolto ieri nel salone delle manifestazioni di Palazzo regionale. I «bambini iperattivi» ci sono sempre stati, ma è solo dalla metà degli Anni Novanta che si ha reale consapevolezza del problema. Prima erano solo considerati ragazzini maleducati, troppo agitati, piccole pesti. Crescendo i disturbi possono placarsi, o meglio, la persona può imparare ad autocontrollarsi.
Ma non è sempre così, ed è per questo che l’intervento educativo è una tappa fondamentale.
Lo ha spiegato David Catani, educatore territoriale: «Dobbiamo ricordarci sempre che questi bambini cresceranno», e ha snocciolato delle percentuali dalle quali emerge che nel 32-40 per cento dei casi chi è affetto da questo disturbo lascerà la scuola prima di averla conclusa; il 50-70 per cento ha una rete di amici scarsa o nulla; il 70-80 per cento ha uno scarso rendimento sul lavoro; il 50 per cento sviluppa comportamenti antisociali; il 40-50 per cento fa un uso eccessivo di droghe o tabacco; il 50 per cento ha una gravidanza precoce e altrettanti hanno incidenti stradali. «La domanda che dobbiamo porci – prosegue Catani – è la seguente: possiamo permetterci un tale costo sociale? Credo di no».
Quindi secondo Catani è importante che tutti quelli che interagiscono con il bimbo intervengano perché «è sempre all’adulto che spetta la prima mossa». Un margine di miglioramento c’è sempre, secondo Catani. È per questo che è importante dare il giusto peso alle parole: «Non dobbiamo parlare di bambini Adhd, ma di bambini con Adhd, perché domani potremmo avere un bambino senza Adhd». Nel mondo della scuola il lavoro da fare è ancora molto, come sottolinea Marina Pompameo, dirigente dell’Istituzione Aosta 4: «L’Adhd è ancora un territorio sconosciuto per il mondo scolastico nell’arcipelago delle disabilità. Su questa sindrome permane molta confusione. Ma, fortunatamente, anche in mancanza di informazioni specifiche sono molti i docenti che, per esperienza o per predisposizione personale, riescono a stabilire una relazione empatica con questi bambini». La posizione più difficile è quella dei genitori, che spesso si trovano impreparati e non riescono a gestire il figlio iperattivo. Il bambino spesso viene emarginato, perché urla o picchia. Se scuola, educatori sociosanitari e famiglia riescono a far quadrato la situazione migliora.
12/12/2010 La Stampa – Aosta Pag. 67

Disturbi psichici – nature inquiete (ADHD nelle persone adulte)
Hanno difficoltà a concentrarsi, sono impulsivi, hanno problemi sul lavoro e nei rapporti sociali: sono gli adulti affetti da ADHD , la sindrome da deficit di attenzione e iperattività . Che spesso non hanno ricevuto le cure necessarie da bambini
Esther Sobanski e Barbara Alm
Si agitano in continuazione, non riescono a rimanere seduti e fermi per più di un minuto, passano da un capriccio a una scenata, dall’euforia a uno scatto d’ira, e non c’è verso che si concentrino per qualche tempo sulla stessa cosa o la stessa attività. I bambini con disturbo da iperattività spesso portano i genitori sull’orlo della disperazione, ma questa descrizione si adatta bene anche a Thorsten W., che ormai non è più un bambino. Durante la sua infanzia, in realtà, nessuno, si è mai preoccupato del suo comportamento anomalo.
E oggi che ha superato i vent’anni, vede tutta la propria vita attraversata da una traccia di irrequietezza. Thorsten ricorda bene che i suoi modi impulsivi irritavano costantemente gli insegnanti, e che non c’era ragazzina capace di sopportare a lungo i suoi sbalzi d’umore. Il suo comportamento inquieto e incostante e il pessimo rendimento scolastico a un certo punto l’hanno spinto a mandare a monte gli studi. Solo quando un medico gli ha diagnosticato un disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD, Attention Deficit & Hyperactivity Disorder), Thorsten ha finalmente trovato una spiegazione per i suoi insuccessi, e soprattutto una via d’uscita per ricominciare a vivere: oggi ha un lavoro che richiede molto movimento e scarsa concentrazione mentale, e ha imparato a gestire il suo temperamento irrequieto.
• Un problema da adulti
Contrariamente alla diffusa convinzione che l’ADHD sia una patologia dell’infanzia e dell’adolescenza, non di rado il disturbo perdura in età adulta: dal 30 al 50 per cento dei pazienti, a seconda delle stime, continua a soffrirne per tutta la vita. Varie ricerche internazionali indicano che la percentuale di popolazione adulta che soffre di ADHD potrebbe arrivare al 4,5 per cento, e che il disturbo è spesso accompagnato da altri problemi psichici e sociali: in alcuni casi è associato a questioni di dipendenza, e può arrivare a compromettere lo sviluppo della personalità. I sintomi che un adulto deve mostrare per essere classificato come affetto da deficit di concentrazione e iperattività sono indicati nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi psichiatrici (DSM-IV) dell’Associazione psichiatrica americana o nel sistema di classificazione ICD-10 dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Nelle grandi linee sono uguali a quelli dei bambini: la mancanza di attenzione, l’iperattività e l’impulsività e così via, (si veda il riquadro in basso); come per i bambini, la diagnosi viene formulata in presenza di almeno sei sintomi su dieci. Tuttavia, la diagnosi di ADHD negli adulti è ostacolata dal fatto che i criteri sono stati concepiti per soggetti in età dello sviluppo; con la crescita individuale, tuttavia, variano anche i sintomi, e attualmente è in discussione la possibilità di stilare una lista di sintomi più consona alle diverse forme che l’ADHD assume negli adulti, nei quali il disturbo si manifesta spesso nella difficoltà a concentrarsi sui contenuti fondamentali di un discorso o di una lettura. Nel giro di brevissimo tempo, i soggetti dimenticano interi passi del testo e sono continuamente costretti a rileggere le pagine. Inoltre si distraggono facilmente, perdendosi in sogni a occhi aperti. Alcuni hanno proprio la sensazione che il proprio flusso di pensieri «se ne vada qua e là»: gli adulti con ADHD, sono spesso molto lenti nel lavoro e al tempo stesso commettono errori…(manca nel testo originale) ….che i pazienti con ADHD corrono per essere passati con il rosso al semaforo. Dovendo tenere d’occhio il traffico in un luogo sconosciuto e, allo stesso tempo, mantenere l’orientamento, molti soggetti vivono la guida come un compito particolarmente gravoso, per cui percorrono malvolentieri strade sconosciute. Nel corso della vita tutti ci costruiamo un quadro delle nostre capacità. Nei pazienti con ADHD il più delle volte questo è segnato dall’esperienza del fallimento a dispetto del grande impegno.
Pazienti come Silke B. convivono, fin dall’infanzia, con la sensazione di non essere in grado di portare a termine i compiti loro richiesti: in questi soggetti l’autostima non è mai riuscita a svilupparsi per cui si considerano spesso inadeguati o inferiori agli altri. Di conseguenza, per ridurre al minimo il rischio di nuovi insuccessi, prima o poi smettono di intraprendere nuove iniziative. Da adulti, gli individui con ADHD hanno imparato, nella maggior parte dei casi, a equilibrare la propria iperattività motoria: molti avvertono un forte desiderio di praticare sport; l’inattività prolungata conduce spesso all’alterazione dell’umore. Una certa percentuale di loro manifesta anche una predino numerosi errori per la fretta. Molti pazienti ritengono che l’incapacità di concentrarsi sia l’aspetto più invalidante del disturbo. Lo conferma Silke B.: grazie alla sua intelligenza vivace, nei primi anni di scuola era stata sempre promossa. Le difficoltà si erano presentate soltanto alle superiori. Ancora oggi, a più di quarant’anni, lamenta problemi sul lavoro: spesso è talmente lenta nello svolgimento delle sue mansioni che è costretta a chiedere che non le vengano assegnati più incarichi. Come dimostrato da numerosi studi, gli individui con ADHD corrono un maggior rischio di licenziamento, cambiano lavoro più frequentemente e preferiscono esercitare libere professioni. Uno dei compiti che richiede maggior concentrazione è la guida di un veicolo. In questo caso entra in gioco anche la capacità di mantenere l’attenzione. Diversi studi suggeriscono particolarmente alto di incidenti e che centrale per la salute mentale di ricevono più contravvenzioni, per esempio Mannheim, in Germania. lezione per le imprese fìsicamente rischiose e tende a cercare il brivido in quel che fa. Negli altri, invece, durante la giovinezza l’iperattività cede il passo a un’inquietudine interiore che impedisce il rilassamento. I sintomi non si presentano, comunque, allo stesso modo in tutti i pazienti.
Gli esperti distinguono tre sottotipi: uno caratterizzato prevalentemente dal deficit di attenzione, un altro dall’iperattività e dall’impulsività e un terzo tipo «misto».
• In balia dei propri impulsi
Benché con il tempo alcuni pazienti con ADHD imparino a gestire la propria impulsività, la maggioranza continua a parlare e agire senza pensare alle conseguenze. Si rendono irritanti con le loro esternazioni sconsiderate oppure si mettono nei guai, per esempio con promesse che non possono mantenere. Inoltre i soggetti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività sono spesso impazienti. In alcuni l’umore oscilla frequentemente tra l’equilibrio, la depressione e l’euforia, e sono del tutto incapaci di contrastare questa labilità. Poiché hanno difficoltà a controllare i propri impulsi emotivi, ecco che gli accessi d’ira, provocati da fatti insignificanti, sono all’ordine del giorno. Senza considerare che i pazienti con ADHD dimostrano una minore tolleranza allo stress; anche in presenza di compiti non eccezionali, hanno la sensazione che tutto sia troppo impegnativo per loro. Di conseguenza, la pressione psichica e la tensione aumentano. L’imprevedibilità del comportamento provoca spesso conflitti nei rapporti interpersonali. Non di rado i soggetti con ADHD vengono considerati inaffidabili dal partner. In effetti, pazienti come Silke B. non sono in grado di organizzare la propria vita quotidiana. La casa della donna è sempre stata un «gran caos». Spesso Silke non sa da dove cominciare, fa tante cose insieme e alla fine non conclude niente.
Le numerose difficoltà che investono vari aspetti della quotidianità si manifestano anche quando i pazienti con ADHD diventano genitori, come è stato dimostrato dalle ricerche condotte da Thomas Jans della Clinica universitaria di Wuerzburg: a causa della loro disorganizzazione, per i genitori è difficile formulare regole vincolanti e badare che i figli le rispettino. Il loro stile educativo è quindi imprevedibile, privo di una direzione. L’importante componente genetica del disturbo fa inoltre sì che spesso questo colpisca anche uno o due figli. Nelle famiglie con ADHD la vita di tutti giorni è caratterizzata dalla disorganizzazione e dagli impeti di rabbia. I conflitti tra figli e genitori che ne conseguono favoriscono a loro volta l’insorgere del disturbo nei soggetti in età di sviluppo.
Nel corso dello sviluppo si modifica anche il rapporto tra i sessi: mentre durante l’infanzia e l’adolescenza i ragazzi, stando alle ricerche, si ammalano da tre a nove volte di più rispetto alle ragazze, in età adulta il rapporto diviene molto più equilibrato. Tuttavia, i maschi affetti da ADHD tendono maggiormente a sviluppare dipendenze e disturbi da dissociazione, mentre le donne sono più soggette a depressione o a fobie. In generale, otto pazienti su dieci soffrono di ulteriori problemi psichici. Le cause di questo fenomeno non sono ancora note. Relativamente alla frequenza degli episodi depressivi negli adulti con ADHD, oggi i ricercatori si dividono tra due possibili spiegazioni. Da una parte, la depressione può insorgere in conseguenza dei continui insuccessi e della frustrazione. Dall’altra, potrebbero entrare in gioco influenze genetiche. A confermarlo è il fatto che i familiari dei pazienti con ADHD tendono a soffrire di depressione e che, viceversa, i familiari di soggetti depressi sono affetti, con frequenza superiore alla norma, da disturbo da deficit di attenzione e iperattività. A oggi non è chiaro se questo legame sia riconducibile a influssi ambientali comuni o a fattori genetici.
I legami tra ADHD e dipendenza sono stati chiariti solo in piccola parte. Diverse ricerche, su bambini e giovani, hanno indicato come principale fattore di rischio un preesistente disturbo del comportamento sociale: i soggetti in questione non badano alle aspettative, alle regole e alle norme sociali. Proprio nei pazienti maschi di tipo iperattivo-impulsivo il disturbo si accompagna a una dipendenza. La possibilità che l’ADHD sia responsabile dell’abuso di sostanze è stata suggerita già nel 1999 da uno studio di Joseph Biederman dell’Harvard Medicai School: trattando il disturbo in età infantile con i farmaci appropriati, il rischio di sviluppare successivamente una dipendenza si riduceva dell’85 per cento.
 La cura possibile
La terapia farmacologica può ridurre i sintomi dello stato acuto e i disturbi che derivano dall’ADHD. A tale scopo il farmaco più impiegato, anche per il trattamento in età adulta, è il metilfenidato (MPH), più noto con il nome commerciale Ritalin. Sono molti gli studi che ne hanno dimostrato l’efficacia, e benché non ne siano stati ancora studiati approfonditamente gli effetti a lungo termine, i dati disponibili indicano una buona tolleranza anche dopo trattamenti prolungati, senza diminuzione degli effetti. L’efficacia farmacologica è accertata anche per l’atomoxetina e per i sali di amfetamina. A questo proposito, bisogna però ricordare che in Italia il Ritalin non è utilizzabile negli adulti perché le attuali disposizioni ministeriali ne limitano la prescrizione al di sotto dei 18 anni di età e solo presso selezionati centri pubblici di neuropsichiatria infantile: una scelta che evidenzia il mancato riconoscimento della presenza della patologia negli adulti.
Esistono anche due tipi di psicoterapia in grado di trattare l’ADHD in età adulta. Il programma di terapia cognitivo-comportamentale dello psicologo Steven Safren dell’Università di Harvard si basa su un modello di teoria dell’apprendimento: le carenze fondamentali che caratterizzano il disturbo e le conseguenti difficoltà nella vita di tutti i giorni determinano una storia personale di apprendimento fatta di insuccessi, scarso rendimento e problemi nei rapporti interpersonali. Questo, a sua volta, determina un’immagine negativa di sé e una valutazione delle situazioni orientata all’insuccesso, il che contribuisce ad acuire ulteriormente le conseguenze dell’ADHD (si veda il box a p. 99). La terapia punta quindi a insegnare al paziente a modificare la propria percezione di sé e ad avere maggiore fiducia nelle proprie capacità. Il secondo sistema (noto come «teoria di Friburgo») è stato ideato in Germania dal gruppo di ricerca sull’ADHD di Bernd Hesslinger. La psicoterapia è di gruppo e comprende 13 sedute di due ore ciascuna. Ogni settimana i partecipanti passano in rassegna le proprie carenze sviluppando strategie di superamento individuali. In alcuni contesti particolarmente avanzati viene inoltre affrontato praticamente il problema di quei giovani adulti con ADHD che, come spesso accade, hanno interrotto gli studi. Nel loro caso, l’integrazione professionale è uno degli obiettivi più importanti; i pazienti sono quindi aiutati a prendere in considerazione un percorso di formazione al di fuori del normale libero mercato del lavoro, e l’orientamento professionale viene curato da un’agenzia per il lavoro.
• La diagnosi in età adulta
In caso di sospetto della presenza di un disturbo da deficit di attenzione, lo psicoterapeuta dialoga con il paziente per ricostruire un’anamnesi destinata a individuare i sintomi e il loro decorso. Questionari e test psicologici possono dare maggiore certezza alla diagnosi, mentre le procedure di neuroimaging non hanno mostrato finora una particolare utilità. I segnali più importanti del disturbo e delle difficoltà che ne derivano sono: • iperattività; • mancanza di attenzione; • labilità emotiva: accessi d’ira; • sbalzi d’umore; • disorganizzazione, incapacità di portare a termine i compiti assegnati; • impulsività; • rapporto instabile con il partner; • problemi sul posto di lavoro; • presenza di familiari con ADHD.
In generale, ai fini della diagnosi è importante che alcuni sintomi siano presentati prima del settimo anno di età e che siano continuati senza interruzione fino in età adulta, a prescindere dal fatto che durante l’infanzia siano stati rilevati dai pazienti stessi o dai loro genitori. I sintomi, inoltre, devono limitare il paziente almeno in due ambiti della sua vita quotidiana. Se possibile, il colloquio con il paziente dev’essere completato da un giudizio dei familiari. Un’anamnesi psichiatrica completa ha il compito di escludere la presenza di altri disturbi psichici o patologie mediche che possano plausibilmente spiegare i sintomi. Alcune malattie organiche o neurologiche, infatti, oltre all’assunzione di farmaci o droghe, possono provocare sintomi simili a quelli dell’ADHD. Gli aspetti da tenere in considerazione sono: • abuso di droghe; • disturbi della personalità; • disturbi della sfera affettiva; • disturbi d’ansia; • disturbi del sonno; • traumi cranici e cerebrali; • disturbi metabolici di origine tiroidea.
Il circolo vizioso dell’ADHD:
Ansia, Rabbia, Depressione, Sensi di colpa, Storia personale di apprendimento, Insuccessi, Problemi relazionali, Stato di abbandono acquisito / sentimenti negativi, Disturbo funzionale, Pensiero disfunzionale,Orientamento verso l’insuccesso, Problemi di autostima, Mancanza di compensazione.Tendenza all’evitamento,
Le carenze fondamentali dell’ADHD:
Disturbo da deficit di attenzione, Disturbo nel controllo degli impulsi, Iperattività
Steven Safren, dell’Università di Harvard, nel 2005 ha ideato insieme ai suoi colleghi un modello in grado di spiegare l’origine e l’evoluzione dell’ADHD in età adulta. Il punto di partenza è dato dalle carenze fondamentali del soggetto, che portano a insuccessi nel lavoro e negli studi e a problemi nelle relazioni interpersonali. Queste esperienze frustranti vengono interiorizzate e il paziente si forma un’opinione negativa di se stesso e della propria vita. Ciò può portare all’aggressività, alla depressione o provocare altri disturbi psichici.
Che cosa cambia per le donne : a occhi aperti.
A partire dalla pubertà soffrono di fastidiosi disturbi legati al ciclo mestruale, con marcati sbalzi d’umore. Le donne adulte affette da ADHD sono insicure, ansiose e soggette a depressione. Le donne affette da disturbo da deficit di attenzione e iperattività presentano sintomi leggermente diversi dagli uomini, ragion per cui nel sesso femminile il disturbo viene riconosciuto più di rado.
Le ragazzine affette da ADHD sono meno iperattive ma tendono maggiormente a perdersi in prolungati sogni
L’imprevedibilità dell’umore e del comportamento fa sì che siano spesso ritenuti inaffidabili dai loro partner
02/11/2010 Mente e Cervello – N.70 – ottobre 2010 Pag. 96

articoli di interesse vario:
La salute del bambino tra genetica e neuroscienze, prospettive etiche e di ricerca

Bosisio Parini (Lc), 6 dicembre 2010 – Venticinque anni di lavoro nel campo della ricerca biomedica al servizio della disabilità – se si pensa all´accelerazione registrata, in ogni campo, dall´impresa scientifica – rappresentano una stagione di intensità straordinaria. L´istituto “E. Medea” ha vissuto questo importante arco temporale attraverso un costante processo di incremento delle risorse umane, strutturali, tecnologiche e finanziarie riservate all´attività di ricerca scientifica.
L´11 dicembre 2010, alle ore 9.00 presso la sede centrale di Bosisio Parini, il Medea festeggia il 25° anniversario del suo riconoscimento quale Irccs – Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico – con il Convegno “La salute del bambino tra genetica e neuroscienze, prospettive etiche e di ricerca”. Intervengono all´incontro Monsignor Franco Giulio Brambilla, Preside Facoltà Teologica Italia Settentrionale, Domenico Galbiati, Presidente Irccs E. Medea, Nereo Bresolin, Direttore Scientifico Irccs E. Medea, con una relazione su “Integrazione tra ricerca genetica e neuroscientifica: nuove prospettive in campo riabilitativo”; Massimo Molteni, Direttore Sanitario Irccs E. Medea, parlerà di “Tutela e promozione della salute mentale nell´infanzia e nell´adolescenza: il ruolo della ricerca”, mentre Emilio Clementi, Docente di Farmacologia all´Università degli Studi di Milano, di “Nuovi indirizzi di ricerca per una farmacologia a misura delle età minori della vita”; segue Maria Teresa Bassi, Responsabile del Laboratorio di Biologia Molecolare dell´Irccs E.medea, con una relazione su “Genetica, malattie rare e contesto familiare”, mentre Gianluigi Reni, Responsabile della Linea di ricerca in Bioingegneria all´Irccs E. Medea illustrerà l´attività del Centro Studi di Neuroimaging dell´Età evolutiva (Cesne) dell´Istituto;
Cosimo Urgesi, Docente di Psicobiologia all´Università di Udine, parlerà di “Percezione e rappresentazione del corpo nel cervello: dal laboratorio alla clinica” mentre Maurizio Chiodi Docente di Teologia Morale – Facoltà Teologica Italia Settentrionale, focalizzerà l´attenzione su “Disabilità e presupposti etico-antropologici della riabilitazione”.
La ricerca al Medea – L´attività di ricerca nel campo delle patologie dello sviluppo e delle neuroscienze costituisce l´ambito di interesse centrale per l´Irccs Eugenio Medea. Questo impegno è finalizzato alla diagnostica, alla terapia genica, allo studio e sperimentazione di tecniche riabilitative e alla individuazione di nuove tecnologie in campo bioingegneristico. Al Medea l´attività scientifica si muove su un crinale che intreccia genetica e neuroscienze, vale a dire i due ambiti oggi più fortemente innovativi e più ricchi di prospettive, e si articola in 10 linee di ricerca: Neuropatologia, Riabilitazione neuromotoria e neuropsicologica funzionale, Psicopatologia dello sviluppo, del linguaggio e dell´apprendimento, Neurofisiopatologia, Neurobiologia, Bioingegneria, Bioinformatica, Organizzazione dei servizi Sanitari, Bioetica e Neuroimaging.
Con l´obiettivo di porsi, in modo strutturato ed organico, in un´ottica europea e mondiale, l´Irccs Eugenio Medea collabora con altri importanti partner nazionali ed internazionali, in uno scambio continuo di uomini, progetti e ricerche. In questa rete di collaborazioni sono coinvolte circa 30 tra le più importanti università italiane, 40 ospedali, fondazioni e centri specializzati del Paese, 20 università e centri di ricerca all´estero, in Europa (Olanda, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Germania e Svezia), in America (Usa e Canada) e in Oceania (Australia).
La rete del Medea – In Lombardia a Bosisio Parini, polo centrale dell´Istituto, hanno sede quattro unità operative che si prendono cura dei bambini e dei giovani in età evolutiva affetti da malattie neurologiche, disturbi cognitivi, deficit neuropsicologici, problemi di apprendimento e di linguaggio, disturbo da deficit di attenzione con iperattività, disturbi emozionali, disturbi del comportamento alimentare e psicosi infantili. Vengono accolti inoltre bambini e giovani che hanno subito un trauma cranico o una lesione cerebrale di altra causa acquisita in età postnatale e persone con disabilità motorie neurologiche ed ortopediche congenite ed acquisite in età pediatrica, ma che possono anche persistere in età adulta. Le unità operative sono dotate di una serie di Servizi alcuni dei quali riconosciuti come Centri di riferimento regionali (per l´Ipovisione dell´Età Evolutiva, per la Adhd, per le psicosi infantili, per l´epilessia).
Nel Veneto, a Conegliano e Pieve di Soligo, sono dislocate due unità che si occupano delle gravi disabilità in età evolutiva e della riabilitazione delle turbe neuropsicologiche acquisite. Nel Centro Ausili di questo polo è presente l´unico Centro Mobilità dotato di simulatore di guida, due auto multiadattate per la valutazione delle abilità motorie e cognitive e per il ritorno alla guida. In Puglia, ad Ostuni, opera un polo scientifico a cui possono accedere bambini e giovani che necessitano di valutazioni diagnostiche e trattamenti riabilitativi nell´ambito della neurologia dello sviluppo, della riabilitazione funzionale e della psicopatologia dello sviluppo. Dal 2009 è riconosciuto Centro di riferimento regionale per la diagnosi e il trattamento delle paralisi cerebrali infantili e delle gravi cerebrolesioni in età evolutiva. Infine in Friuli-venezia Giulia, a San Vito al Tagliamento e Pasian di Prato, oltre che presso l´Azienda Ospedaliera di Udine, è attivo un polo scientifico che si occupa in particolare della diagnosi, della valutazione e della rieducazione degli esiti di patologie neuromotorie, neurovisive, cognitive congenite o acquisite dell´età evolutiva e giovane adulta.
Sviluppa inoltre, in collaborazione con Move (Mobility Opportunities Via Education) Europe – Università di Wolverhampton (England), programmi didattici di educazione al movimento nei gravi disabili e ricerche clinico-sperimentali per verificare le indicazioni e l´efficacia in età evolutiva di tale programma di riabilitazione, per il quale è riconosciuto Centro di riferimento nazionale per l´Italia. Http://www.Emedea.it – www.Lanostrafamiglia.it
06/12/2010 Marketpress Sito Web