========= AIFAnewsletter n. 181 anno VIII del 22/07/2010 ======================
Notiziario sul Deficit d’Attenzione con Iperattività, disturbi e problematiche ad esso correlati, diffuso dall’Associazione Italiana Famiglie ADHD Onlus.

In questo numero:

AUGURIAMO A TUTTI I NOSTRI AMICI E SIMPATIZZANTI, A TUTTI GLI ISCRITTI ALLA NEWSLETTER DI PASSARE UNA ESTATE BELLA, RICCA DI EMOZIONI E DI SENTIMENTI DI PACE. TANTA SERENITA’ A TUTTE LE FAMIGLIE.
Patrizia Stacconi,
presidente AIFA Onlus
e tutto lo staff

1. EVENTI:
– CONVEGNO “ADHD – LOOKING AHEAD”, 17-18 SETTEMBRE , MALTA
– PARENT TRAINING, Milano presso UONPIA Ospedale Maggiore Policlinico, a partire da settembre 2010

2. STORIE VERE:
– la lettera di una mamma al giornale Vanity Fair
3. CAMPUS AIFA 2010
4. LETTURA PER RAGAZZI PER L’ESTATE:edizioni Angelo Manzoni 2010
5
. RASSEGNA STAMPA:
articoli positivi:
– Sicilia: Handicap, sostegno difficile arrivano le prime indicazioni
– Disturbo bipolare:BIPOLARI GLAMOUR COME I VIP?

– 
Disturbo della condotta: L’aggressività dei giovanissimi nasce da difetti cerebrali
articoli di interesse vario:
Il bambino avvelenato (pesticidi)
– Alza troppo la voce in classe e chiede i danni per la laringe :-)

1. EVENTI:
CONVEGNO “ADHD – LOOKING AHEAD”, 17-18 SETTEMBRE , MALTA
In occasione della 2a Settimana Europea della Consapevolezza dell’ADHD si svolgerà a Malta, questa importante conferenza dove il relatore principale sarà il Prof. Thomas Brown della Yale University (USA). L’evento è organizzato dall’ADHD Family Support Group di Malta, presso l’Hotel Dolmen Resort a Qawra.
Gli argomenti che verranno discussi sono:
nuove conoscenze delle disfunzioni causate da ADHD
Distinguere ADHD da altri disordini emozionali e comportamentali
valutazione dell’ADHD e dei disturbi di apprendimento per tutta la durata della vita
trattamenti farmacologici per ADHD e comorbilità
Aspetti pratici
Riconoscimento dell’ADHD nei bambini, negli adolescenti e negli adulti: casi reali
supporto per il successo scolastico di bambini e adolescenti con ADHD e/o Disturbi di Apprendimento (incluso quelli con elevato QI)
ADHD ed emozioni a scuola, nella vita familiare e nelle relazioni sociali
Terapia farmacologica e comportamentale nei bambini e adulti
La partecipazione alle sessioni dei due giorni costa € 115 (€ 65 per venerdì ed € 50 per sabato) incluso coffe break e pranzo leggero.
Per informazioni ed iscrizioni consultare www.adhdmalta.org

PARENT TRAINING, Milano presso UONPIA Ospedale Maggiore Policlinico
Da settembre a dicembre 2010 si terrà il secondo ciclo di PARENT TRAINING, rivolto ai genitori di bambini/ragazzi con ADHD.
Questo percorso di supporto è organizzato dal personale della UONPIA Unità Operativa di NeuroPsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Maggiore Policlinico in Via Francesco Sforza, 32 a Milano.
Si terranno 8 incontri della durata di 1 ora e mezza ogni 15 giorni, il giovedì dalle 13.00 alle 14.30
Il numero massimo di partecipanti è di 6 coppie di genitori ( è preferibile la presenza di entrambi i genitori. Ma è possibile anche la presenza del singolo genitore).
Gli incontri avranno inizio a settembre 2010 (al raggiungimento del numero minimo di 3 coppie partecipanti).
Prima dell’avvio degli incontri, i conduttori incontreranno personalmente i genitori interessati. Per poter partecipare agli incontri, è necessario che la diagnosi di ADHD sia stata effettuata o confermata da un Centro di Riferimento per l’ADHD.
Per informazioni e iscrizioni contattare:
328-9894884 (Dr. Claudio Bissoli)  02-55038501 (lasciare un messaggio in segreteria )  E-mail: claudio.bissoli[at]policlinico.mi.it

2. STORIE VERE:
Alla Redazione di Vanity Fair – una lettera scritta da una mamma
Gent.le Redazione

pur sapendo che le mie parole, tra le migliaia di lettere che ricevete di contenuto sicuramente più interessante, lasceranno il tempo che trovano, non ho potuto fare a meno di scrivervi la mia rabbia per un Vs. articolo letto dal medico, durante l’attesa.
Vecchie riviste sul tavolo, ne prendo una a caso, Vanity Fair, n. 20 del 21/05/2008, sfoglio. Il Veleno dell’amore, articolo su “Sanguepazzo”, Bellucci-Zingaretti, di Silvia Nucini, servizio di Cristina Lucchini. Cito entrambe, perché non so a chi delle due attribuire la brillante frase con cui si apre l’articolo a pag. 63. Lo riporto testualmente: “Vuole la leggenda che Luisa Manfrini, in arte Ferida, e Osvaldo Valenti fossero due bambini irrequieti: aggressivo lui, capricciosa lei. Fossero nati oggi, qualcuno gli darebbe il Ritalin.
La coltellata. Una stupida frase buttata lì con noncuranza, che apparentemente non dice nulla, ma che lascia sottendere e, purtroppo, passare il messaggio che oggi il “qualcuno” citato (medico? genitore?) sia un criminale che somministra anfetamine (perché questo è il Ritalin ®) a poveri bambini solo un po’ irrequieti.
Chiunque legga l’articolo ha la subliminale sensazione che per Valenti e la Ferida sia stata in realtà una fortuna non nascere oggi, così hanno potuto esprimere liberamente il loro carattere, le loro inclinazioni, la loro creatività. Se di questo abbiano sofferto, se siano stati infelici, se abbiano trascinato le loro esistenze nelle droghe o fatto male a se stessi e agli altri sono cose che possono interessare, tutt’al più, i loro genitori. E’ molto più importante che abbiano avuto esistenze inquiete e tragiche, così un regista geniale, parecchi anni dopo, ha potuto farci su una bella fiction e pace all’anima loro.
Anche un Van Gogh ci ha lasciato splendidi capolavori e non ci si rende conto del dolore di una vita, la sua, che se n’è andata come tutti sappiamo. Valeva la pena? Vale la pena di non curare quelle che sono turbe mentali, malattie, non semplice irrequietezza, affinché il genio possa esprimersi?
Rispondo da madre: no, no,no. Eternamente no. Finché avrò vita no. Mille volte fare a meno del genio, se costa il dolore o la perdita di una vita.
Mio figlio ha avuto la “sfortuna”, secondo la probabile convinzione dell’articolista, di nascere irrequieto oggi. Già a due anni era palese che qualcosa non andava, inizia un pellegrinaggio attraverso i medici più disparati. Finché si tratta dell’infanzia, pazienza per l’irrequietezza, per le decine di volte l’anno al pronto soccorso coi traumi più svariati, per l’essere stata allontanata dalla spiaggia, perché “quel bambino” disturbava troppo, per le lotte all’asilo e tutto un mare di problemi, per me, ma soprattutto per lui, di cui chi ha scritto quella frase cretina, non può avere nemmeno la più pallida idea.
I guai veri cominciano a scuola, con l’ingresso in società, con gli amici. Incapace di apprendere le regole, incapace di studiare, incapace di memorizzare, eppure così apparentemente normale. Tanto simpatico, per carità, tanto un “tipo”! Ma il dolore che gli cresceva dentro per le delusioni continue, per quel suo non capire, non essere bravo come gli altri, lo vedevo solo io. Insuccessi e frustrazioni, uno dopo l’altro, giorno dopo giorno. Parte per andare a scuola, come partisse ogni mattina per il Vietnam. Con gli sport,uguale: non impara le regole, le dimentica ogni volta, i compagni non lo vogliono in squadra. Ottengo qualche risultato col karate, grazie alla pazienza e la comprensione del maestro, ma a dodici anni molla tutto senza appello. Suo fratello, nel frattempo, cade nella depressione infantile. Perché un bambino così la famiglia la fa a pezzi. Un bambino così rompe tutto quello che tocca, si fa male di continuo, perché è perennemente disattento, per un fratello è una croce pesantissima, spesso motivo di vergogna..
Solo ciò che gli crea un interesse altissimo, riesce ad attivargli nel cervello certe connessioni. E allora “funziona”. Ma, allora… “Vede, signora, non ha nulla, quando vuole riesce benissimo” “E’ lei che non ha polso, deve essere più severa”. Sale, su ferite che nessuno può capire, su ferite che non rimarginano più. Perché i figli sono figli per sempre. E come sempre di chi è la colpa? Della mamma! Ovvio! Ma io ce l’avevo già un altro figlio, educato benissimo, nessun problema, bravissimo a scuola, ero l’unica ad essere convinta che nel mio bambino c’era qualcosa di profondo, non di psicologico, qualcosa di organico.
All’età di quattro anni e mezzo a mio figlio era stato diagnosticato l’ADHD, che in seguito tante polemiche avrebbe suscitato. Allora non sapevo nemmeno che cosa fosse. Farmaco si? Farmaco no? Ha una vaga idea l’articolista, che cita così superficialmente il Ritalin ®, di quante notti insonni, quanto dolore, quanto studio e, soprattutto, quanto amore per un bambino ci sia dietro la decisione di dargli uno psicofarmaco? Per dieci anni, nonostante i problemi enormi, il neuropsichiatra infantile che lo aveva in cura ed io decidiamo “farmaco no”. Io ho paura, leggo dovunque, giornali, Internet, articoli che sono terrorismo puro: “Giù le mani dai bambini!”, “Non drogate quei bambini!”… Andiamo avanti solo coi sistemi psicologici, tante delusioni, tanta sofferenza sua, che nell’adolescenza esplode. A 14 anni inizia a fumare. Lo lascio fare: è il male minore, lo tiene un po’ calmo. Nel frattempo gli viene riconosciuta l’invalidità, perché “incapace di svolgere i compiti e le funzioni proprie della sua età” (lo sa chi ha scritto l’articolo che significa leggere questo del proprio figlio?), abbiamo il sostegno a scuola, finalmente. Nel frattempo, tante lacrime, sue e mie. Ma a un certo punto le sue superano le mie. Comincia a parlare di morire, di buttarsi dal balcone, la vita è pesante, troppo difficile per lui, troppo sofferta.. Ha 15 anni! Comincio a pensare seriamente al farmaco, il medico che lo ha in cura continua ad essere contrario, teme gli si aggravi il disturbo d’ansia (sfido chiunque a non averla, nella sua situazione!). A dicembre scorso molla la scuola, non vuole sentire ragioni. Non mi arrendo: sono passati quattordici anni da quando è iniziato questo calvario quotidiano, ci sono molte conoscenze in più, continuo a cercare, a studiare, frequento convegni, mi documento sul Ritalin ®, effetti positivi, effetti negativi, conosco un neuropsichiatra infantile che ha un approccio diverso, cambio medico. Si ricomincia tutto da capo, ma non è facile convincere mio figlio, ha 16 anni, piena adolescenza, non ne può più di tentativi, di frustrazioni, di penare: “Mamma, io non sono come gli altri, non funziono, lo vuoi capire! Sono handicappato! Lasciami perdere!” Allento un po’ la stretta. Ma a un certo punto il dolore dentro di lui diventa troppo forte. Per fortuna, invece di chiedere aiuto a droga o alcool o amici, lo chiede a me. Si riparte, stavolta andiamo col farmaco. I primi tempi esplode ancora di più, penso che ho sbagliato, che non c’è speranza, che sarà sempre così: è finita. Adesso sono io che vorrei morire; invece, dieci anni, fa mi è venuta “solo” la Sclerosi Multipla.
Poi, improvvisamente, la Calma: “Mamma, mi è scattato qualcosa nella testa”. Voti decenti a scuola, anche se la scuola continua a non piacergli. Meno sigarette, anche se continua a fumare. Meno scatti di rabbia, anche se continua ad arrabbiarsi. Meno dolore, anche se continua ad essere adolescente. Una normalità. Finalmente.
Mio figlio non è cambiato, non è cambiato il suo carattere, la sua irrequietezza, le sue carenze, le sue doti. Ma adesso “funziona”, funziona quasi come tutti gli altri. Adesso non soffre da voler morire, soffre “normale”.
Qualcuno riesce a capire che significa vedere un figlio con un minimo di serenità, dopo quindici anni di calvario? Qualsiasi malattia mentale, anche di grado lieve, distrugge la mente e le famiglie come niente altro. Perche di questo parliamo: l’ADHD non è una storia inventata per vendere farmaci, così come non sono una storia inventata gli anni di sofferenza di mio figlio. E nessuno più di me vorrebbe che lo fossero…
L’ADHD è una malattia. Se in taluni casi si può curare anche con l’aiuto di un farmaco, perché no? Perché la polmonite sì, l’artrite sì, l’influenza sì, perfino il semplice raffreddore sì, (anche se i farmaci sono pericolosi lo stesso e hanno mille effetti collaterali dannosi) e un disturbo mentale, soprattutto se gravissimo, no? Se penso ai danni indelebili, che tutto quel dolore psichico ha lasciato nel cervello di mio figlio, se penso a tutte le umiliazioni che avrei potuto forse evitargli, se solo mi fossi decisa prima a curarlo con farmaci adeguati, beh, …….per quanto riguarda i i membri delle varie associazioni contro il Ritalin ®, cosa dire,  a mio avviso non hanno niente di meglio da fare, che trovarsi questi giochetti per passare il tempo. Andassero loro a educare i bambini “irrequieti” ADHD con le chiacchiere, o col “polso”, o con la danza (ne ho sentite tante di corbellerie in questi anni).
L’ADHD è una malattia che esiste. Genera confusione, perché è una sindrome di cui non si conoscono esattamente le cause e sicuramente il Ritalin ® certo non è l’unica terapia, ma è una terapia possibile. Anch’io sono contro l’eccesso dei farmaci e preferisco sempre metodi e medicine alternative… Quando è possibile!
Chiedete a mio figlio se l’ADHD è una malattia inventata: saprà lui come rispondervi.
A 17 anni, il problema dell’ansia non l’ha mai lasciato, sono comparsi nel frattempo anche segni di depressione, continua ad essere la lotta di ogni giorno, ma ne parla, si lascia aiutare, ha accettato i colloqui per la terapia cognitivo-comportamentale. E soprattutto, è più sereno, pur continuando ad essere la sua personalità sempre la stessa.
Per me, un sogno, la speranza.
E per finire, tanto per rendere chiaro di che parliamo,  a una risonanza magnetica al cervello è venuta fuori la probabile causa del suo ADHD: zone in cui il cervello non si è formato, aree di liquido, là, dove dovevano esserci neuroni. La causa, tra l’altro, della sua incapacità di imparare a scrivere in corsivo: difficoltà in alcuni movimenti fini con le dita della mano destra, di cui nessuno, preoccupato solo di ricercare nelle mie incapacità la causa di tutto, si era mai accorto.
Ha compiuto miracoli a scuola, il mio ragazzo, date le premesse. E non vorrei mai, mai che leggesse la frase che avete stupidamente scritto nel vostro articolo, con l’ignoranza e la presunzione che caratterizza oramai anche molta stampa.
Evitate di nominare ciò che non conoscete, non fate altro male inutile ai nostri ragazzi, soffrono già abbastanza.
“Giù le parole inutili dai nostri bambini”
Lettera firmata


3. CAMPUS AIFA 2010
Anche quest’anno il nostro campus si è concluso felicemente tra giochi, attività sportive e buone mangiate. I ragazzi ospitati erano dell’età tra i 13 e i 15 quasi 16 anni. Ovviamente l’età del gruppo ha creato alcuni momenti di forte contrasto tra di loro (per fortuna oltre ad essere ADHD questi ragazzi sono anche adolescenti con tutte le problematiche dell’adolescenza), ma alla fine tutte le difficoltà sono state superate grazie sopratutto all’eccellente lavoro del gruppo dei giovanissimi volontari (Stefania, Iolanda, Elisabetta e Nicola) e grazie agli interventi dei professionisti clinici presenti al campus. Ci siamo lasciati tutti commossi e con la promessa di rivederci presto con i ragazzi. Un grazie di cuore dall’AIFA a tutte le persone che si sono impegnate per la buona riuscita del campus: agli istruttori sportivi del Cerchio, a NPI, psicologhe e al medico/referente AIFA.
Ci auguriamo davvero di poter continuare questa bellissima esperienza negli anni futuri.

4. LETTURA PER RAGAZZI PER L’ESTATE:edizioni Angelo Manzoni 2010
La torinese Edizioni Angolo Manzoni è da sempre attenta al problema della leggibilità. Nel 1997 realizza la collana CORPO 16 GRANDI CARATTERI per gli ipovedenti e gli anziani. Nel 2008, con il progetto “Superare le barriere di lettura” in collaborazione col Ministero per i beni e le attività culturali, invia 17.500 volumi saggio in CORPO 16 a 3500 biblioteche italiane. Nel 2010 perfeziona l’offerta di leggibilità non solo editando tutti i nuovi volumi a grandi caratteri, ma creando JUNIOR D, la nuova collana multimediale per bambini e ragazzi.
Il Font EasyReading (disegno e marchio comunitario – UAMI – registrato da Edizioni Angolo Manzoni) ha ricevuto dall’Associazione Italiana Dislessia, Sezione di Torino, la certificazione che le sue specifiche caratteristiche grafiche sono utili ad agevolare la lettura a chi presenta problematiche di Dislessia. Ma possono aiutare anche chi presenta problemi di ADHD, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, e gli stranieri che imparano la lingua italiana.
Anche i testi sono scelti con cura, nell’intento di riproporre classici come Wilde o Dumas, ma anche di offrire percorsi di lettura (dai 7 e dai 9 anni senza controindicazioni) tra favole e narratori conteporanei. Sempre divertendo.
Un consiglio sensato per le letture delle vacanze! Sono già editi in JUNIOR D (e molti altri titoli sono di prossima uscita):
* Gianpietro Scalia, Brevissima storia di una bambina e di una gatta che volevano vivere aggrappate alla luna;
* Oscar Wilde, Il fantasma di Canterville (traduzione Piero Malvano);
* Bernardo Atxaga, Nikolasa. Avventure e sventure – Nikolasa. Aventuras y locuras (testo spagnolo e italiano, traduzione Sonia Piloto di Castri);
* Gianpietro Scalia, Bigliadivetro. Ti racconto una storia, bambina mia – Canicadecristal. Te cuento una historia, mi niña (testo italiano e spagnolo);
* F. G. Gallo, Kahuna e le Tavolette Rongo Rongo;


5
. RASSEGNA STAMPA
articoli positivi:
– Sicilia: Handicap, sostegno difficile arrivano le prime indicazioni:
La scuola comincia a muovere i primi passi per la messa a punto degli organici e la definizione dell’offerta formativa per il prossimo anno scolastico 2010-2011. Si sta cercando da parte dell’Ufficio scolastico regionale e da quello provinciale e delle istituzioni scolastiche, di curare tutti quegli assetti che consentano dal 1° settembre di partire a pieno regime. In questi giorni sono pervenute alle scuole due comunicazioni da parte della direzione regionale Miur che riguardano la problematica degli alunni diversamente abili. La nota n° 14749 richiama l’attenzione delle autorità scolastiche sul decreto legge n° 78 del 2010, che riguarda misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, che all’art.10, comma 5, riporta nuove disposizioni in materia di accertamento della condizione di handicap e alle competenze relative alla determinazione delle ore di sostegno da attribuire agli alunni disabili. In parole povere, viene richiamata la condizione preliminare dell’intervento dell’azienda sanitaria provinciale per la sussistenza della situazione di handicap: deve essere indicata la patologia stabilizzata o progressiva e specificato l’eventuale carattere di gravità, in presenza dei presupposti previsti dall’art. 3, comma 3 della legge 104. Sarà successivamente il Glh (gruppo lavoro handicap), in sede di formulazione del piano educativo individualizzato (Pei) ad elaborare le proposte inerenti le risorse, comprese il numero delle ore necessarie per le attività di sostegno. Viene puntualizzato che gli altri interventi, al di fuori dell’educazione e dell’istruzione, ricadono su altri soggetti istituzionali, così ad esempio l’assistenza infermieristica sull’azienda sanitaria locale e gli altri interventi assistenziali su comune o sulla provincia. L’altra nota della direzione regionale , a firma del direttore Di Stefano, riguarda il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività (adhd), si mette l’accento sul fatto che questa sindrome e la conseguente diagnosi non vanno confuse con altre situazioni di disabilità. Si suggerisce di intraprendere iniziative nei confronti dei docenti e degli altri alunni della classe, al fine di creare un contesto positivo per l’integrazione degli alunni affetti da tale sindrome. In modo particolare si consigliano iniziative al fine di pervenire al controllo in tali alunni, delle emozioni della frustrazione, della demoralizzazione, dell’aggressività, generate da difficoltà nell’attenzione. In merito l’insegnante Giusi Molino, che fa parte del gruppo di lavoro per il sostegno della Flc Cgil di Catania rileva che ‘ con questa nota sembrerebbe che l’Usr non voglia prendersi pienamente carico delle problematiche di integrazione scolastica, che emergono nel momento in cui nella classe è presente un alunno con disturbi di iperattività o con deficit di attenzione. Per assicurare una corretta integrazione degli alunni adhd non basta inviare alle scuole semplici norme di comportamento, che spesso sono già conosciute e messe in pratica da tutti gli operatori, ma occorrerebbe dotare le scuole di maggiori strumenti, quali un PC in tutte le classi, una corretta formazione dei docenti e, soprattutto, garantire la presenza dell’insegnante di sostegno, quale unico docente specializzato nel costruire percorsi mirati per gli alunni che presentano disabilità. MARIO CASTRO
05/07/2010 La Sicilia – Ed. nazionale Pag. 48

– Disturbo bipolare:BIPOLARI GLAMOUR COME I VIP?
E’ una delle malattie più glamour del momento: oggi, infatti, il disturbo bipolare è considerato sinonimo di creatività, estro, fantasia. Per questo, aumentano i personaggi, famosi e non, che affermano di soffrirne. Lo conferma anche un recente studio, intitolato “I want to be bipolar: a new phenomenon” (Voglio essere bipolare: un nuovo fenomeno), pubblicato sulla rivista del Royal college of psychiatrists.
Secondo gli autori, quella degli aspiranti bipolari è una vera e propria moda che spinge molti ad autodiagnosticarsi la malattia e a chiederne, poi, conferma al medico. In realtà, il disturbo bipolare è una malattia seria, che può compromettere la qualità di vita di chi ne soffre. Per questo, non va sottovalutato né confuso con un carattere geniale o con un umore instabile. «Si tratta di un serio disturbo dell’umore, ricorrente o cronico, caratterizzato da un’alternanza tra fasi in cui l’umore è mollo alto, le cosiddette fasi maniacali e periodi di umore depresso» spiega la professoressa Liliana Dell’Osso, professore di psichiatria all’Università di Pisa.
EUFORIA ECCESSIVA
Nell’episodio maniacale la persona è troppo euforica rispetto al suo modo abituale di essere.«Si parla di mania quando il malato presenta una persistente elevazione del tono dell’umore, con caratteristiche di euforia o, più spesso, irritabilità. Il disturbo è di una gravita tale da compromettere le attività di studio e di lavoro o le capacità di relazione sociale» spiega l’esperta. Se non curati, gli episodi maniacali possono durare a lungo e ripetersi negli anni. Fra le manifestazioni più comuni di questa fase ci sono un eccesso di autostima, una maggiore loquacità e un aumento dell’attività psicomotoria e dell’energia fisica. La mania può anche essere caratterizzata da un calo nel bisogno di sonno, scarsa attenzione, aumento degli impulsi sessuali, deliri o allucinazioni. La persona, quando sperimenta questo umore così alto, può anche correre dei pericoli perché si lascia coinvolgere in attività dannose (guida spericolata e rapporti sessuali non protetti), può più facilmente assumere alcol e droghe e tende a essere aggressiva. A seconda dell’intensità e della serietà dei sintomi, si distingue fra ipomania, più leggera, e mania vera e propria, una condizione più seria, caratterizzata da una iperattività disordinata e rischiosa, che può portare al ricovero.
E POI SI VA GIÙ
Spesso, dopo un periodo di umore euforico, la persona sperimenta una fase depressiva. «Per la diagnosi di depressione è necessario un periodo di almeno due settimane in cui si ha perdita di interesse o di piacere in tutte o buona parte delle attività» spiega la professoressa Dell’Osso. La depressione, per essere considerata tale, deve essere caratterizzata dalla presenza persistente di umore depresso, irritabile o melanconico; riduzione dell’attività psicomotoria, affaticabilità, confusione mentale. Inoltre, deve provocare un sentimento di colpa, di inadeguatezza o di disperazione. La persona può anche soffrire di insonnia o, al contrario, avere sempre sonno, sperimentare una diminuzione dell’interesse per l’attività sessuale, essere soggetta a un maggiore o minore appetito e una perdita di forza di volontà. Anche in questo caso ci possono essere deliri e allucinazioni.
Più A RISCHIO I GIOVANI
Secondo le stime più recenti, in Italia oltre un milione di persone è affetto da questa malattia. «Il disturbo bipolare compare quasi sempre da giovani: il picco di comparsa va dall’adolescenza fino alla prima giovinezza, con un’età media intorno ai 21 anni» afferma l’esperta. Spesso, tutto comincia con un evento stressante, ma gli episodi successivi possono comparire in qualunque momento. «Le fasi maniacali e/o depressive di solito hanno un andamento stagionale: si manifestano più frequentemente in primavera e autunno. Ecco perché, spesso, si ha la sensazione che la cronaca riporti suicidi o episodi di violenza a ondate» dice la professoressa.
TANTE CAUSE DIVERSE
Ancora oggi le cause alla base del disturbo bipolare non sono del tutto conosciute. Quel che è certo è che si tratta di una malattia multifattoriale. «Sicuramente le persone più a rischio sono quelle che presentano determinate mutazioni genetiche e che hanno già avuto altri casi in famiglia» chiarisce la psichiatra. Essere predisposti, però, non significa ammalarsi: la malattia si manifesta solo se subentrano anche fattori ambientali, come uno stress o un lutto. «Un periodo critico è il post-partum. Ecco perché le donne che hanno una storia famigliare di disturbo bipolare, dopo il parto devono essere monitorate attentamente» suggerisce l’esperta. Anche chi soffre di altre malattie psicologiche è più vulnerabile da questo punto di vista: circa la metà delle persone con disturbo bipolare soffre anche di attacchi di panico oppure di ansia sociale (la timidezza patologica). Per quanto riguarda il sesso, non esistono grandi differenze fra uomini e donne nella prevalenza del disturbo. «Tuttavia, ci sono alcuni fattori ormonali che possono spiegare determinate differenze tra i sessi nel decorso della malattia. Le donne, per esempio, presentano più spesso episodi depressivi, mentre gli uomini hanno più episodi maniacali» aggiunge la professoressa Dell’Osso.
Ci SONO CURE MOLTO EFFICACI
II disturbo bipolare può essere trattato in modo efficace attraverso i farmaci. Quelli più utilizzati sono gli stabilizzatori dell’umore, come i sali di litio, l’acido valproico e la carbamazepina. «Queste molecole vanno assunte per lunghi periodi, anche nelle fasi di remissione, per prevenire nuovi episodi» afferma l’esperta. Fra le varie molecole, il litio è quella di prima scelta per il trattamento a lungo termine. Le persone che non tollerano il litio sono curate con le altre molecole, che hanno effetti simili. «Durante le fasi depressive, soprattutto se accompagnate da attacchi di panico o comportamenti ossessivi, il medico può prescrivere una cura a base di antidepressivi, per esempio paroxetina e fluoxetina. Questi farmaci, però, sono controindicati durante le fasi maniacali, perché possono alzare ulteriormente l’umore» spiega la professoressa. Infine, possono essere usati gli antipsicotici atipici o di nuova generazione, come quetiapina, clozapina, risperidone e olanzapina. Oltre ad agire rapidamente durante la fase maniacale, alcuni sembrano essere in grado di svolgere un’azione preventiva. La scelta dei farmaci da utilizzare spetta al medico che, in base al caso, stabilisce quali molecole prescrivere.
MAI SOSPENDERE LA TERAPIA
Le linee guida internazionali più recenti raccomandano di associare i farmaci a interventi psicoeducativi, per aiutare la persona a stare meglio e a non abbandonare la cura. «Purtroppo molti malati spostano il problema dalla malattia alla cura: in pratica, si sentono malati finché si curano. Invece, è solo seguendo una terapia efficace che si può condurre una vita normale» spiega la professoressa Dell’Osso. Se si sospendono i farmaci, il rischio di nuovi episodi di malattia aumenta sensibilmente. «Bisogna anche considerare che spesso chi soffre di questa malattia è affetto pure da disturbo di panico, che è caratterizzato da una scarsissima fiducia nei farmaci, se non da una vera e propria farmacofobia. In molti casi, dunque, questi malati non si curano e da questo punto di vista, il ruolo dei famigliari può essere cruciale» avverte l’esperta. «In alcuni casi si ricorre anche alla terapia cognitiva, durante la quale lo psicoterapeuta aiuta il malato a identificare i pensieri negativi e lo spinge a vivere e valutare le esperienze quotidiane con maggiore realismo e positività».
LA NOVITÀ
Da poche settimane, i medici hanno a disposizione un alleato in più per la cura del disturbo bipolare: la quetiapina. In realtà, non si tratta di un nuovo medicinale, ma di un antipsicotico atipico già usato per la cura della fasi maniacali. Ora, però, potrà essere utilizzato anche per le fasi depressive: infatti, è il primo farmaco antipsicotico ad avere ricevuto l’indicazione sia nella mania sia nella depressione bipolare. «Il vantaggio della quetiapina è il meccanismo d’azione: a dosaggi diversi, ha sia un’azione antidepressiva sia un’azione antimaniacale» spiega la professoressa Dell’Osso. Ha effetto antidepressivo perché, a basse dosi, agisce sul sistema noradrenergico*, che in caso di depressione è meno attivo. E ha azione antimaniacale perché, ad alti dosaggi, blocca il sistema dopaminergico*, iperattivo in caso di mania o crisi psicotiche. In più, la molecola, è ora disponibile in compresse a rilascio prolungato, una formulazione che assicura la cessione costante del principio attivo durante le 24 ore.
LO SPECIALISTA
La professoressa Liliana Dell’Osso è direttore dell’Unità operativa di psichiatria I dell’Azienda ospedaliera universitaria Ospedale S. Chiara di Pisa. È professore ordinario di psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università di Pisa. Ha all’attivo oltre 300 pubblicazioni.
Si parla di disturbo bipolare I quando c’è un’alternanza ciclica di episodi maniacali e depressivi, intercalati a periodi di equilibrio (eutimia). Il disturbo bipolare II, invece, si ha quando gli episodi depressivi si alternano a episodi di umore maniacale attenuato. Entrambe queste forme possono assumere un decorso cronico, con scomparsa degli intervalli liberi da sintomi. Se in un anno la persona va incontro ad almeno quattro episodi di mania o depressione si parla di “rapid cycling”, mentre si tratta di “ultra rapid cycling” se l’alternanza si verifica nelle 24 ore. Infine, negli episodi misti compaiono insieme sintomi maniacali e depressivi: si tratta di forme molto serie, a rischio suicidio.
II disturbo bipolare è spesso sottovalutato e mal diagnosticato. A complicare la diagnosi vi è anche il fatto che i sintomi sono spesso simili a quelli di altri disturbi psichici, come la depressione o la schizofrenia. Non deve stupire, quindi, se le diagnosi tardive o errate sono molto comuni: circa il 70 per cento delle persone affette da questo disturbo ha ricevuto una diagnosi sbagliata e il 30 per cento di questi anche per più di quattro volte. Prima della diagnosi e dell’inizio della cura trascorrono in media circa otto anni. Le cose non vanno meglio per quanto riguarda le cure: due malati su tre non sono sottoposti a una cura adeguata. Per diagnosticare il disturbo bipolare non sono necessarie indagini strumentali: spesso è sufficiente un’approfondita anamnesi personale e familiare, raccolta attraverso un colloquio con la persona e i parenti.
IL DISTURBO BIPOLARE. UNA GUIDA PER LA SOPRAVVIVENZA DAVID J . MIKLOWITZ Fioriti Ecco una guida per riconoscere precocemente i segnali della malattia, comprendere i mutamenti d’umore giornalieri, lavorare insieme al proprio medico per trovare le cure più adatte.
LUNATICA. STORIA DI UNA MENTE BIPOLARE ALESSANDRA ARACHI Rizzoli
In un libro dal ritmo serrato, l’autrice racconta i mesi di fuga dalla realtà, in viaggio di notte lungo strade e autostrade, anche contromano. Racconta l’alternanza della coscienza e il “miracolo” che l’ha salvata restituendole il controllo sulla psiche.
IL DISTURBO BIPOLARE STEVEN JONES, MASSIMO CLERICI Springer
Questo libro, frutto della collaborazione di due esperti dell’argomento, è una guida pratica sulle cause, il trattamento e le implicazioni del disturbo bipolare. È destinato a tutti coloro che soffrono della malattia e ai famigliari che ne condividono le conseguenze. II disturbo bipolare è considerato, a torto, meno invalidante rispetto ai classici disturbi psicotici*. In realtà non è così: in particolare, se non trattato il disturbo bipolare influisce in modo negativo sulla qualità della vita della persona, compromettendo anche la sfera socio-lavorativa. Soprattutto gli episodi maniacali deteriorano la
capacità di relazionarsi con il mondo esterno e più la malattia avanza, più le difficoltà aumentano. Il rischio di suicidio va dal 15 al 20 per cento per i malati non curati. Inoltre, non bisogna dimenticare che durante la fase maniacale possono verificarsi comportamenti spregiudicati potenzialmente pericolosi.
12/07/2010 Come Stai – N.7 – luglio 2010 Pag. 58
Ndr: L’articolo tratta il disturbo bipolare molto dettagliatamente e ne siamo grati. Tuttavia abbiamo deciso di non pubblicare l’articolo per intero, tralasciando l’elenco dei farmaci e dei centri ospedalieri,

– Disturbo della condotta: L’aggressività dei giovanissimi nasce da difetti cerebrali
Aggressività fisica e verbale, comportamenti crudeli verso persone e animali, il disturbo della condotta sociale che colpisce spesso i giovanissimi avrebbe le sue radici nel cervello, sarebbe cioè frutto di una qualche disfunziome neurale, piuttosto che essere indotto dall’ambiente (familiare e non) in cui si cresce. Infatti uno studio italo-britannico dimostra che tutti i giovani colpiti da tale disturbo (indipendentemente dall’età dell’insorgenza) presentano disfunzioni neurali nei centri delle emozioni. Lo studio è stato condotto da Luca Passamonti del CNR di Cosenza-Catanzaro in collaborazione con il Medical Research Council britannico e pubblicato su Archives of General Psychiatry. «I nostri risultati dimostrano che meccanismi neurobiologici e disfunzioni cerebrali giocano un ruolo chiave in tutti i giovanissimi con disturbi della condotta sociale», spiega Passamonti. Gli adolescenti e i bambini che soffrono di disturbo della condotta sociale sono estremamente violenti e presentano una vasta gamma di comportamenti antisociali come aggressività fisica e verbale, crudeltà verso persone e animali, comportamenti distruttivi, frequente ricorso alla menzogna, vandalismo, furti e molto altro. Si stima che il 5% della popolazione infantile soffra di questo disturbo, ovvero mediamente circa 2 bambini per ogni classe elementare, il quale spesso si associa ad un altro importante disturbo dell’infanzia l’ADHD o deficit dell’attenzione e iperattività. Finora si pensava che solo quelli che manifestano il disturbo molto precocemente (prima dei 10 anni) avessero vere e proprie disfunzioni neurologiche alla base, mentre l’origine del problema di coloro che diventano antisociali e violenti da adolescenti era legata unicamente a problematiche di natura sociale (il contesto familiare e scolastico). Ma questo dogma della neuropsichiatria infantile sembra vacillare dopo lo studio italo-britannico. «Abbiamo eseguito la risonanza magnetica funzionale su un ampio gruppo di adolescenti – spiega Passamonti – mentre osservavano volti in foto che esprimevano emozioni come rabbia e tristezza, espressioni facciali che in tutti noi inducono l’attivazione di regioni ‘limbiche del cervello, cioè aree coinvolte nel comportamento emotivo». Parte del campione soffriva di condotta antisociale sin da piccolo, parte invece aveva sviluppato il disturbo da adolescente e gli altri erano sani (gruppo di controllo). «Abbiamo trovato anomalie cerebrali nei circuiti coinvolti nel comportamento emotivo in tutti gli adolescenti antisociali, indipendetemente dall’età in cui sono comparsi i sintomi del disturbo – spiega Passamonti. Inoltre, tanto più gravi erano i sintomi (per esempio tanto più estremi erano i comportamenti violenti dei ragazzini) tanto maggiori erano le disfunzioni cerebrali individuate in quei circuiti fondamentali per il comportamento emozionale». La scoperta lascia intravedere la possibilità di testare con maggiore obiettività eventuali trattamenti per contrastare i comportamenti distruttivi di questi giovani, continua. «Le possibilità terapeutiche al momento sono ancora molto limitate ma una migliore comprensione dei meccanismi che si nascondono dietro i comportamenti violenti, in particolare di quelli neurobiologici, apre nuove speranze di cura per questa terribile malattia», conclude.
11/07/2010 Eco di Bergamo Pag. 52

articoli di interesse vario:
IL CASO / Inattività
Il bambino avvelenato

ROBERTO SATOLLI
Scavando nei dati delle indagini periodiche che vengono condotte negli Usa sulla salute dei cittadini, è saltato fuori un possibile nesso, nei bambini, tra l’ingestione dei pesticidi usati per coltivare frutta e verdura e il famigerato disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), di cui tanto preoccupa l’apparente dilagare.
La notizia è una di quelle da prendere con le molle, perché ha tutte le carte in regole per diventare un argomento ricorrente di smentite e nuove conferme, senza che si arrivi forse mai a vederci chiaro. Nel corso della National Health and Nutrition Examination Survey del 2000-2004, tra molte altre cose, vennero misurati anche i metaboliti dei più comuni pesticidi nelle urine di un campione casuale di circa 1500 bambini americani. Ora Maryse Bouchard, dell’Università di Montreal, ha intervistato uno per uno i loro genitori, per appurare quanti avessero sintomi di iperattività, e ha trovato che i bambini con livelli sopra la media del metabolita più comune del malathion hanno anche una probabilità doppia di avere l’Adhd, rispetto ai loro coetanei con livelli di pesticidi non misurabili nelle urine. I ricercatori, che hanno pubblicato su “Pediatrics”, ricordano che trovare un’associazione non significa dimostrare un causa. Però la forza dell’associazione, con il raddoppio della frequenza di Adhd, è tale da non poter essere ignorata. Anche perché è noto da altri studi che i pesticidi possono alterare lo sviluppo del cervello. Insomma, mettete insieme la carica emotiva presente in tutto ciò che riguarda l’infanzia, l’uso dei pesticidi e l’Adhd, e avrete una miscela esplosiva. Che non sarà facile disinnescare: solo uno studio che segua nel tempo gruppi di bambini con esami periodici delle urine permetterà di appurare come stanno davvero le cose. Nel frattempo, dice la Bouchard, i genitori ansiosi potrebbero ricorrere a frutta e verdura coltivata senza pesticidi.
02/07/2010 L’Espresso – N.27 – 8 luglio 2010 Pag. 144
NdR: A proposito di questo argomento è apparso un comunicato stampa di Giù le Mani dai Bambini in data 18/05/2010 che riportava la stessa notizia. Vogliamo riportare qui il commento del Dott. Samuele Cortese,ricercatore:
“Ormai tutte le evidenze scientifiche di cui disponiamo e i modelli teorici elaborati indicano che l’ eziologia dell’ADHD è multifattoriale: da un lato la vulnerabilità genetica, dall’altro i fattori “ambientali” che comprendono prematurità, tabagismo durante la gravidanza, etc…in letteratura vi sono sempre più studi che dimostrano come esista un’ interazione fra fattori ambientali e genetici: i fattori ambientali rappresentano un fattore causale solo in presenza di un determinato bagaglio genetico che conferisce una vulnerabilità (es, è stato dimostrato come il tabagismo materno rappresenta un fattore di rischio solo in presenza di particolari variazioni genetiche) è quindi ora di smetterla di pensare di poter trovare la “causa” dell’ADHD …questo modo di pensare è troppo ingenuo ..l’ ADHD ha molte cause che interagiscono in modo complesso fra di loro e con la storia di sviluppo della persona …come succede per tutti gli altri disturbi mentali…l’ uso di pesticidi potrebbe rappresentare un fattore causale ma uno studio solo, anche se pubblicato su un buon giornale come Pediatrics, non è sufficiente…se fra un anno esce uno studio che non conferma questo, come la mettiamo?
….i farmaci di cui disponiamo sono sintomatici, non curativi….la “cura” è difficile da trovare per il semplice motivo che le cause sono molteplici e interagiscono in modo complesso fra loro e con la storia di sviluppo dell’individuo……il futuro della ricerca dell’ ADHD consiste nell’individuare sottotipi più’ omogenei in termini eziopatogenetici e adattare le strategie terapeutiche in modo più mirato e specifico in base all’eziologia…ma ciò potrebbe risultare estremamente difficile in quanto la complessità delle cause e della loro interazione rende difficile un modello semplice, lineare…fra questi fattori
– Alza troppo la voce in classe e chiede i danni per la laringe
BRISBANE – Un’insegnante australiana di 39 anni, Valissa Bauer, ha citato per danni il governo del Queensland, chiedendo un risarcimento pari a 600mila euro per danni permanenti alla laringe. Danni che la prof. si sarebbe procurata dovendo alzare la voce in classe, per ottenere l’attenzione di una trentina di alunni di circa 11 anni con problemi. La scuola statale di Bundaberg, a nord di Brisbane, non le ha garantito una rotazione con altre mansioni o l’assistenza adeguata in una classe speciale che comprende un bambino diabetico con necessità di iniezioni di insulina, due autistici, uno con problemi cardiaci e diversi altri affetti dal disturbo da deficit di attenzione e iperattivita’ (Adhd). La somma che l’insegnante ha chiesto come indennizzo tiene conto dei danni riportati, delle spese mediche sostenute e dell’invalidità che le impedirà di lavorare fino ai 65 anni.
13/07/2010 La Voce di Romagna Pag. 6
NdR: Anche in altre nazioni, in altri continenti ci sono gli stessi nostri problemi nelle scuole….